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Ilic: “Quest’anno cresco più velocemente. Segnare su punizione? Speriamo”

di Elena Rossin
Fonte: Dall'inviata al JD Store Elena Rossin
Ivan Ilic

Alla presentazione della terza maglia del Torino al JD Store presso il centro commerciale Le Gru di Grugliasco, comune alle porte di Torino, era presente il centrocampista del Torino Ivan Ilic, che ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti presenti.

Qual è il segreto di questo suo inizio di stagione, forse il migliore da quando è al Torino?
“Come avevo detto in un'intervista, non mi ricordo quando, è cambiata la mentalità di tutta la squadra. Non penso quindi che sia cambiato qualcos’altro, però la cosa più importante è che è cambiata la mentalità. E’ importante che abbiamo la mentalità perché così si possono fare tante cose belle”.

Anche la sua testa ha un’altra mentalità? Lei è cambiato?
“No, tutto in generale. Io e tutta la squadra, Cioè, per come la vedo io, non sono cambiato solo io, è cambiata proprio tutta la squadra”.

Ma in particolare che cosa è cambiato?
“La mentalità”.

Adesso cosa pensate di nuovo rispetto all'anno scorso? Siete più maturi o c’è dell’altro?
“Sì, c'è anche questo. Ci stiamo allenando bene, siamo da tanto tempo insieme, ci vediamo ogni giorno, ci alleniamo ogni giorno insieme, quindi qualcosa è migliorato”.

State raccogliendo i frutti del lavoro che fate?
“Sì”.

Ritiene che questo sia l'anno della sua consacrazione visto che l'anno scorso, non me ne voglia, però dal punto di vista delle prestazioni non era stato sempre costante. Quest'anno invece sembra che lei abbia innalzato il livello, magari anche grazie al cambio dell'allenatore?
“Può essere, però io cerco sempre di fare meglio ogni giorno. A volte va male, altre va bene: non è sempre facile. Però anche io sto cercando di fare il meglio possibile ogni giorno, di crescere, di imparare sia nel calcio sia fuori dal calcio.  Pensavo che quest'anno ho iniziato a crescere un po' più velocemente rispetto all'anno scorso”.

Vanoli ha detto che lei tende ad andare veloce con il pallone ed entra nel vivo del gioco, in cosa vede il miglioramento e cosa le ha dato il mister?
“Al mister piace tanto che giochiamo con la palla e io sono un tipo a cui piace tanto giocare con la palla, quindi, come hai detto, vado dove c'è la palla, così mi sento a mio agio. Da quando ero bambino, fin da quando ho iniziato a giocare a calcio, volevo sempre avere la palla tra i piedi. E’ la cosa bella ed è anche la cosa brutta e forse in certi momenti c’è bisogno di stare in certe posizioni, però siamo ancora all'inizio, il mister è qui da quattro mesi, è passato poco tempo e c'è tempo per migliorare, come facciamo ogni giorno”.

In estate si diceva che lei era vicino all’andare allo Zenit, conferma? E come mai la trattativa non è poi andata in porto?
“Non ho una risposta”.

Ma ha scelto lei di restare al Torino?
“Sì. Sì, ovviamente. E se sono qui è perché ho scelto di rimanere”.

Ma come mai ha scelto di rimanere?
“Qui siamo in Europa, lì non c'è neanche la Champions, non si gioca in Europa, non c’è neppure l’Europa League. Qui c'è molta più possibilità”.

Preferisce più giocare in un centrocampo a tre oppure da mezzala o a quattro da play? Dove si trova meglio?
“Per me non cambia tanto. Sono due posizioni diverse, però non cambia molto. Però se gioco come un centrocampista a due o se gioco da mezzala più alta diciamo che preferisco fare la mezzala perché sono più vicino alla porta avversaria”.

Quando segnerà su punizione visto che ci prova sia in allenamento sia in partita?
“Non lo so. Se lo sapessi lo direi”.

A parte gli scherzi, lei è uno specialista a calciare, è una cosa che provate molto?.
“Sì, però non è facile. Ne ho parlato con un paio di persone e ho detto che sembra che sia facile perché la palla è ferma, però proprio non è facile.  Devi calciare la palla perfettamente, con la velocità perfetta in modo che il portiere non riesca a prenderla, e anche l’angolatura deve essere perfetta. Sono mille cose che devono andare bene, non è facile”.

Sabato a San Siro contro l’Inter è lo stadio e la partita perfetta
“Speriamo, io lo vorrei”.

Quando lei si accende anche il Torino sale di livello. Sente questa responsabilità?
“Sì, un po' (Lo ha detto quasi sussurrando, ndr)”.


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