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ROSINA, croce e delizia granata

di Marina Beccuti
Fonte: Tuttosport.com

Neanche la Coppa Italia, con interpreti ampiamente rinnovati e col suo esito al fine positivo, attenua i basilari difetti palesati dal Torino in campionato. Un Toro che, appunto, è sprecone in avanti, fragile dietro, incapace di continuità dentro la partita e, somma di questi tre nei, per niente cinico. Eppure, contro il Livorno, la coppia centrale difensiva era l’esordiente Natali-Ogbonna; eppure in attacco hanno avuto spazio Ventola, Abbruscato, Malonga, poi Abate, Rosina: insomma, triangolazioni inedite. E pure in mezzo il trio Zanetti-Corini-Barone era diverso rispetto alle ultime uscite. Ciò non può che confermare come gli attuali problemi granata non siano tanto, o del tutto, nella forma e nella qualità dei singoli, ma piuttosto nella struttura: sia essa tattica, fisica e mentale. Ciononostante ci sembra che il modulo tattico scelto come base costruttiva del nuovo Torino (4-3-2-1) rimanga il migliore per utilizzare al massimo l’organico granata. Probabilmente non è eccesso di ottimismo ritenere che sia soltanto una questione di tempi: il tempo necessario e, a meno di imponderabili alchimie, irrinunciabile affinché una squadra nuova arrivi a poter esprimere dall’80 al 100 per cento delle proprie possibilità.

LA STRADA - Un tragitto complesso fatto di forma fisica e di intesa, di fiducia e di consapevolezza, di automatismi e di intensità. Quest’ultima non è per costituzione una delle migliori prerogative del Torino: una squadra che nella sua ipotesi titolare ha Rosina e Amoruso trequartisti non può certo puntare principalmente su di essa; possiede giocoforza altre armi più puntute. Rimane tuttavia aperto l‘interrogativo sulla forma atletica del gruppo: altalenante all’interno della singola partita, ottimo a un tratto e stracco subito dopo; capace a volte di sorreggere finali arrembanti, passate, magari, mezze ore di sfiatamento. Lingue di fuori e coltelli fra i denti: random, però. A casaccio o quasi. La qual cosa torna a sottolineare come, probabilmente, sia ancora la forma mentale a non reggere.

I QUESITI - Torniamo ai problemi tecnici. In attacco la ricerca di una maggiore concretezza deve essere accanita, così come va cancellata l’abitudine suicida di sedersi sull’alloro del golletto appena realizzato. Dietro, invece, il problema è più serio: c’è necessità di superiori contributi complessivi alla fase difensiva; però, e malgrado rendimenti generalmente discreti dei singoli alternatisi nei vari ruoli, vanno studiati, capiti e quanto più possibile cancellati gli attimi di panico e sbandamento che fin qui il Toro ha mostrato in ogni partita. Ci sono complessivamente anche ottime novità dalle quali trarre rinnovata forza. La prova di Ogbonna, in crescendo d’autorità, è una di queste. La ragazzo si farà, se continua così. Ma attenzione a non minarne entusiasmo e qualità alla prima defaillance. E che dire di Abate: è appena rientrato dall’infortunio eppure appare già come una risorsa alla quale è difficile rinunciare. L’impegno, la voglia, la determinazione di Abbruscato sono di un giocatore sul quale la società e il tecnico hanno puntato fisso fin dall’inizio, non di chi – com’era e forse non è più – di un ragazzo che è rimasto al Toro quasi per caso. Malonga (mannaggia alla sfortuna, oggi si saprà di più sul suo infortunio!), per quel poco che è potuto rimanere in partita, ha fornito lampi di quanto possa diventare: una signora alternativa, un ragazzo che buttato in campo sfodera le armi per sparigliare le carte, svellere le partite con esuberanza, velocità ma pure tecnica. Per Barone – uno dei migliori contro il Livorno – vale lo stesso discorso fatto per Abbruscato: abbia più fiducia in se stesso, il centrocampo del Torino ha bisogno di lui. Se lui è questo. Discorso a parte per Rosina: De Biasi ha detto che, appena entrato, ha avvertito dolore e ciò lo ha menomato. Non può essere altrimenti: Rosina non è quello di questo inizio stagionale, lo si lasci guarire per bene. Con il vero Rosina si gioca in dodici, ma con Rosina a mezzo servizio si gioca in nove.

Alberto Manassero


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