Moneyreport, l'irresistibile ascesa di Alessandro Proto
Fonte: Salvatore Gaziano direttore di www.moneyreport.it
Sarà forse scaramanticamente per il nome del suo fondo “salva-imprese” ma Urbano Cairo con Alessandro Proto non vuole averci a che fare, accettando di incontrarsi fisicamente per discutere della cessione delle squadra granata, come ha ancora ribadito nella scorsa settimana con un comunicato pubblicato sul sito del suo Torino Calcio.
Il nome del fondo “salva-imprese” di questo finanziere italo-svizzero, Alessandro Proto, cittadino italiano ma basato a Lugano, in effetti non è il massimo: Caronte. Sì, proprio come il nome del traghettatore di anime descritto da Dante nella Divina Commedia con l’incarico di portarle alla punizione eterna ovvero all’Inferno. E per un patron di una squadra come il Toro che sta già vivendo (male) il purgatorio della serie B il nome di un simile accompagnatore sembra un po’ ingombrante e inappropriato, almeno a livello semantico.
La carriera di Urbano Cairo è abbastanza nota (si veda qui l’intervista realizzata la scorsa settimana da MoneyReport.it); più difficile capire quali sono le ambizioni e la storia di questo intraprendente milanese che nella pubblicità del suo fondo Caronte si presenta come “L’enfant prodige della finanza europea, ideatore e promotore del Fondo Caronte che sta rivoluzionando l’idea di investimenti diretti in aziende”.
E sull’home page della Proto Consulting la stessa società viene presentata come “uno dei leader d’investimento delle imprese di consulenza e di real estate nel mondo”. Mica male per una società domiciliata a Lugano con solo 100.000 euro di franchi svizzeri di capitale.
“Devo usare una comunicazione forte per farmi notare a quel livello” ci spiega e sicuramente l’arma della comunicazione questo consulente trentenne milanese la sa utilizzare come un Dio greco: basta inserire Alessandro Proto Consulting su Google per trovare oltre 180.000 risultati. E qualcuno del settore, citando il suo caso, ci ricorda con un pizzico di invidia una citazione del solito Oscar Wilde: ”C’è una cosa al mondo peggiore del parlar male di qualcuno: non parlarne”.
Apparentemente promuovere se stesso tramite pubblicità e dichiarazioni sulle sue continue iniziative immobiliari, calcistiche (come la cordata per rilevare il Torino Calcio) e finanziarie è una delle “specialità della casa”, nonostante in qualche intervista lo stesso Alessandro Proto riesca pure a dichiarare che la discrezione è una delle qualità più importanti nel suo mestiere. Ma Alessandro Proto non è solo apparenza e comunicati stampa (“quella serve per farsi conoscere e posizionarci”) ci racconta in questa intervista.
Segreto professionale e discrezione svizzera, comunicazione all’italiana
Le biografie che si trovano sul web di Alessandro Proto raccontano che ha 37 anni, è residente in Svizzera e si è laureato alla Bocconi con 110 e lode (ma su questo non conferma, né smentisce) mentre dal punto di vista lavorativo la sua carriera è iniziata come venditore porta a porta di enciclopedie per la Garzanti Editore di Milano. Poi il salto nell’immobiliare dove si conquista sul web e sui siti di gossip la fama di trattare ville e castelli per quasi tutto lo star system di Hollywood.
Esce la notizia che George Clooney vuole vendere la villa a Laglio perché Elisabetta Canalis sarebbe infastidita dai troppi curiosi e paparazzi? E’ Alessandro Proto che si presenta ai giornali e ai siti web di tutto il mondo come l’intermediario che starebbe trattando il possibile switch. Destinazione Paradiso (il lago di Lugano s’intende) in Svizzera, il lago Maggiore o magari Porto Recanati.
L’ex velina qualche tempo dopo smentisce tutto: «È una bugia bella e buona. A Laglio stiamo benissimo, ma c’è chi specula per farsi pubblicità gratuita e far salire le quotazioni immobiliari del posto».
