.

Cairo chiama? Ma quando mai, risponde Bianchi

di Marina Beccuti

Sembra una lunga partita a ping pong, come quella diventata famosa tra Mao e Nixon (con l'imitazione esilarante di Alighiero Noschese) quando Rolando Bianchi non era manco nato. Qui non parliamo di due statisti mondiali, ma di un presidente ed il suo bomber di razza (che a Muzzi il termine non piaceva, ma noi lo usiamo per chiarire chi sa fare tanti gol e chi meno, pur fregiandosi del titolo di centravanti). Cairo ieri chiedeva un sacrificio a Rolly, il guaio è che l'ha detto solo ai giornali, non al diretto interessato. Il quale, lui ed il fratello procuratore, stanno ancora aspettando la famosa chiamata del presidente per vedersi a quattr'occhi. Cairo è sempre molto impegnato, se ha poco tempo per pensare al futuro del Toro, deleghi qualcuno, passi la mano, ovvero investa del titolo di presidente qualcuno capace, visto che non può mollare perchè nessuno compra il Toro (come Baretti fece, bene, nella Fiorentina dei Pontello). Ma lasciare che la società navighi sempre in alto mare e spesso con la burrasca attorno non fa bene a nessuno.

Bianchi non ha detto niente di virgolettato, ma l'ha fatto intedere a chi gli sta vicino, come riporta La Stampa stamani. Noi è da giorni che abbiamo preso di petto la situazione relativa al bomber da 52 gol in maglia granata. Uno, perchè l'atteggiamento societario sa di menefreghismo, parandosi dietro al fatto che Ventura ha detto che Bianchi non è una priorità per il suo gioco e merita la A. La tifoseria, che fa riunioni su riunioni, quella organizzata s'intende, sa solo ripetere slogan obsoleti, come il "Cairo Vattene", che negli anni si srotola nel mondo granata cambiando solo il nome del malcapitato di turno. Ma al momento pare anch'essa priva di idee. La manifestazione pro Bianchi è stata organizzata da giovanissimi che si sono "presi" per qualche ora l'esterno dell'Olimpico per appendere alcuni striscioni inneggianti al capitano, ma sono stati lasciati soli da Maratona, Filadelfia e CCTC, con qualche ultras che vigilava perchè poi i ragazzi togliessero tutte le scritte, compresi alcuni teneri disegni di alcuni bimbi, tifosi di Rolandinho.

La situazione di Bianchi, al di là dell'affetto che possiamo provare tutti per lui, rappresenta la realtà del mondo granata, che significa confusione. Un giocatore simbolo che viene accantonato come un ferro vecchio, manco fosse a fine carriera, perchè costa troppo. Va bene, la situazione ci può stare, ma va risolta in un modo o nell'altro. Guardandosi negli occhi. Non si può protrarre a lungo. Logora, o rimane o va via, l'importante è saperlo e non all'ultimo, magari pensando di venderlo a fine mercato, facendo credere ai tifosi che rimane, per staccare qualche abbonamento in più e poi dire: "Scusate, è arrivata un'offerta imperdibile e siamo stati costretti a cederlo". E se non si risolve il caso Bianchi c'è il rischio che il mercato resti fermo.