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Juve-Milan, ancora dubbi sullo svolgimento. Porte chiuse o porte aperte?

di Claudio Colla

Nel bailamme dell'allarme coronavirus, le scelte relative al quale - lo si osserva pur comprendendo la complicatissima natura della questione - hanno già di fatto compromesso la regolarità del campionato, aleggiano ora i dubbi su cosa accadrà domani, in merito alla prima delle due semifinali di ritorno di Coppa Italia, in programma all'Allianz Stadium di Torino, tra Juventus e Milan. 

Il club bianconero comunica che, in conformità alle indicazioni governative, la gara si svolgerà regolarmente, a porte aperte, ma che non potranno presenziarvi tifosi provenienti dalle cosiddette "zone rosse", che includono le intere regioni di Lombardia, Veneto, ed Emilia-Romagna, insieme alle province di Savona e di Pesaro-Urbino. Ma quello di una chiusura delle porte, a cui ha fatto seguito un annullamento della gara, è un copione già ripetutamente visto, nell'ultima, confusa, decina di giorni. Nel frattempo, il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha chiarito che l'eventuale rinvio della gara, a fronte di un decreto governativo, non sarebbe di sua competenza, e che in tal senso sarebbero eventualmente chiamati a pronunciarsi il Sindaco di Torino o il Prefetto.

La chiusura delle scuole fino a lunedì prossimo, stabilita dalla stessa giunta piemontese, porterebbe però al paradosso di una gara giocata a Torino il mercoledì - chiaro, per via di un'insormontabile esigenza di calendario, di fronte alla quale sarebbe messa in discussione l'intera regolarità formale della stagione in corso, e di fronte alla quale potrebbe finire per prendere posizione anche la UEFA stessa - e di un'altra, come suggerisce la plausibile previsione de La Stampa, quella tra Toro e Udinese, rinviata, seppur in programma tre giorni dopo. Come se la Coppa Italia fosse immune al virus, ma non il campionato. Chiaro, quest'ultima, rispettosa provocazione, è dichiaratamente semplificatoria, rispetto alla complessità della vicenda in corso. Quel che è certo, è che il tanto paventato "danno d'immagine", il calcio italiano, non lo sta certo aggirando, vista la babele delle ultime due settimane.