Ma Alessandro Proto giura che l’affare della possibile vendita della famosa villa di Laglio l’ha gestito davvero, ci sono le prove e anche un possibile acquirente che sarebbe andato nei suoi uffici a discuterne: un certo David Beckham in compagnia dell’ex spice girl, Victoria Adams e famiglia.
Quando si parla, infatti, di ville da favola, castelli e di celebrity di Hollywood intenzionate a metter su casa nel Belpaese è il nome di Alessandro Proto quello che compare nelle cronache e nei siti di gossip. C’è Leonardo di Caprio che vuol comprare un castello nel Monferrato o una tenuta in Toscana? E’ Alessandro Proto a comparire sulle agenzie di stampa come il mediatore. E l’elenco delle celebrity continua: Matt Damon, Johnny Depp (in trattativa per Palazzo Donà Sangiantoffetti, edificio del XVII secolo sul Canal Grande ci conferma Proto), Tom Cruise (in trattativa con il professor Umberto Veronesi per acquistare Villa Mammoli secondo quello che è apparso sui giornali) E pure Madonna (Ciccone, naturalmente) e Jude Law che srarebbe trattando il suo “quartierino” a Portofino (nelle cronache si è parlato di una casa di 500 metri quadrati circa, composta da cinque camere da letto, giardino con piscina e terrazzo vista mare).
Alessandro Proto ci rassicura che non si tratta di bufale mediatiche come potrebbe pensare (male) qualcuno. “Di tutte le trattative con queste celebrity di cui si è parlato in questi mesi due si sono chiuse con certezza. L’unica di cui posso confermare gli acquirenti è proprio la più famosa, quella riguardante Brad Pitt e Angelina Jolie nel veronese in Valpolicella. Ma non posso rivelare per discrezione e professione (e ci invia in proposito cosa recita in proposito il codice penale svizzero in tema di segreto professionale) qual è la location”. E ci invita a passare nei suoi uffici di Milano a farci consultare delle carte (che non può inviare per fax o in giro per discrezione) se restasse a qualcuno dubbio ulteriore sulla veridicità di tutte queste trattative.
Chi vende simili tenute, ci spiega il consulente italo-svizzero, non vuol certo far sapere al mondo quanto ha incassato anche perché se vende è perché finanziariamente non è magari in ottima salute e l’ultima cosa che desidera è avere tutti i creditori (come amici e parenti) alla porta. In tutte le trattative sopra citate Alessandro Proto ci conferma che è della partita (anche con altri vip altrettanto famosi), rivelandoci anche di stare negoziando una compravendita da favola per conto di uno dei più famosi giornalisti stranieri che hanno lavorato in Italia.
Lugano addio. Ma da grande vuole fare il private banker
Da qualche anno Proto ha spostato la sua sede in Svizzera (a Lugano), ma è cittadino del mondo a vedere la sua carta intestata con sedi sparse in mezzo pianeta: Lugano, Milano, Barcellona, Roma, Parigi, New York. A cui si aggiungerà ora Londra (a Lugano resterà una sede di rappresentanza) secondo l’ultimo comunicato dove annuncia l’apertura di una nuova sede “da dove verranno gestiti i business principali di private equity per PMI italiane ed europee e luxury real estate. La scelta è dettata da una strategia di sviluppo verso gli investitori dei Paesi asiatici E in modo particolare Russia, Cina e India che hanno ormai trasferito i loro affari nella City”.
Un qualsiasi mediatore immobiliare con un simile parterre di clienti probabilmente non penserebbe altro che a quello ma non questo consulente milanese che ha un pallino: “aiutare le piccole e medie aziende italiane, mettendo in contatto imprese che attraversano una fase di difficoltà finanziaria con potenziali investitori. E’ per questo motivo che è nato il fondo Caronte”.
Invece che mediare immobili di lusso Proto si propone insomma come un novello Cupido finanziario pronto a far incontrare imprenditori a caccia di finanziamenti e soci di capitale. L’imprenditore va così da Proto che valuta l’idea, si fa pagare la consulenza per la stesura del business plan (“non più di 3.000-5.000 euro con cui nemmeno ci si paga quasi il costo della carta” ) e poi cerca di trovare un pretendente disposto ad acquisire un massimo del 49% dell’azienda facendosi pagare la giusta provvigione da tutte e due le parti.
