In testa fino alla fine
Fonte: Di Flavio Bacile
Il Toro torna in serie A, lascia l’inferno della B dopo tre anni vissuti pericolosamente, e ritrova la dimensione che compete a questa società, tifoseria inclusa, perché la massima serie senza il Toro in questi anni è stata veramente triste e povera. Il Toro vince, anzi stravince questo campionato, alla faccia dei tanti gufi che a marzo prevedevano un altro finale, perché 82 punti significano 2 punti a partita, una media punti stratosferica, con solo 28 gol incassati (migliore difesa del campionato) 57 segnati (4 attacco), 24 vittorie, 10 pareggi, 7 sconfitte.
Un segnale di forza durato, un’intera stagione, perché questo Toro si è dimostrato più forte di tutti, in campo per cominciare, ma anche fuori dal rettangolo verde, perché la gestione di una squadra che aveva tutto, ma proprio tutto per vincere, non è mai cosa facile.
Il merito è di tutti, ognuno con le sue competenze, in primo luogo la società, che ha finito di inseguire giocatori a fine carriera per puntare su giovani motivati, in secondo luogo, Ventura che ha saputo ricostruire un ambiente, motivarlo e alle volte tirarlo fuori dalle sabbie mobili di una polemica sterile, che poteva solamente “succhiare vampirescamente” energie al gruppo, in terzo luogo i giocatori, che hanno dimostrato d’essere parte integrante della causa, e non schegge impazzite. Difficile eleggere il giocatore simbolo di questa stagione, Angelo escluso, ma lui è fuori categoria, vince e convince in pieno il gruppo, un bene sicuramente.
I meriti di Ventura sono tanti, vanno sicuramente aldilà della questione puramente tecnica, l’ultimo campionato, con il Toro che non raggiunge neanche l’obiettivo minimo, cioè, l’accesso ai playoff, aveva lasciato strascichi pesanti, non solo per la contestazione ai giocatori, ma anche per le tante ombre che avevano offuscato il lavoro di Petrachi, senza tacere dell’insofferenza di parte della tifoseria nei confronti della proprietà. Il Toro quest’anno è stato “una squadra”, specialmente nelle difficoltà che in un campionato lungo come la serie B di certo non mancano; questa è stata la principale differenza che da tifoso sono riuscito a notare, rispetto alle stagioni precedenti, e per certi versi questo ha fatto la differenza. Penso di non essere stato l’unico a notare questo.
L’abbraccio della tifoseria a fine match dice tutto, l’incubo è proprio finito, sotto la Mole si respira un’aria diversa, più salubre sicuramente, le sensazioni, aldilà della promozione che porta buonumore e tanta felicità, sono quelle giuste. Cairo ha fatto esperienza, Petrachi può lavorare più serenamente, e Ventura rischia ora di dover “smontare” l’entusiasmo crescente della piazza, che sogna imprese sempre più grandi. Alla fine è il destino di questa società, alla quale andava stretta la serie B, e che reputa, giustamente, riduttivo lottare per rimanere nella massima serie.
Per il momento godiamoci la festa, per programmare il futuro c’è tempo, le parole di Cairo a fine match fanno ben sperare, la squadra per il ritiro di luglio sarà pronta, cosi recita il patron, una lezione che questi anni di cadetteria ci hanno insegnato. C’è solo da sperare che questo corrisponda al vero, ora come ora non c’è motivo per dubitare. Ora si deve chiudere il campionato nei migliori dei modi, vincere a Bergamo per confermare il primo posto in classifica, non si vince nulla, sia chiaro, ma questa squadra conquistata la promozione, merita di chiudere al primo posto.
Insomma, in testa fino alla fine, siamo il Toro.
Chiudo con un pensiero a quello che è successo a Brindisi, e alle vittime del terremoto, non serve aggiungere nulla.