Foschi: "Solo cortesie a tifosi"
Fonte: La Repubblica edizione Palermo
Secondo il pentito Marcello Trapani il dirigente avrebbe siglato l'intesa con i padrini di Palermo centro Ingarao e Milano L'ex direttore sportivo del Palermo, Rino Foschi, è tornato in Procura. Questa volta in veste di testimone, seppur con l'assistenza di un avvocato, perché l'inchiesta sulla frode sportiva che lo ha visto protagonista è stata archiviata solo da qualche giorno. I magistrati che indagano sui tentativi di infiltrazione di Cosa nostra nella società rosanero hanno inaugurato con Foschi un nuovo giro di interrogatori. Adesso, l'inchiesta mira dritto all'estorsione che i boss di Palermo Centro avrebbero imposto al Palermo calcio, pretendendo ogni settimana un pacchetto di biglietti omaggio, poi destinati al giro dei bagarini.
Ha raccontato il pentito Marcello Trapani che Rino Foschi avrebbe partecipato a una riunione allo stadio con i mafiosi protagonisti dell'estorsione, Nicola Ingarao e Salvatore Milano: «L'incontro fu sollecitato da Foschi - ha messo a verbale l'ex avvocato dei boss Lo Piccolo - dopo che era stato contestato dai tifosi, per la riduzione dei biglietti omaggio. Fu due anni fa». Alla fine, l'accordo sarebbe stato trovato. «Presero pure dei dolcini - racconta Trapani - così mi ha raccontato Pecoraro». Giovanni Pecoraro, l'ex responsabile del settore giovanile del Palermo, ha confermato, seppur fra qualche distinguo: «Fu Foschi a chiedermi di raggiungerlo - ha spiegato ai pm - mi ritrovai davanti a quelle persone, e soprattutto a una richiesta, l'inserimento del figlio di Ingarao nelle giovanili. Dissi con fermezza che non potevo inserire nessuno senza un provino».
Ieri pomeriggio, Foschi è rimasto per circa due ore nella stanza del procuratore aggiunto Antonio Ingroia. A fargli un lungo elenco di domande c'erano i sostituti procuratori Francesco Del Bene, Gaetano Paci e Marcello Viola, poi anche un ufficiale del nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di finanza.
Al termine dell'audizione, l'ex direttore sportivo del Palermo dice a Repubblica: «Non c'è mai stato alcun summit di mafia allo stadio. Ogni settimana, io incontravo i tifosi e parlavamo di calcio». E Ingarao e Milano? «Anche loro erano dei tifosi - risponde Foschi - e pure con loro si parlava solo di calcio. Non c'è mai stata alcuna estorsione sui biglietti. La mafia non è mai entrata nel Palermo calcio».
Foschi ha una spiegazione anche per un secondo incontro, quello avuto con il boss Benedetto Capizzi in ospedale, così come raccontato ai magistrati dal pentito Trapani («Si conoscevano dai tempi in cui Capizzi era al soggiorno obbligato a Cesena). «Ai pubblici ministeri ho chiarito tutto - risponde l'ex direttore sportivo del Palermo - ero solo di passaggio e lui voleva ringraziarmi del fatto che avevo dato qualche biglietto al figlio».
All'ex ds, evidentemente, non sembrò inopportuno andare a trovare un capomafia. La sua replica è vigorosa: «Io sono andato anche al carcere di Pagliarelli. Io ho sempre aiutato i più poveri, i disperati. Se un biglietto può alleviare chi è in difficoltà perché non darlo?».
Ma il signor Capizzi, capomafia di Santa Maria di Gesù, era proprio quello che si dice un disperato? Foschi taglia corto: «Non ho mai avuto pressioni o estorsioni da nessuno durante il mio soggiorno a Palermo. Quella testa di capretto che mi fu inviata era solo un brutto scherzo. Palermo è una bella realtà e io ci tornerei domani. Anche perché l'inchiesta sulla presunta frode sportiva è stata archiviata».
I magistrati vanno avanti sull'ipotesi estorsione. Dopo Foschi hanno interrogato un altro testimone d'eccezione, Gaetano Castano, funzionario della società rosanero. Anche lui era stato chiamato in causa dal pentito Marcello Trapani: «Il ruolo di Salvatore Milano nasceva dal legame con Foschi - ha dichiarato - e si era esteso poi a Gaetano Castano, che emetteva i biglietti». Un altro passaggio del verbale: «A prendere i biglietti omaggio Milano mandava un suo collaboratore da Castano, Andrea Ciaramitaro».
Un giorno, i Lo Piccolo, boss di San Lorenzo-Tommaso Natale cominciarono a essere gelosi del ruolo di Milano e Ingarao. «In gioco c'era la questione del bagarinaggio - ha spiegato Marcello Trapani - dopo essere uscito dal carcere venne da me Calogero Lo Piccolo, mi disse di andare da Mario Manno, Manno gomme di via Galilei, che doveva parlare con Milano, per mettere ordine». Trapani sa che Nunzio Serio fu mandato da Milano come ambasciatore dei Lo Piccolo: «All'incontro - accusa - era presente anche Schio (team manager della società - ndr)». Ma poi i Lo Piccolo furono arrestati e non restò altro tempo per spartire il business sottobanco, tale lo ritiene la Procura, dei biglietti omaggio.