Delio Rossi sul caso Ljajic: "Ho pagato ingiustamente. La Fiorentina ha buttato nel cestino un professionista"
Un po' di serenità dopo la tempesta, per Delio Rossi. Sono trascorsi cinque mesi da quella scena censurabile con Adem Ljajic durante Fiorentina-Novara, ed è ancora ben impressa nei ricordi di molti sportivi. Ma il tecnico romagnolo, pur avendo fatto il mea culpa per quei colpi sferrati al fantasista serbo, non si ritiene un carnefice, bensì tutt'altro, come afferma in un'intervista al neo quotidiano diretto da Luca Telese, Pubblico: "Ho visto e rivisto quelle immagini cento volte. Mi sono guardato, ho ripensato a quel momento per settimane e mesi: ho vissuto tutto da dentro e da fuori. Sono costernato, sono dispiaciuto. Io ero quello che andava verso il giocatore, che inciampava, che cadeva goffamente in avanti, che si buttava verso la panchina, ero quello. E che poi usciva tramortito dal tutto. E ora sembra di essere ancora fermo lì, a quel momento. Perché l’unico che ha pagato, sono stato io. L’unico che si è preso le colpe, sono stato io. Ma forse è stato un supplizio troppo forte, per quello che è successo realmente. Ho chiesto scusa a tutti, e quando rivedrò Ljajic gli chiederò scusa di nuovo, ma il punto è un altro: io sono una vittima, non sono un violento; sono un buono, un uomo semplice, uno che non cura l’immagine, e che lascia trasparire tutto quello che pensa. Ed ecco che la mia reazione è diventata quella di un matto, mentre pazzo non sono. Se fossi stato un furbo, avrei regolato i conti nello spogliatoio, come fanno tutti. Scene come quella che avete visto, ce ne sono tutti i giorni. Non sono un ipocrita, non nascondo niente: avete solo visto il Delio Rossi arrabbiato, che se la prendeva con un suo giocatore, ma aveva tutti i motivi per farlo".
L'ex guida di Palermo e Lazio, però, glissa su quello che il giocatore gli aveva rinfacciato: "Sono state date tante versioni. Nessuna è vera. Non c’è insulto personale o parolaccia grave, non mi è andato il sangue alla testa per stupidaggini o gesti da bambino; mi sono semplicemente arrabbiato, come un allenatore fa con un proprio giocatore. Ma di parole o gesti scemi se ne sentono e vedono tanti, e molto più gravi di quello di Ljajic. Lì, in quel momento, in quel preciso momento c’era da ristabilire un ordine, e l’ho fatto in maniera sanguigna. Certo, potevo essere più sgamato, più paraculo: avrei potuto, come no. Ma non sarei stato me stesso".
Infine Rossi si rammarica per il comportamente tenuto dalla Fiorentina: "L’esonero è stato troppo, per me. Un’ingiustizia. La società ha preso nettamente una parte, si è schierata, su una vicenda che poteva essere gestita in altra maniera, meno traumatica per il sottoscritto. Volevano ripulirsi la faccia, e hanno mandato via me: era la cosa più semplice da fare. Troppo semplice, e non si è pensato al valore umano delle persone in gioco. Si è buttato nel cestino un professionista, che ha cresciuto ragazzi, che ha fatto avanzare giovani talenti, che ha sollevato dalle loro sorti squadre e squadrette. Quello che sta facendo Montella potevo farlo anch’io. La rivoluzione l’ho chiesta io, e quella che si è trovato in mano il tecnico napoletano è farina del mio sacco. Comunque tornerei alla Fiorentina anche domani".