Cairo alla Gazzetta: “Con Juric tensioni superate. Il Milan voleva Beloti, ma solo in prestito. Buongiorno ha rifiutato l’Atalanta”
Fonte: La Gazzetta dello Sport e Tmw
Nella lunga intervista rilasciata al suo giornale La Gazzetta dello Sport, il presidente del Torino Urbano Cairo ha parlato tra le altre cose anche del suo attuale tecnico Ivan Juric: "Ci siamo piaciuti subito. Doveva arrivare prima. Ma non se la sentiva di lasciare il Verona che gli aveva dato fiducia, dopo un solo anno. Noi disputammo uno dei peggiori campionati della mia gestione. In ospedale, dov’ero ricoverato per il Covid, vidi due partite: Genoa-Toro 1-2, bella, mi tirò su; e Toro-Lazio 3-4 con due gol presi al 95’ e al 98’. Mi tornò la febbre. Dissi a Juric: “Stavolta però vieni”. Ed è venuto al Toro, anche se aveva altre offerte. È nato un bel rapporto, lo chiamavo spesso, ci parlavamo. Mi chiedeva sempre giocatori, io gli spiegavo che avevo investito negli anni precedenti e che avevamo perso molti ricavi con il Covid. Qualche tensione c’è stata, ma l’abbiamo superata".
E su Belotti e i rimpianti per non averlo ceduto prima che se ne andasse a parametro zero: "È andata così. Belotti ci mette 12 partite per segnare un gol, esplode al secondo anno con Mihajlovic che in attacco gioca a 3. Segna 26 reti. Gli dico: “Io, nel nuovo contratto, ti metterei una clausola di 100 milioni per l’estero. È un modo per posizionarti”. Avevano appena venduto Higuain per 90. Infatti, una sera a cena con Florentino Perez, a Madrid, mentre stiamo parlando dei nostri giocatori, gli dico: “Sto pensando di mettere una clausola di 100 milioni al mio centravanti”. Florentino si anima improvvisamente e mi chiede di tutto su Belotti. Questo era il senso della clausola. Il Milan ce lo chiede in prestito con un mezzo obbligo di riscatto. Fassone si giustifica: “Abbiamo già speso tanto”. Sì, ma stiamo parlando di un cannoniere da 26 gol e, se lo do in prestito senza incassare, come lo sostituisco? Belotti vuole andare al Milan, ci rimane male, gioca un brutto campionato. S’infortuna spesso. Non ho rimpianti, anche perché io guardo sempre avanti".
Sulla plusvalenza fatta grazie alla cessione di Bremer alla Juventus, acquistato a 6 milioni e venduto a 42 più 9 di bonus: la sua plusvalenza più grande?
"Forse sì. È un grande giocatore, forte, potente. È cresciuto sotto Mazzarri, anche se all’inizio lo faceva giocare poco, ma lo ha formato. Poi lo ha aiutato molto Juric".
Del feeling con gli allenatori nei 18 anni della sua presidenza Cairo ha detto: "Ventura è stato con me 5 anni e siamo rimasti in ottimi rapporti. È venuto a vedere il Torneo Mamma e Papà Cairo, poi siamo stati a cena. È un grande conoscitore di calcio. Ma anche con Mazzarri ho un ottimo rapporto. Io non l’ho licenziato, non l’avrei mai fatto. Dopo la brutta sconfitta di Lecce che seguiva quella ancora più brutta con l’Atalanta, venne a dirmi che non se la sentiva più e a chiedermi di lasciarlo andare. Il malore che ha avuto nel novembre 2018 ha cementato ancora di più il nostro rapporto. Lo ricoverammo alla Madonnina di Milano, andavo a trovarlo tutti i giorni, gli feci promettere che avrebbe smesso di fumare. Per un po’ lo fece. In quella stessa stagione portò il Toro al 7° posto, 4° assoluto nel girone di ritorno. Era una squadra forte, compatta, solida".
E sul mancato passaggio di Buongiorno all’Atalanta: “"Buongiorno è un ragazzo cui sono affezionato personalmente. Per caso, ci siamo trovati a New York negli stessi giorni. Dovevo ricevere il Premio Palazzo Strozzi Foundation, l’ho invitato alla cena di gala. A luglio gli ho rinnovato il contratto fino al 2028. Il suo procuratore, quel sacramento di Beppe Riso, bravo, un top, si è messo a scherzare: 'Adesso sarà impossibile venderlo... Tu non vendi mai i giocatori. Mi ricordo quando volevo portare Baselli a Roma e non hai voluto'. Gli ho risposto: 'A Buongiorno sono affezionato, ma non è vero che non vendo i giocatori'.
Mi chiama Luca Percassi, ero in Sardegna in vacanza. Mi dice che vuole Buongiorno. Ci vediamo a Milano e gli spiego: 'Guarda, è quasi il nostro capitano, sta con noi da 17 anni. La vedo difficile, per non dire impossibile'. Lo dico a Vagnati che informa Riso. Luca insiste, entra nella trattativa Zapata e siamo vicini a un accordo. Preciso: 'Tutto è subordinato alla volontà del ragazzo'".
E il ragazzo?
"Mi chiama e mi dice: 'Senta, pres. Ci ho pensato a lungo, non me la sento di andare'. Gli dico: 'Sono felice. Resti con noi, facciamo un gran campionato. Fatti vivo di più con me, perché mi sei piaciuto'. La telefonata è durata un minuto. Ho rinunciato a dei bei soldi, ho preso lo stesso Zapata e poi Tameze, Bellanova, Soppy, Vlasic, Sazonov".