DRIBBLING di Rosinaldo: 18 settembre, campioni in piazza per la Sla
Fonte: alessandrorosina.it
I bambini sognano di diventare calciatori sin dal giorno in cui ricevono in regalo dal loro papà il primo pallone. La loro passione aumenta quando si recano per la prima volta allo stadio a vedere la partita della squadra del cuore, e cresce di pari passo con loro facendoli sorridere ma anche piangere.
Se è vero che il mestiere del calciatore è uno dei più sognati è altrettanto vero che è una professione in cui riescono in pochi: quei pochi che sul campo fanno la differenza, che sanno volare verso la porta veloci come il vento o che si scagliano contro gli avversari come dovessero proteggere un proprio affetto. E si entra in un mondo diverso, in un circuito che non è fatto solo di soddisfazioni e vittorie. I grandi campioni lo sanno bene, a volte si perde. Il mestiere del calciatore è fatto di sacrifici, rinunce e proibizioni e solo chi è mosso da una vera passione riesce ad andare avanti. La carriera calcistica è breve e questo fa si che tutti i giocatori vivano sotto la pressione costante del tempo che con il suo inesorabile scorrere arriva a bussare alla porta di ogni campione e a chiedergli il conto finale.
Ma c’è un’altra paura che colpisce sia professionisti che dilettanti: la Sclerosi Laterale Amiotrofica (Sla), malattia progressiva che attacca le cellule nervose del midollo spinale che coordinano il movimento dei muscoli. La preoccupazione del mondo calcistico sale visti i numerosi casi di ex campioni morti a causa di questa malattia. Pochi giorni fa il procuratore di Torino, Raffaele Guariniello ha detto preoccupato che di Sla i calciatori muoiono “sei volte di più rispetto alla popolazione generale”. La città di Torino si prepara così insieme a tante altre a scendere in piazza per la prima edizione della Giornata Nazionale della Sclerosi Laterale Amiotrofica, prevista per giovedì 18 settembre e domenica 21. La Giornata Nazionale della Sla ricorderà il “sit in” di Roma del 2006, quando alcuni malati di Sla, accompagnati dalle proprie famiglie si presentarono davanti al Ministero della Salute, per sensibilizzare le massime istituzioni del paese sui bisogni dei malati.
E questa volta i campioni scenderanno “in campo” con l’obiettivo di sconfiggere forse la più grande delle loro paure, dando il loro piccolo contributo per il miglioramento della ricerca.