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Occasione Toro, la promozione vale 50 milioni

di Raffaella Bon
Fonte: la stampa

Ci sono 50 milioni di buoni motivi per non fallire e tornare subito in serie A. L'onore, la gloria, la storia e la visibilità sono fattori decisivi ed imprescindibili per chi gioca, allena o presiede, ma il Toro avvolto nel pantano cadetto deve centrare la promozione per poter poi tornare a far sognare in grande i tifosi grazie ai nuovi diritti tv del calcio. Dalla stagione 2010/2011, infatti, cambierà il sistema di distribuzione e la torta da un miliardo di euro per il massimo campionato verrà spartita al 40% in egual misura tra le 20 squadre, mentre un 30% premierà chi ha più tifosi e bacino d'utenza e il restante 30% a dividersi tra risultati storici, degli ultimi 5 anni e dell'ultima stagione. Il Toro ha parametri di Lega altissimi (sarebbe al sesto posto, meglio di Lazio e Napoli, secondo il calcolo fatto dal Sole 24 Ore) e per questo potrebbe ambire ad una fetta da 45-50 milioni di euro in diritti tv. In pratica quasi il doppio di quanto prendeva fino all'anno scorso in serie A e soprattutto una valanga di denaro dopo il digiuno forzato causa retrocessione.

Ecco perché è fondamentale tornare a galla, anche se ragionare adesso di futuro potrà sembrare prematuro per l'andamento del campionato e coi granata attualmente dentro di poco ai playoff. Non era questo il film che si era fatto il Toro nella sua testa all'inizio di campionato, soprattutto dopo i 12 punti nelle prime 5 partite. Adesso la squadra si ritrova nella pancia del gruppo: in sette punti ci sono ben quattordici squadre, ma nonostante le quattro sconfitte su dodici incontri la squadra di Colantuono è in piena corsa per la serie A. Solo che non sta dominando il campionato e sarà costretta a faticare fino alla fine. «Chi pensava che il Torino potesse ammazzare il campionato - commenta Stefano Pioli, tecnico del Sassuolo appaiato ai granata con 20 punti con budget e storia minori - ha sbagliato previsione e soprattutto non conosce la serie B. Il Toro verrà promosso, ma dovrà sudare e soffrire non poco».

La controprova è già arrivata dal campo ed è confermata dalla classifica. In questi giorni sia Cairo che Foschi hanno confrontato l'andamento di Bianchi e compagni con quello delle precedenti annate. L'anno scorso le tre promosse (Bari, Parma e Livorno) viaggiavano tra i 20 e 18 punti dopo 12 giornate, mentre nel 2007/2008 in testa c'erano con 26 punti Brescia e AlbinoLeffe, coppia che però alla fine dovette inchinarsi a Chievo (24), Lecce e Bologna (22). «Sono sfortunato coi playoff - dice Gino Corioni, presidente del Brescia incastrato in B - ma la colpa è di un campionato rovinato dai potenti del calcio che ha perso il suo fascino». Meglio fecero, invece, le tre regine della «serie A2» nel 2006/2007 con Juve a quota 30 (virtuale, visto che aveva il -9 di penalizzazione), Napoli a 22 e Genoa a 21. I valori sono in media e possono confortare, anche se un tale affollamento in vetta è indice di mediocrità. «Il livello dei cadetti - spiega Giuseppe Papadopulo, allenatore esperto e profondo conoscitore della B - quest'anno è più basso. E' una mediocrità che va accettata, perché ormai il trend è questo e nei prossimi anni sarà sempre peggio».

Meglio andare via in fretta, anche perché l'organico per tornare in A c'è tutto. «La sfida col Lecce di lunedì darà già molte indicazioni - prevede Papadopulo, che portò i salentini in A due stagioni fa - e se il Toro avrà continuità potrà veramente decollare perché ha uomini e spirito per farcela». Tutto vero e non a caso Corioni avvisò il collega Cairo dopo la sconfitta di Brescia, la prima del nuovo Toro. «Lo guardai e gli dissi: “Se pensi che possa essere una passeggiata, allora resterai qua”». Uomo avvisato, mezzo salvato.


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