.

Torino, Petrachi non si sente l'unico a rischio

di Marina Beccuti

Un caso emblematico al Torino, a rischiare sembra essere più il direttore sportivo del tecnico. Petrachi sta subendo più o meno la stessa contestazione di Cairo, segno che la sua azione nell'ultimo mercato non ha lasciato il segno. E' chiaro che avendo a disposizione un budget limitato ha fatto quel che ha potuto. Però poteva guardare oltre al proprio giro di affari, cui quello di Petrachi guarda molto agli ex del suo Pisa. Perchè non valutare Ighli Vannucchi (oggi allo Spezia), quando era libero da ogni contratto, il quale avrebbe alzato il tasso tecnico della squadra a centrocampo e, grazie alla sua lunga esperienza, avrebbe anche dettato meglio i tempi della manovra? Malonga poteva rientrare e sarebbe venuto più utile di Bernacci (se stava male qualche sintomo doveva pur averlo evidenziato a Bologna) per non trovarsi con un attaccante come Pellicori che, con tutto rispetto, non sembra adatto al ruolo di vice Bianchi (tanto valeva tenere Arma). Tuttavia Petrachi non si sente solo lui sulla graticola, come ha detto nei giorni scorsi: "La contestazione non aiuta, ma non deve essere un alibi, non lo tollero. I giocatori devono giocare sempre con la giusta cattiveria, con intensità agonistica e attenzione. Tutti devono sentirsi in discussione, a partire dal sottoscritto. Ci sono molte critiche sul mercato: giusto, io sono il primo responsabile". Questa è la seconda autocritica fatta da un membro del Torino dopo Lerda. L'unico che finora non ha fatto un mea culpa è Cairo, che, essendo il massimo dirigente, non è esente da colpe, anzi. Magari potrebbe rivedere quella celebre frase: "Questo è il Toro più forte della mia presidenza". Sempre che non ci creda ancora.


Altre notizie
PUBBLICITÀ