Il clamorosa no di Marotta: "Grazie Juve, ma ora non posso"
In un'intervista concessa al Secolo XIX - di cui vi proponiamo un breve ma significativo stralcio - l'ad della Sampdoria, Beppe Marotta, annuncia di aver rifiutato l'offerta della Juventus, quando ormai sembrava che la trattativa per il suo passaggio al club torinese fosse in dirittura d'arrivo.
Sono state giornate di pensieri furibondi, di telefonate e messaggi, consigli ascoltati e pareri discordi, amici contattati. Nella mente di Beppe Marotta sono passati gli anni degli inizi, quando i capelli erano lunghi e ricci come quelli di Falcao, i periodi a Monza, Ravenna, Venezia, Bergamo. Poi, come uno striscione lungo lungo, il periodo blucerchiato: ricco, bello, emozionante, coinvolgente. Contro questo striscione si è fermata la proposta bianconera. Dopo giornate intense e incerte, che avevano portato l'amministratore delegato della Samp alle porte di Torino, Marotta ha ribaltato la storia sua e doriana: «Per ora resto qui».
Marotta, lei si era preso un po' di giorni, e sembrava ormai dovesse arrivare il sì. Cosa è accaduto?
«Cosa è successo... In questi sette anni trascorsi con la Sampdoria non è la prima volta che mi sono arrivate richieste da altre società. Il merito non è soltanto mio, ma anche della Sampdoria, che mi ha fatto crescere, mi ha fatto lievitare. Merito della famiglia Garrone che mi ha dato le possibilità, merito dell'ambiente, dei tifosi che sono speciali. In questa maniera sono potuto crescere. Quando arrivai, arrivai con un pensiero: che un dirigente con il mio ruolo, un direttore generale o un amministratore delegato, non potesse fermarsi in un posto per più di quattro anni».
Invece?
«Le motivazioni devono esserci, sempre, però è anche una questione di sentimenti. Per una persona che fa il mio lavoro, questo può persino essere un difetto, lo so bene. A Genova le motivazioni sono state sempre alte, pur con qualche onda, come è normale che sia. Ci sono stati momenti belli e meno belli. Se è continuato, se sono rimasto qui, è perché le motivazioni si sono coniugate a un legame affettivo molto forte. Con la famiglia Garrone, con tutto l'ambiente doriano in generale».
Sulla bilancia, da una parte la Sampdoria con i suoi affetti, dall'altra la Juventus.
«È chiaro che, quando uno inizia a fare un lavoro come il mio, il sogno è di arrivare in una società del genere. Io iniziai a fare il dirigente nel Varese a 19 anni. Il sogno di un diciannovenne in quella posizione non può che essere quello di dirigere, un giorno, una delle società più importanti e conosciute del mondo, e la Juve è una di queste».
È un “no” alla Juventus, dunque?
«Ho pensato, ripensato, valutato, soppesato. Sono stati giorni di riflessioni lunghi. Non posso nascondere che l'offerta della Juventus mi abbia lusingato, non posso negare che la proposta della squadra più titolata del nostro Paese mi abbia fatto molto piacere. Ma, alla fine, ho ritenuto che, in questo momento, non ci siano i presupposti temporali per muovermi».