Riecco Miranchuk. Il gioiello russo bloccato prima dall'ambientamento e poi dagli infortuni
Fonte: Tmw
Dopo la sosta è il turno di Aleksey Miranchuk, che rientra dopo sei partite di stop e solamente quarantacinque minuti in campo, con un gol all'esordio che ha deciso la sfida contro il Monza. Arrivato in Italia come possibile crack, dopo grandi prestazioni in Champions League e con la Russia, doveva essere, nelle intenzioni, il vice Ilicic. Pur non essendoci più lo sloveno, a Bergamo, Miranchuk ha alternato magie e grandi gol - in particolare quello con il Midtjylland, ma anche reti pesanti come quella all'Inter o alla Lazio in Coppa Italia - a momenti di tristezza, quasi come fosse un brasiliano. Una saudade verso Mosca, probabilmente perché passare da dove sei Principe a una città di provincia non è un passo da poco.
Ambientamento e difficoltà nella lingua.
Solitamente gli stranieri, con Gasperini, hanno qualche difficoltà soprattutto se non riescono a parlare bene l'Italiano. Cosa che è successa anche a Miranchuk, mentre altri sono riusciti a integrarsi perfettamente. Il calcio italiano è certamente differente da quello russo, per tattica, standard e ritmi. Qualche volta l'indolenza del russo non ha fatto piacere, anche se a Bergamo, dopotutto, ha dei buoni numeri: nove reti in cinquantasei partite, per lo più spezzoni e con la sensazione di non essere mai stato il titolare.
Rinascere a Torino.
L'obiettivo di quest'annata è ritrovare continuità, al netto delle buone prestazioni che stanno proponendo Vlasic e Radonjic, interpreti dello stesso ruolo e che hanno già mostrato le proprie qualità. Miranchuk può essere un valore aggiunto nei tre dietro la punta, forse diventarlo lui stesso. Si vedrà, ma il diritto di riscatto è fissato a 12 milioni di euro.