L'Espresso - Rampanti e gli altri ex: "Ecco il piano per il Toro"
Fonte: www.espresso.it
"I tifosi vanno coinvolti nella società". Ma Cairo non intende cedere: "Io non ho ricevuto offerte. Zero assoluto" Il giorno dopo l'anticipazione di «Repubblica» su una cordata per il Toro, il mondo granata è in subbuglio. Perché nella settimana della retrocessione, ossia del punto più basso della storia della presidenza di Urbano Cairo, i tifosi vogliono voltare pagina. La prima reazione è di Cairo stesso che - nonostante le difficoltà di un futuro prossimo lastricato di spese senza le entrate garantite dai diritti televisivi (perdita secca di quasi trenta milioni) - non sembra intenzionato a passare la mano. Almeno a parole, infatti, il presidente ha voglia di rimboccarsi le maniche, l'idea di lasciare da perdente proprio non gli garba. «Se nella circostanza di Ciuccariello avevo incontrato - pur incautamente - i tre avvocati, stavolta garantisco che non ho incontrato nessuno» precisa il presidente.
Stavolta, però, la situazione non è più quella di Ciuccariello, stavolta non ci sono eredità fiabesche in arrivo da improbabili zii d'America. Ci sono imprenditori di comprovata fede granata (da Franco Arese a Giuliano Besson fino alla famiglia Marone Cinzano) che stanno cercando di trasformare un'idea in una fulgida realtà. «Zero assoluto, io non ho sentito nessuno» garantisce Cairo; e ha ragione lui. Perché il meccanismo per riportare il Toro a Torino e restituirlo al popolo granata si è messo in moto, ma per i contatti con la proprietà occorrerà aspettare ancora. Come dire, nessun incontro negli uffici di corso Magenta, ma l'idea non muore, anzi lievita. «Stiamo lavorando» dicono dal quartier generale dell'Associazione degli ex calciatori granata, ossia il fulcro di quel movimento che potrebbe dare la svolta. Già, ma con quali soldi? «Guardi, il Toro è una cosa particolare e quindi lo sbocco della situazione dev'essere altrettanto originale - spiega Rosario Rampanti, che dell'Associazione nata nel 1959 è il presidente -. Serve una svolta, purché sia una svolta diversa dal passato; altrimenti il Toro continuerà ad essere snaturato e la gente presa in giro».
Eccola, quindi, l'idea: il Toro non può prescindere dai suoi tifosi e dai giocatori che hanno scritto la storia della società. Rampanti fa anche i nomi: «Gente come Pulici, Zaccarelli e Claudio Sala vanno coinvolti in quella che sarà la nuova gestione». Va bene, ma i soldi? La parola all'avvocato Pierluigi Marengo, che nel 2005 fu presidente del Toro lodista: «Sto lavorando per mettere insieme un gruppo di persone autorevoli e di fede granata. L'obiettivo è avere un imprenditore serio, appoggiato da un gruppo di azionisti di minoranza». Come dire che gli investitori "forti" devono esserci, ma la gente del Toro non può essere estromessa dalla gestione. Ed ecco quindi riemergere l'idea dell'azionariato popolare, anche se il vicepresidente della Commissione Vigilanza Rai Giorgio Merlo la pensa in maniera diversa rispetto a Marengo, Rampanti e compagni: «Dopo l'ennesima retrocessione, è opportuno che la dirigenza - nella speranza comunque che rimanga Cairo alla guida - favorisca il coinvolgimento popolare, accompagnato anche da un ritorno di uomini simbolo della tradizione granata. In questa fase non si può rinunciare ad una sorta di "azionariato popolare" che affianchi lo sforzo del presidente. Un azionariato capace di riavvicinare il popolo granata alla squadra».
Fabrizio Turco