“E’ un’idea – spiega Proto – che mi è venuta dopo aver chiuso diverse trattative, pensando a come i miei clienti potessero investire i soldi che avevano incassato. E’ questa mi è sembrata un’ottima opportunità per diversificare il loro patrimonio: investire in piccole e medie imprese italiane acquistandone delle quote e mettendoci non solo il capitale ma anche magari la propria esperienza. I miei clienti sono spesso persone che hanno accumulato fortune anche gestendo aziende come manager e imprenditori. E non sono certo tipi che vogliono andare in pensione..”
Al lancio del Fondo Caronte sul sito (e sulle pubblicità) della Proto Consulting si parlava di 100 milioni di euro pronti a finanziare imprese con un fatturato dai 500.000 euro ai 30 milioni.
“Il Fondo Caronte aiuterà le aziende con operazioni di Private Equity, non acquisendo se non in casi eccezionali la maggioranza delle quote, e creando sinergie con chi ha contribuito alla realizzazione del fondo” spiega Proto in una pubblicità dove presenta questa iniziativa come “lo strumento per condurre a nuova vita molte piccole e medie imprese in difficoltà che non sono aiutate da chi dovrebbe farlo (Stato, Confindustria, associazioni di categoria..)”.
Non c’è quindi nessuna banca di riferimento, ci svela questo mediatore, dietro il fondo Caronte e il suo gruppo ma clienti e investitori privati. “Nel passato ci siamo appoggiati a Banca Arner per un lavoro di advisoring ma non lavoriamo con nessuna banca in particolare”.
Il private equity, ovvero il finanziamento da parte di investitori privati e istituzionali di società non quotate, è un pallino di Alessandro Proto, tanto che forse per questo fino a pochi giorni fa nella pagina del suo sito aziendale spiccava nella sezione “Chi siamo” come “partner” il fondo Blackstone con tanto di indirizzo al 345 di Park Avenue di New York. E stiamo parlando del più grande fondo di private equity al mondo con in gestione quasi 100 miliardi di dollari. Un indirizzo che da qualche settimana è scomparso dopo che Blackstone avrebbe chiesto di rimuoverlo. “Si trattava di rapporti che avevamo sviluppato negli anni nel settore immobiliare e che avevamo chiuso da qualche tempo. Avevamo girato a Blackstone alcuni immobili di lusso per alcuni loro clienti e in questo senso s’intendeva la collaborazione e non nel private equity” specifica Proto.
Partire in piccolo, pensare in grande
Le ambizioni (legittime per un giovane imprenditore) sono d’altra parte quelle di conquistare una scena non solo italiana. Su diversi siti web si legge pure che “il modello di private equity offerto dalla Alessandro Proto Consulting è il migliore per le PMI in Europa. Lo sostiene il New York Times che spiega come la società, definita un “financial wedding planner”, punti a fare diversificare il patrimonio di investitori privati e a farli investire con operazioni di venture capital in aziende di piccole e medie dimensioni che, non riuscendo a ottenere finanziamenti dalle banche, non sarebbero altrimenti in grado di mettere in atto i loro progetti per mancanza di soldi, conoscenze o esperienza…”
In verità prima di scrivere questo articolo abbiamo chiesto alla Proto Consulting di inviarci copia di quest’articolo pubblicato sul New York Times ma l’assistant manager di Alessandro Proto ci ha gentilmente spiegato che tale articolo non è in loro possesso mentre Alessandro Proto ci ha detto che questa notizia (“diffusa dalle agenzie”) era uscita in uno speciale del quotidiano più importante della Grande Mela e per questo motivo è difficile rintracciarne una copia ma che la stanno cercando, come testimonia il fatto che sul sito del New York Times fra tutti gli articoli pubblicati dal 1851 in poi non se ne trova traccia.
