Torino, l’allarme di Juric non è una resa
Fonte: G. Longari per Tuttomercatoweb
La presa di coscienza di un leader mai arrendevole per definizione come Ivan Juric, è un segnale di allarme che non può essere ignorato. L’impotenza che ha denunciato il tecnico croato nei tentativi di riportare il Torino ad una dimensione che per storia e blasone meriterebbe, preoccupa in maniera considerevole perché al di là dei risultati, non c’è nessuno che se la senta di addossare all’allenatore responsabilità che evidentemente non sono sue, e che perfino l’amarezza di sabato sera hanno allontanato da ogni possibile capo d’accusa. L’identità di squadra faticosamente costruita la passata stagione non ha avuto il seguito desiderato in estate, tradendo aspettative di crescita che non sono state supportate a dovere sul mercato. Le liti di luglio con il Direttore Sportivo Vagnati, per quanto minimizzate mezzo stampa, nascondevano un’insoddisfazione profonda e motivata dalle oggettive problematiche riscontrate in questi primi mesi di campionato. Se il piatto ha riso e di gusto sul fronte “valorizzazione ed incassi” rispetto ai giocatori ceduti, si è pianto in maniera inequivocabile rispetto alle entrate di giocatori richiesti. Il saldo largamente attivo perde di valore se non si riesce a fornire materiale utile per poter fare altrettanto anche nella stagione successiva, negando al progetto quella continuità che aveva mostrato di meritare. Il grido di Juric non va dunque inteso come una dimostrazione di resa, ma piuttosto come la ferrea volontà di non volersi abbandonare ad un percorso mediocre, in continuità con le stagioni antecedenti alla gestione dell’ex tecnico dell’Hellas Verona. Attrezzarsi per i miracoli è un conto, pretenderli come se fossero la normalità, è invece una strada che difficilmente porta al successo.