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I difensori esterni diventano duttili: da terzini a “braccetti”

di Elena Rossin
Fonte: Tmw
Mergim Vojvoda

Da terzino a laterale di una difesa a tre il passo sembra breve. Nel calcio moderno viene chiamato esterno basso il primo caso e "braccetto" il secondo. Nell'eterno dilemma fra una retroguardia a quattro o a tre sono diversi i giocatori che si sono saputi adattare arretrando di qualche metro la propria posizione in campo. La posizione è quasi la stessa ma cambiano le misure, cambiano i compiti da svolgere, cambiano le porzioni di campo da coprire. Non tutti si sono saputi adattare a questa variazione tattica quando i loro allenatori li hanno chiamati in causa.

Da Di Lorenzo a Darmian
Prendiamo l'esempio di Giovanni Di Lorenzo, schierato dal commissario tecnico Luciano Spalletti laterale nei tre dietro e protagonista in negativo delle prime prestazioni in azzurro. Salvo poi sfoderare una grande prestazione contro Israele realizzando due reti. In primis fu Giorgio Chiellini, esploso come terzino sinistro ma poi schierato al centro della difesa e pilastro poi nella BBC nella Juventus di Antonio Conte insieme a Barzagli e a Bonucci. Nell'Inter invece c'è l'esempio di Matteo Darmian, terzino destro ma abile (come anche Danilo D'Ambrosio) ad adattarsi nel ruolo di centro-destra.

Gli altri esempi
Nel nostro campionato sono diversi i giocatori che da terzino sono passati al ruolo di "braccetto": è capitato alla Roma con Angelino, mancino e schierato addirittura a Monza come laterale destro. Nell'Atalanta c'è anche Kolasinac, nell'Arsenal e nello Schalke 04 schierato come terzino sinistro, ruolo naturale, e con Gasperini terzo di difesa. A Empoli l'anno scorso c'è stato l'esempio di Bereszynski, schierato anche ora alla Samp come difensore centrale, mentre c'è chi ha fatto il percorso opposto come Obert che allo Stadium contro la Juventus è stato schierato terzino sinistro nei quattro dietro. Nel Torino questo passaggio lo hanno fatto, ad esempio, Rodriguez e anche Masina e Vojvoda.


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