Chievo, per Di Carlo non è più una missione impossibile
Fonte: Fonte: arena
Se nel calcio c'è una missione impossibile, beh, deve assomigliare tanto a questa. Perchè un conto sono le parole, tutta un'altra musica andarla a sfidare, la gloriosa Signora. Un solo pareggio, per il Chievo, era quello di Malesani, nel secondo turno di Coppa Italia. Fu un mezzo bombardamento, ma Zanin fece l'eroe, Baggio e soci non erano in gran vena, il resto lo combinarono Maran e compagni. Finì 0-0, la Juve passò poi al Benetgodi, ma resta quello l'unico punto del Chievo, sul terreno della sua bestia (bianco) nera.
IL RITORNELLO DI DI CARLO. Comincerà oggi, il suo lavoro, più psicologico che atletico. Mimmo Di Carlo ripeterà parole che il gruppo ha già imparato a memoria. "Possiamo giocarcela con chiunque", è uno slogan che fino a un paio di nesi fa sembrava persino banale. Frasi fatte e luoghi comuni, la classifica era quello che era, tu parlavi e gli altri facevano punti. Poi, qualcosa è cambiato. Quella frase s'è riempita di contenuti. Il Chievo se la gioca davvero con tutti, dalla Lazio al Palermo, dalla Samp alla Fiorentina. Anzi, vien rabbia a pensare che quella di Firenze resta l'unica sconfitta del 2009. Non una sconfitta, ma una beffa atroce. Dimenticata. Oggi il Chievo ci crede, non solo per via di una classifica decisamente diversa. "Ci crediamo, ma dobbiamo completare il lavoro" ricordava ieri il prof. Brignardello, il preparatore atletico. L'uomo che mentre Di Carlo lavorava sulla testa, ha rimesso a posto le gambe di Pellissier e soci. "La condizione è buona, abbiamo lavorato un po' di più la settimana scorsa per preparare bene questa fase finale. Importante è sempre anche l'aspetto mentale. Oggi vediamo la luce in fondo al tunnel...". Ma in fondo, questo pensano tutti, il Chievo ci deve ancora arrivare...
E CAMPEDELLI CI CREDE. "L'ho sempre fatto" ha detto l'altro giorno il presidente. "Ci credevo prima, figurarsi se non ci credo adesso. Io penso che il Chievo l'anno prossimo sarà al via del suo ottavo campionato di serie A". Campedelli non s'è limitato a questo. "A dir la verità, non pensavamo di dover soffrire così, da questo punto di vista non sono molto soddisfatto e nemmeno i giocatori devono esserlo. Per la squadra che abbiamo, per i valori di questo gruppo, il Chievo merita più della sua classifica. Gli arbitri? Mah, continuo a pensare che non ci sia malafede, ma sudditanza psicologica, questa sì. Basta guardare alle cifre: facciamo meno falli di altri, ma prendiamo più ammonizioni, è difficile da spiegare, no?". Quanto alla Juve, Campedelli la vede così. "E' tornata la società di sempre, pensa allo scudetto, per noi ci vorrebbe un'impresa. Forse l'unica cosa che manca ancora a questo Chievo. La classifica? Beh, adesso ci sorride, ma guai pensare di essere già arrivati. Io sarò tranquillo solo quando ce lo dirà la matematica". L'ultima battuta sulla fusione. La risposta? Indovinate un po'. E' la risposta preferita da Campedelli. "Mai dire mai". Come a dire, tutto è possibile.
TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI. E' un altro degli slogan preferiti di Di Carlo. "Oggi il gruppo è solido, tutti lavorano per lo stesso obiettivo, chi gioca e chi non gioca rema dalla stessa parte. Questo è uno dei nostri segreti". Una delle certezze ritrovate. La parte più complicata del suo lavoro. "Ma non è ancora finita, perchè anche quelli che adesso giocano meno e magari si sentono esclusi, riavranno l'opportunità di darci una mano. Penso a Mandelli, ai gol di Esposito, ad esempio. O allo stesso Malagò. Ragazzi che lavorano suro e che si sono messi in lista d'attesa". Lui ci ha messo del suo, il resto l'ha fatto il campo, avallando le sue scelte. E così, gente che pareva al Chievo di passaggio e come soprammobile (Morero, Rigoni...) è diventata fondamentale. Così come non sono mancate scelte coraggiose (Pinzi trequartista, ad esempio). E laddove resistevano dubbi (in attacco...) ecco la riscoperta di Bogdani, al fianco di Pellissier. Aspettando ovviamente Langella ed Esposito. E senza parlare di Italiano, Mandelli, Bentivoglio, Colucci, Kerlon, Malagò. Insomma, ce n'è quanto basta per provarci davvero, con la vecchia Signora. C'è sempre una prima volta, no?
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