A Piazza Affari con le scarpe Tod’s allacciate…
Ma dell’esistenza di Alessandro Proto da qualche tempo se ne è accorta anche Piazza Affari. Quel “demonio” (riferendoci ironicamente al suo fondo Caronte) di Alessandro Proto ha annunciato infatti sul finire del 2010 che un gruppo di 12 investitori privati, riuniti sotto la sua Alessandro Proto Consulting, avevano acquistato il 2,88% della Tod’s (per un controvalore quindi di circa 66 milioni di euro) in un collocamento privato del 10% curato da Mediobanca.
“L’acquisto della partecipazione in Tod’s, spiegava una nota diffusa dalla Proto Consulting, rientra in una strategia di investimento duraturo nella società del gruppo Della Valle con l’intenzione di incrementare ulteriormente la quota qualora si presentino favorevoli opportunità sul mercato. Tra i 12 investitori riuniti da Alessandro Proto Consulting è stato stipulato un patto di solidarietà reciproca che li impegna in tal senso”.
Qualche giorno dopo il Sole 24 ore titolava però: “Misterioso acquirente al collocamento Tod’s” perché Tod’s e Mediobanca (che avevano curato il collocamento) smentivano categoricamente che “tra coloro che avevano acquistato/intermediato titoli del collocamento della sociètà di Diego Della Valle ci fosse stata la Proto Consulting o intestatari – tra cui «è stato stipulato un patto di solidarietà reciproca che li impegna in tal senso» – a lui riconducibili.
Su questo acquisto (e va detto che Proto ha mostrato intuito perché il titolo rispetto a quel collocamento è salito a oggi di quasi il 15%) Proto racconta a MoneyReport.it la sua versione, dopo la smentita di Mediobanca e Tod’s pubblicata su “Il Sole 24 Ore”: “questi miei 12 clienti privati hanno acquistato quelle azioni in occasione del collocamento del 10% di Tod’s ma passando direttamente sul mercato. La notizia del mini-collocamento aveva fatto scendere il titolo ed era abbastanza naturale che il titolo perdesse subito valore per poi riprenderlo successivamente. E per questo Mediobanca e Tod’s è ben difficile che possano smentire questa notizia se dei privati hanno deciso proprio in quella circostanza di acquistare quelle azioni”.
Alla corrida col Toro…
Alla maggior parte dei tifosi di calcio (e in special modo quelli di fede granata e torinesi) Alessandro Proto è noto però per essersi appalesato sul finire dell’anno scorso come il mediatore di una cordata di sei imprenditori disposti a rilevare dalle mani di Urbano Cairo (piuttosto malferme a giudicare dall’andamento della squadra fino a qualche settimana fa e la girandola degli allenatori) il controllo del Torino Calcio. Squadra dal grande passato ma (purtroppo) dall’incerto avvenire visto che è stato messo in vendita.
Una trattativa finora quasi surreale perchè Urbano Cairo, gran patron del Torino, nonostante l’annuncio “urbi et orbi” di voler cedere la squadra non ha mai voluto nemmeno prendere in considerazione questa cordata e non ha nemmeno considerato le dichiarazioni di Proto (che funge da mediatore) di poter mettere sul piatto anche una quarantina milioni di euro. Ovvero quasi quanto Urbano Cairo ha tirato fuori di soldi suoi in questi anni e che ci ha confermato, aggiornando il dato, in una recentissima intervista rilasciata a MoneyReport.it.
L’indimenticabile ”Toro” dello scudetto 1975/1976
Ma con Alessandro Proto il presidente del Torino non ci vuole trattare (l’ha persino digitalmente “esonerato” in un recente comunicato stampa del Torino Football Club) e prima di discutere con il sestetto vuole ricevere il curriculum vitae di tutti i partecipanti “come se dovesse assumere una domestica e non vendere le sue azioni” (come dicono alcuni nei forum granata), rifiutandosi di avere a che fare con questo mediatore italo-svizzero.
