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Martino: "Se la serie A riprende diventa una casta di privilegiati"

di Marina Beccuti

Il noto giornalista sportivo della Rai Giorgio Martino è stato protagonista di un'intervista esclusiva per TMW News, dove ha sottolineato che se la serie A dovesse riprendere, creerebbe una sorta di casta di privilegiati. Senza escludere il rischio di contagio, visto che è uno sport di contatto, anche molto ravvicinato. 

"Per il calcio c'è stato un primo passo avanti ma la specificità del gioco del calcio comporta rischi e impone prudenza. Il calcio è uno sport di contatto molto ravvicinato che non può far rispettare il distanziamento e in più prevede l'uso del pallone che viene toccato ripetutamente da tutte le parti del corpo. C'è qualcosa che insomma contraddice le disposizioni che tutti devono rispettare in qualsiasi campo di attività, dagli operai ai camerieri a chi va in ufficio. E' molto complicato pensare che ai calciatori possa essere consentito di stare insieme e a contatto".

E' chiaro che ci vorranno controlli accurati e proprio questi creerebbero una casta molto forte, come s'interroga lo stesso Martino: "Per quale motivo in un paese di 60 milioni 300 privilegiati possono avere i controlli due-tre volte a settimana e tutto il resto del paese deve invece arrangiarsi? Perchè? Creeremmo una casta di super privilegiati che contrasta con qualsiasi norma di buonsenso e diventerebbe difficile imporre dei limiti alla grande totalità. Forse neanche Re Sole aveva immaginato una casta di privilegio così significativa".

Anche sui danni economici Martino sottolinea che altre categorie hanno gli stessi problemi.

"E perche? Per gli altri no? Le centinaia di migliaia di centri sportivi che ci sono in Italia, palestre, impianti, piscine, quelli possono andare in fallimento?. Devono essere aperti solo i centri sportivi dei club di A? Gli altri possono morire e gli istruttori di questi centri non hanno diritti e nessun tampone da poter fare? Nei centri sportivi di A tamponi e test sierologici, gli altri invece a casa e zitti. Non mi pare una soluzione corretta. Non ci dimentichiamo che ci sono milioni di italiani che hanno davanti a sè la prospettiva di perdere il lavoro. Centinaia di migliaia aziende che hanno lo spettro del fallimento. Non è possibile creare un'oasi di privilegio solo per poche persone. E' contro qualunque sistema, qualunque logica. Il danno economico? La A lo avrebbe ma è notevolmente inferiore rispetto a quello che è il nostro danno economico per il nostro paese. Il disastro per il mondo dello sport è anche non poter fare una Milano-Sanremo, il Giro d'Italia, gli Internazionali d'Italia di tennis, il Roland Garros, Wimbledon, addirittura le Olimpiadi. Quello che perde la A è una piccolissima cosa rispetto a quanto perde il CIO con la mancata disputa delle Olimpiadi. Ma i cinema che non possono riaprire, il turismo, il mondo dello spettacolo, gli stabilimenti balneari? Loro non ci rimettono?".


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