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Lega Pro, Mario Macalli: "Pronti a bloccare tutti i campionati"

di Raffaella Bon


© foto di Giacomo Morini«Ho già scritto a tutti i presidenti di Prima e Seconda Divisione. È giunto il momento in cui dobbiamo essere tutti compatti: io sono pronto a far bloccare tutti i campionati». Parole chiare e schiette che arrivano da Mario Macalli, presidente della Lega Pro, a cui è affiliato anche il Calcio Como.
Il massimo dirigente è a dir poco furioso per come si sta prospettando la spartizione dei diritti televisivi. «In Parlamento c'è chi sta portando avanti una proposta - spiega - che in pratica destinerebbe alla Lega Pro circa l'1% dei proventi. Si parla di circa 10 milioni di euro totali. Le briciole. Soldi che nemmeno utilizzerei per la nostra Lega: piuttosto li destinerei a qualche associazione onlus impegnata nei Paesi del terzo mondo».

«Vogliono far pagare a noi il divorzio tra serie A e B - aggiunge un irato Macalli - Perché inizialmente si era parlato di un possibile 3%. Ora si paventa, come detto un uno%, mentre alla serie B andrebbero la bellezza di 75 milioni».

Il presidente della Lega Pro vuole intervenire prima che questa situazione, per il momento un'ipotesi, diventi esecutiva. «Tutti devono capire che la nostra è la Lega più grande - afferma - perché comprende 90 società. Alcune rappresentano grandi città, che in B, invece, sono sempre meno. E la gente deve sapere che ci sono parlamentari che non vogliono aiutare la Lega Pro».
Come farlo sapere dunque' Con la mossa più clamorosa. «Voglio arrivare al blocco dei campionati - spiega Macalli - ma non per una sola giornata. Li fermeremo del tutto. E sono sicuro che saranno d'accordo tutti i presidenti: ho appena mandato loro una lettera in cui spiego la situazione e chiedo di essermi vicini. È il momento di tirare fuori gli attributi e dimostreremo che non ci facciamo prendere in giro da nessuno».

«Vorrei capire - afferma ancora il presidente della Lega Pro - perché da noi le regole devono valere, perché tutte le squadre devono avere i conti a posto mentre negli ultimi 12 anni alla serie B sono andati 2.400 miliardi di vecchie lire. Avete capito' Ho detto 2.400 miliardi di vecchie lire. Qualcuno mi dovrebbe spiegare che fine hanno fatto questi soldi. Sono furibondo: cerco di stare tranquillo anche per il ruolo istituzionale che occupo, ma non ho alcuna intenzione di porgere l'altra guancia».

E all'inizio di questo campionato in Prima Divisione non sono state accettati tre club, troppo indebitati, provenienti dalla serie B. Squadre gloriose come Pisa, Avellino e Treviso che sono ripartite da categorie minori.

«Magari io mi sono fatto la fama di antipatico - aggiunge Macalli - Anche a Como qualche anno fa sono stato contestato ai tempi in cui c'era una pesante crisi societaria. Ma a me non interessano i singoli club. Io voglio che le regole siano rispettate da tutti. E infatti la serie C è una categoria in cui le società ammesse devono essere virtuose. Mi chiedo perché questi principi debbono valere solo per noi. E soprattutto: perché si premia chi sperpera con maggiori contributi e viene invece preso a sberle chi sta attento ai conti'».

Il discorso torna sulla forbice sempre più larga rispetto alla spartizione dei diritti televisivi. «Si continua a parlare di tessera dei tifosi e di argomenti di questo tipo - sono le parole di Macalli - invece è venuto il momento che la gente sappia che i problemi sono altri. E questo è il principale. Acquisterò pagine sui quotidiani nazionali e mi rivolgerò, come ho spiegato, a tutti i presidenti».

«Ci dobbiamo fermare per dare un segnale chiaro a tutto il mondo del calcio, ai parlamentari e alla gente che andrà a votare - dice Mario Macalli - perché quando ci saranno le elezioni i tifosi si dovranno ricordare di quello che sta accadendo in questi giorni e del rischio che sta correndo la Lega Pro e, di conseguenza, tutte le squadre che ne fanno parte».

Il presidente tiene a spiegare che i soldi ricevuti: «non sono destinati a essere distribuiti a pioggia ai club - afferma il dirigente calcistico - bensì sarebbero destinati a precisi progetti. Ad esempio a quello legato ai giocatori giovani schierati in campo, con precisi finanziamenti alle formazioni che fanno giocare i ragazzi cresciuti nel vivaio e nessuna erogazione a chi schiera i calciatori più "vecchi"».

Al di là del discorso che riguarda il blocco dei campionati e la spartizione dei diritti televisivi, Mario Macalli tiene a fare un chiarimento anche sugli stadi. Come è noto, alcune trasferte dei tifosi azzurri quest'anno sono saltate perché gli stadi degli avversari (ad esempio Viareggio) non erano conformi alle norme per accogliere i tifosi ospiti.
E a Como in molti si sono chiesti: perché da noi le regole devono essere rispettate e altrove no' Macalli tiene a chiarire: «Anni fa, quando furono promosse Alto Adige e Mezzocorona, io affermai che queste squadre non potevano giocare in serie C perché non avevano lo stadio. Mi hanno dato del delinquente, mi hanno offeso in tutti i modi».

«Alla fine cosa è successo' La Figc ha cambiato le regole sugli stadi e ha deciso che possono essere concesse le deroghe - conclude Macalli, che nell'affrontare questo argomento ha un tono di voce piuttosto rassegnato - Lo so anch'io che ci sono molte squadre che hanno un impianto inadeguato. Ma, ribadisco, la regola ora dice che possono essere date deroghe e io non posso fare altro che applicarla. E so bene che le trasferte vengono bloccate, ma davvero Mario Macalli e la Lega Pro non possono farci nulla. Non posso imporre alle amministrazioni di sistemare gli stadi o di costruirne di nuovi. Se un Comune ha altre priorità è giusto che agisca come crede. Non posso arrivare io a dire di togliere soldi all'assistenza agli anziani, ad esempio, e di mettere a posto le curve. Non lo farò mai».


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