“Mi sono fatto l’idea che Cairo non vuole vendere il Torino Calcio – sostiene Alessandro Proto – altrimenti da che mondo è mondo se uno si dichiara compratore e ti propone a garanzia un assegno da 10 milioni di euro su un conto vincolato per dimostrare la serietà delle sue intenzioni un qualsiasi venditore ci avrebbe ricevuto. Bastava chiederci di tirare fuori quei soldi e si sarebbe così svelato se il nostro era un bluff o meno. Peraltro fino a quando non c’è certezza che Cairo venda veramente e intavoli una seria trattativa i miei clienti non hanno certo intenzione di appalesarsi e uscire allo scoperto”.
Sul fallito abbordaggio in questa trattativa Alessandro Proto è prodigo di documenti, inviandoci tutto il carteggio fra lui e l’avvocato di Cairo, evidenziando i “toni assolutamente pacati nelle nostre richieste” (e i testi delle mail che abbiamo letto sono in effetti “gentili”) pur a fronte di un ostinato diniego a iniziare una trattativa da parte di Urbano Cairo, incontrando i potenziali acquirenti e il consulente che li rappresenta.
Intanto Alessandro Proto continua a dichiarare l’interesse della cordata che rappresenta nell’acquistare il Toro a dispetto dell’ostilità di Cairo. Che recentemente (come ha confermato al nostro sito nell’intervista citata e dedicata alle prospettive della sua società quotata) ha rimesso in vendita il controllo del Torino Calcio. Con effetti positivi sulla squadra granata come hanno osservato molti commentatori dato che il Toro (come era accaduto un anno fa anche allora dopo l’annuncio di Cairo di farsi da parte) è ritornato a vincere 3 partite di fila, inserendosi di nuovo nel giro dei playoff grazie ai quali potrebbe riguadagnare, in caso di vittoria a fine stagione, il ritorno in serie A.
Forza Toro. A Piazza Affari e non solo.
Post scriptum: quest’articolo prima di essere pubblicato si è già meritato l’accusa di “essere presumibilmente diffamatorio” da parte di Alessandro Proto che ha inviato dopo il nostro primo contatto un comunicato stampa (pubblicato) a diversi siti web sportivi e di tifosi del Torino Calcio prima ancora che l’articolo venisse messo online. Ricevendo da parte di Proto pure l’accusa nel comunicato di “essere dei collaboratori del Dott. Cairo”. Poche ore dopo il comunicato di Proto dell’8 aprile 2011 il Torino Calcio ha risposto a sua volta con un comunicato stampa dove ha specificato che “Moneyreport.it non è un nostro organo di informazione ma è composto da giornalisti liberi. Non sappiamo neppure se verrà scritto l’articolo citato dal sig. Proto e, nel caso, ovviamente non ne conosciamo i contenuti…”.
Ecco quindi l’articolo che l’autore ha unicamente concepito (e dopo queste “schermaglie” devo riconoscere che l’intervista con Alessandro Proto è proseguita con toni normali e collaborativi) perché tanti anni fa (era il 5 dicembre 1976) per la prima volta vide una partita di serie A allo stadio. Si giocava al Comunale (allora non era Olimpico) e finì 2 a 0 per il Toro contro una certa Juventus con gol di Graziani e Pulici, allenatore Gigi Radice e presidente Orfeo Pianelli.
Non sono un vero appassionato di calcio e anzi ho simpatie per diverse squadre (Milan, Cagliari, Palermo e pure Agrakas). Insomma sono l’opposto di un vero tifoso. Ma nel mio sangue avendo vissuto a Torino per quasi 30 anni vi è una certa presenza di globuli granata.
MoneyReport.it si occupa soprattutto di finanza e investimenti e di consigli indipendenti agli investitori ma di “money” (e anche di Borsa, investimenti, come piccole e medie aziende come il tema dell’inchiesta di copertina di questo mese) ne abbiamo trovato ampie tracce in questa storia che ha destato perciò la legittima curiosità di farne un articolo, sollecitato anche dai molti amici d’infanzia tifosi granata che mi chiedevano lumi sui personaggi in “campo”. E vinca il migliore. Soprattutto sul tappeto erboso.