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La Stampa - Torino, Cairo perde consensi

di Raffaella Bon
Fonte: la stampa

Accolto nell'estate del 2005 come salvatore, Urbano Cairo ora è un presidente che ha perso buona parte dei consensi che si conquistò rilevando il Torino dai lodisti. Sono lontani i giorni in cui si affacciava dal balcone del Municipio insieme al sindaco Chiamparino e arringava la folla. In realtà Cairo ha continuato a fare l'imbonitore, evitando i balconi da sempre molto pericolosi, spedendo messaggi trionfalistici via etere e carta stampata. Ma incassata una B trionfale e due retrocessioni evitate per un soffio, anche per lui è arrivata la resa dei conti. Dopo il mercato estivo in cui ha investito, ma pure incassato, l'editore alessandrino è scivolato sulla buccia di banana del mercato invernale.

Cresciuto alla scuola di Berlusconi, ha esagerato nel ruolo di Grande Comunicatore che il suo ex capo gli ha trasmesso. Tante parole, molte promesse, ma alla resa dei conti il Toro non è cambiato nella maniera in cui la posizione di classifica avrebbe richiesto. L'ultima parola disattesa porta la data di domenica 1 febbraio. Cairo ha promesso due colpi per l'ultima giornata di trattative. I tifosi granata si sono addormentati sereni, ma lunedì sera hanno cenato furibondi. E' arrivato Gasbarroni, centrocampista esterno tanto talentuoso quanto cagionevole, ma tutti gli altri obiettivi, dal regista all'attaccante, sono rimasti uno svolazzo su un pezzo di carta. Sui blog viaggia veloce il malcontento dei tifosi. Quasi tutti lamentano di essere stati presi in giro da Cairo. Dopo averlo difeso anche quando si parlava di Mister X e lo si accusava di pagare gli stipendi in ritardo, adesso innestano la retromarcia. «Se non ha i soldi o preferisce spenderli per i suoi giornali, è meglio che se ne vada».

Non sappiamo se il tenore del famosi sms che il presidente riceve a getto continuo siano dello stesso tipo. O se Cairo abbia comunque dei fedelissimi disposti a seguirlo e a giustificarlo anche in caso di retrocessione. La sensazione globale è che il vento sia cambiato e che il grande capo non possa più godere dell'immunità che la gente gli aveva assicurato. Prendendo Foschi come ds e come uomo-spogliatoio, Cairo ha trovato il parafulmine che gli mancava. «Decide Rino, chiedete a lui per il mercato». Per quasi un mese lo stesso ritornello. Il povero Foschi a sgomitare nella mischia dell'Ata Hotel, inseguendo procuratori e mediatori vari, sapendo di avere in tasca pochi spiccioli nonostante l'assicurazione cairesca di voler investire una cifra importante. Il ds difende il patron: «Se c'era qualcosa era pronto a farlo. Mi ha dato pieni poteri, ma nei giusti limiti.

Ora i tifosi lo contestano? Lui ha grande passione, però non ha ancora grandi risultati. Di sicuro è coraggioso. E il nostro mercato non è fallimentare». Ma intanto il trono granata vacilla. Il consenso popolare è in picchiata, un sondaggio di «Torinogranata» ha stabilito che soltanto il 27 per cento dei tifosi è contento di come il presidente ha lavorato. E dopo le facili ironie natalizie, ecco che timidamente comincia a infoltirsi il partito favorevole a Mister X. Il 15 febbraio è la data fissata dai legali per rivelare le generalità dell'uomo del mistero. Forse è interesse di Cairo che Mister X si appalesi e, chissà se, dopo tante ironie sul personaggio e su chi ne aveva annunciato l'esistenza, ora anche il presidente granata ne auspichi l'arrivo. Potrebbe lasciare il Toro da nababbo e nessuno questa volta avrebbe nulla da eccepire. Anche perché la retrocessione sarebbe un fallimento bis. Cairo non può permetterselo.


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