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Gilardino: ''Sempre fedele alla Fiorentina''

di Raffaella Bon
Fonte: la nazione

VENTI minuti con Gila per capire un po’ di cose (anche a proposito di Prandelli) rinunciando in partenza alla ricerca di un titolone. Ma dove finisce l’autodifesa c’è sostanza, soprattutto sull’allenatore, perché sui sentimenti non si bluffa, e forse nemmeno sul resto, solo che Gila parla semplice. Alla fine saluta con una strizzata d’occhio e una frase demodé, ma molto apprezzata dal cronista: «Oh, mi raccomando, domani leggo il giornale...».
Tranquillo Gila. Non ci crederebbe nessuno che hai detto cose strane e poi ci sono le telecamere di violachannel, è tutto registrato, s’è capito che qui volano bassi. Cominciamo dai gol, che sono tanti, già più di quelli segnati nel miglior anno con il Milan.
«Lo so che sto andando bene, magari meglio del previsto, ma quando ho firmato per la Fiorentina lo sapevo che sarebbe andata così. Diciamo che all’ottanta per cento ci avrei scommesso. I motivi li ho già detti altre volte: la voglia di rimettersi in gioco, la consapevolezza che avrei giocato con continuità, la fiducia in me stesso».
Anche senza battere i rigori.
«Che problema c’è? A Bergamo ha tirato Jovetic e sono stato contento per lui. In futuro si vedrà, ne parleremo nello spogliatoio, ma se tirerà ancora Jo-Jo io sarò felice se gli servirà per migliorare ancora».
Un problema ci sarebbe: la classifica dei cannonieri.
«Io mi accontenterei di arrivare a venti o ventuno gol».
Domanda di riserva.
«Sentiamola».
Ma lei c’è o ci fa?
(ride) «Passo per bravo ragazzo, ma le mie caz.... le ho fatte. In campo poi mi trasformo».
Un aggettivo che le piace.
«Generoso».
Uno che detesta.
«Poco altruista».
Un giocatore che la ispira.
«Pippo Inzaghi. E prima Roberto Baggio».
Un modo di festeggiare che le piace più degli altri.
«Ne cambio diversi. Quando giocavo negli allievi del Piacenza festeggiavo come Batistuta, con la mitraglia. Mi hanno sgridato, e allora ho cominciato a cambiare. Magari userò ancora il violino per un gol importante nelle prossime giornate».
Pazzini invece usa sempre lo stesso modo per esultare, e anche abbastanze spesso.
«Giampaolo ha fatto la mia scelta, ha cambiato aria dopo aver giocato un buon numero di partite. Nessuna competizione con lui, sono scelte che uno si sente dentro».
Altro argomento: Della Valle ha detto che gli stipendi dei giocatori dovrebbero essere tagliati.
«Spero non il mio...».
Chi lo sa.
(sorride) «Lo dico perché il mio ingaggio non è quello che avevo al Milan. Ho rinunciato a una parte dello stipendio per fare quello che volevo. Certo non me ne pento».
Tornando a Della Valle...
«Non credo che tagliare gli stipendi ora servirebbe, ma in futuro bisognerà discuterne per risanare un po’ l’ambiente».
Capitolo Prandelli.
«Ne parlo volentieri».
Anche perché lui stesso ha detto più volte che a fine anno potrebbe prendersi una pausa. Poi ci ha ripensato.
«Non so cosa farà. So che vorrebbe vincere qualcosa di importante a Firenze, ma la scelta sarà personale e spetterà solo a lui».
Ma qualcosa le avrà detto...
«Conosco Prandelli da tantissimi anni, c’è un ottimo rapporto professionale, ma non confidenza. Credo che sia giusto così, altrimenti finirebbero la stima e la giusta distanza in certe occasioni».
Come si fa a mantenere serenità nel calcio di oggi?
«Io ho la fede, Dio per me è importante. Mi ha salvato quando ho avuto un brutto incidente di macchina, gli devo molto. Vengo da una famiglia credente e molto solida, un legame che è rimasto. Fra parentesi i miei genitori avevano amici a Firenze prima che io venissi a giocare qui».
A proposito: sta pensando di comprare casa a Firenze?
«Può darsi. Ci stiamo pensando, anche perché credo che sia il posto giusto per far crescere mia figlia. In futuro mi puacerebbe avere anche un maschietto, è il sogno di tutti i padri».
Gila resterà a Firenze comunque vada...
«Certo. Ma spero proprio che vada bene, nel senso che il quarto posto è troppo importante per noi e la società».
Anche per gli investimenti futuri: tornare indietro sarebbe un peccato.
«La Fiorentina dovrebbe restare così con qualche innesto per giocarsela sempre fra le prime quattro: questo sarebbe l’ideale. Comunque credo che Firenze sia la dimensione giusta per me, è una piazza importante e si può fare molto bene».
Torniamo ai numeri personali: lei è uno che tiene il conto?
«Sarei bugiardo se dicessi il contrario. Mi piace sapere dove sono».
Per arrivare dove?
«Ho 26 anni e posso migliorare ancora tanto».
Risposta prestampata.
«Ma è la verità! Ci credo davvero, anche se ora sono nel mio momento migliore, almeno per quanto riguarda la maturità in campo. So gestire meglio la partita, ho più esperienza».
Che effetto fa essere il giocatore italiano che ha segnato più reti a 26 anni?
«Cerco di non pensarci... La nostra carriera è breve, bisogna sempre pensare a migliorarsi».
Anche in Nazionale.
«Posso dare ancora tantissimo, spero di poter fare il mondiale in Sudafrica da titolare».
Anche perché nel 2006 non giocò la finale.
«Va bene lo stesso, era già bello essere in panchina».
Ci perdoni, ma non ci crediamo.
«Beh, è logico che avrei giocato volentieri, anche perché non ero andato male in semifinale... Ma c’è il Sudafrica e posso rifarmi».
Bella filosofia: un po’ come il rigore tirato a Bergamo da Jovetic.
«Più o meno. Bisogna accontentarsi. E migliorare sempre».


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