.

Torino, non è ancora tempo per i rinnovi

di Marina Beccuti

Ventura e Petrachi, sono i due nomi più gettonati del mercato granata in proiezione futura. Resteranno o si cambierà nuovamente? I tifosi non amano molto sentir parlare di queste cose perchè preferiscono che si focalizzino tutte le forze solo ed esclusivamente sul campo, per arrivare a compimento dell'impresa finale. Parlare di contratti e rinnovi potrebbe distrarre da quello che è il compito da portare a termine. Eppure in una strategia, diciamo così "aziendale" o meglio societaria, bisogna arrivare pronti a giugno perchè, nell'eventualità di un ritorno in serie A, come tutti si auspicano a questo punto, la programmazione deve essere tempestiva per non partire con degli handicap nell'organico. E' chiaro che ci vuole sintonia tra direttore sportivo e allenatore, per cui o restano questi, la cui conoscenza è già approfondita, oppure si cambia, ma con un progetto ben preciso. L'importante è essere certi di prendere o tenere l'allenatore giusto, per evitare poi un esonero a metà stagione. Ventura ha portato una ventata di novità ed equilibrio, tuttavia, visto che la palla non frulla sempre come dovrebbe, stanno nascendo perplessità tra i tifosi, soprattutto tra coloro che non sopportano di vedere Bianchi in panchina. Pare che la permanenza di Ventura in granata sia sinonimo di addio del capitano, perchè difficilmente Rolandinho accetterebbe un'altra stagione da titolare non fisso.

Ma il punto focale è il ds, con Petrachi che potrebbe essere allettato dall'accettare la corte di un'altra squadra (Bologna?), soprattutto se Cairo sarà avaro nel budget per rinforzare l'organico. In questo momento è giusto che Ventura dica che questa squadra può anche fare bene in A, perchè tutti devono sentirsi parte del progetto, ma qualche ritocco non solo è necessario ma fondamentale. Si parla anche di un tandem Petrachi-Antonelli, ma quando già si fece, con Foschi e lo stesso Petrachi, tutti sanno com'è finita. Va però considerato che l'attuale direttore leccese finora sembra aver fatto meglio di Antonelli, che portò al Torino giocatori difficili poi da sistemare, quando qui fallirono, uno su tutti Di Michele (che faceva parte della sua scuderia quando era procuratore, ndr). Mentre Petrachi fu l'artefice della loro cessione. Cairo non deve fare l'errore di far partire un ds promettente, come successe ai tempi di Mauro Pederzoli, colui che portò in Italia, dapprima al Torino, un certo Dzemaili, che ora sta entrando sempre più prepotentemente nell'undici titolare del Napoli.


Altre notizie
PUBBLICITÀ