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Che Toro

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

Finalmente, era proprio ora, il Toro è tornato. Dopo anni di rivoluzioni, a volte persino esagerate, e dopo una lunga serie di giocatori, tecnici, direttori sportivi, il Toro torna li, dove dovrebbe sempre stare, almeno in serie B, cioè ai vertici, come squadra da battere e non come inseguitore. Merito di tutti, non ultimo, una tifoseria che ha capito presto che c’era un’aria diversa, più lavoro, meno parole, poche righe sprecate sul modulo adatto, molte, molte di più sulla rosa e sulla squadra.
Contro la Samp., non è stata la partita perfetta, non almeno per tutti i novanta minuti, ma la migliore partita degli ultimi cinque anni, per intensità, per gioco espresso, per la padronanza espressa dagli uomini di Ventura. La partita è iniziata con una Samp. che voleva fare un solo boccone del Toro, che va in vantaggio grazie ad un errore difensivo dei granata, che poi subisce il Toro per tutto il resto del match. Alla fine, già nel primo tempo, i piemontesi possono annotare sul tabellino un numero maggiore di azioni gol di quello dei liguri. Il secondo tempo è tutto dei granata, padroni del campo in un Marassi quasi ammutolito. Vero, sono mancate le occasioni gol, ma l’inerzia della partita è tutta dalla parte dei granata, che costringono la Samp. a giocare ad un ritmo che non può più sostenere. L’ingresso di Ebagua è la svolta del match. Ventura da un segnale forte alla squadra, esce un centrocampista Succiu, entra la terza punta, con Antenucci spostato sulla fascia e licenza di offendere. Che il gol del Toro nasca da un contropiede è quasi una fatalità, ma la dice lunga sulla condizione fisica dei granata, un contropiede che parte dalla trequarti difensiva, che taglia la difesa della Samp. come un burro, e che permette al capitano di mettere a segno il terzo sigillo in campionato.
Insomma, si può essere fieri di questo Toro, e non solo per l’impegno. Per dirla tutta, ma è anche vero che ognuno vede e commenta la partita come crede, non mi sono particolarmente piaciute alcune dichiarazioni di fine match. Ridurre tutto il match al contropiede, tra l’altro magistrale, con cui Antenucci ha permesso a Bianchi di battere a rete, per il gol della vittoria, mi sembra non solo riduttivo, ma palesemente un errore. Il Toro ha vinto perché è stato più forte degli uomini di Atzori, ha dimostrato di avere una personalità superiore a quella dei doriani, mettendo in campo in grinta e determinazione, una capacità tecnica ed atletica indiscutibile, e, se me lo permettete, con un allenatore che ha saputo leggere meglio del suo rivale il match. Alla fine, e lo conferma anche il risultato, la Sampdoria ha patito il Toro, più di quanto i granata non abbiano patito i padroni di casa.
Una vittoria questa che mette le ali agli uomini di Ventura, che però non deve farci correre il rischio di sentirci troppo bravi. La Sampdoria resta la principale favorita per la promozione diretta, e la partita di Marassi ha dimostrato che il gap non è poi così evidente. Tornare umili ed affrontare la prossima partita quasi fosse la prima, consci però, che ora c’è un Toro diverso. La prossima partita sarà veramente quella della maturità, giocarla da Toro potrebbe non essere facilissimo, le scorie della bella vittoria di Marassi potrebbero farsi sentire, soprattutto a livello psicologico. Non ho dubbi che il tecnico riporterà tutto alla normalità, ci sono ancora sei mesi, il campionato è lungo e le insidie non mancano. Avanti tutta Toro, c’è ancora troppo da fare.


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Domenica 15 dicembre
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