L'AIC ha ragione: la norma per l'iscrizione alla stagione 20/21 va cambiata. Si rischia il collasso
Fonte: Tmw
Una decisione che apre scenari preoccupanti. Contro cui, giustamente, negli ultimi due giorni l'AIC s'è compattamente scagliata. Perché non risolve il problema, perché dà il via libera a migliaia di contenziosi e non tutela i giocatori. Soprattutto quelli delle fasce più deboli.
La decisione del Consiglio Federale: "Per l'iscrizione alla stagione 2020/21 si terrà conto degli eventuali contenziosi che dovessero insorgere per il periodo di sospensione delle attività (marzo/aprile) - Mercoledì il Consiglio Federale ha dettato le regole per l'iscrizione alla nuova stagione e ha aggiornato l'impianto delle Licenze Nazionali. "Tra le modifiche - si legge nel comunicato -, ai fini ammissivi le Società dovranno assolvere al pagamento degli emolumenti (netti) e degli altri compensi scaduti il 31 maggio 2020, intendendosi come tali quelli che, anche sulla scorta dei vari accordi modificativi e novativi eventualmente ratificati dalla Lega, sono effettivamente scaduti a detta data. Si terrà conto in ogni caso degli eventuali contenziosi che dovessero insorgere per il periodo di sospensione delle attività (marzo/aprile). Il termine perentorio per le iscrizioni verrà fissato nella seconda metà di agosto e comunque dopo la fine dei campionati".
In pratica... - Con questa decisione, viene dato alle società di Serie A, Serie B e Serie C la possibilità di iscriversi alla prossima stagione calcistica pagando un solo stipendio degli ultimi quattro. Per quelli di giugno, i club avranno infatti tempo fino al 16 ottobre. Dovranno pagare quello di maggio, mentre per marzo e aprile a qualsivoglia società basterà aprire un contenzioso per passare la palla al Collegio Arbitrale.
La dura reazione dell'AIC - Non s'è fatta attendere, nelle ore successive alla decisione del Consiglio Federale, la dura reazione dell'Associazione Italiana Calciatori. Il presidente Damiano Tommasi con una dichiarazione all'ANSA ha parlato di crisi che in questo modo ricade tutta sui calciatori: "Il calcio chiede soldi al Governo lamentando buchi, esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono il lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5: vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca? Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare".
Perché questa decisione non risolve il problema - L'idea della FIGC, con questa norma, era quella di dare maggiore ossigeno alle società in questo momento di crisi. Ma questa modifica delle norme per l'iscrizione alla stagione 2020/21 non risolve il problema. Semmai lo posticipa, in alcuni casi lo amplifica.
1) Si rischiano migliaia di contenziosi - Il rischio concreto è che adesso, anche chi non ci stava pensando, valuterà il contenzioso per posticipare il più possibile il pagamento dello stipendio dei calciatori. Senza farlo partire adesso, ma magari a fine agosto, pochi giorni prima del nuovo termine fissato per l'iscrizione ai campionati. Così da guadagnare ulteriore tempo.
2) Collegio Arbitrale ingolfato - I Collegi Arbitrali di B e C, che fino a questo momento hanno sempre funzionato con efficienza e regolarità, potrebbero ritrovarsi a fine agosto oberati di lavoro. La prospettiva è quella di contenziosi centuplicati rispetto a quanto avviene normalmente, con una conseguenza chiara ed evidente a tutti: ovvero l'impossibilità di risolverli in poche settimane.
3) Quello che i club non pagheranno questa estate, dovranno pagarlo più avanti - Ma ai club in difficoltà questa norma non risolve il problema. Perché i contenziosi quasi certamente si risolveranno a favore dei calciatori (sicuramente per il mese di marzo) e il rischio è quello di ritrovarsi con società che magari, grazie a questa norma, riusciranno sì a iscriversi al prossimo campionato, ma poi nella prossima stagione dovranno pagare anche questi stipendi oltre a quelli della stagione 2020/21. Oltre alle tasse che per ora il Governo ha rinviato. Permettere comunque l'iscrizione alla prossima stagione a chi non ha verosimilmente gli strumenti per affrontarla vuol dire andare incontro a un suicidio annunciato. Con tanti club che dovranno alzare bandiera bianca a stagione in corsa. Perché non pensarci prima?
Il 70% dei calciatori in Serie C guadagna meno di 50mila euro lordi a stagione - Come spesso in questi casi, ci si dimentica che questa norma - più che ai campioni della Serie A - va a colpire quei tantissimi giocatori (in Serie C sono il 70%) che guadagnano fino a 50mila euro lordi l'anno.
In molti hanno preso l'ultimo stipendio il 16 marzo e, in virtù di queste norme, rischiano di prenderne solo uno (maggio) fino all'inizio della nuova stagione che, ricordiamolo, nel 2020/21 partirà a settembre.
FIGC in aiuto della cassa integrazione in deroga. Ma la norma è da rivedere - Per questi giocatori, nel nuovo DL Rilancio è stata prevista la possibilità di attivare la cassa integrazione in deroga per un massimo di nove settimane. Dalla Cassa Integrazione per i calciatori arriverà un massimo di 1100 euro mensili e le società saranno chiamate a coprire i restanti 500 euro per arrivare al minimo Federale.
Per permettere a questi calciatori di guadagnare lo stesso stipendio, AIC, FIGC e Lega Pro stanno poi lavorando a un fondo solidaristico da cui attingere per colmare il gap. Una iniziativa lodevole, necessaria in questo momento di crisi. Ma che comunque non risolve la questione posta: serve modificare la norma nel prossimo Consiglio Federale, ne va della sostenibilità del sistema che rischia di ritrovarsi nella stagione 2020/21 con tantissime società con l'acqua alla gola. E con diverse destinate al fallimento.