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Torino: W il 3-5-2, l'ultima speranza!

di Raffaella Bon
Fonte: di Federico Freni per NESTI CHANNEL - carlonesti.it

Pioggia scrosciante alla Sisport e lavoro duro.
Camolese sta dando il massimo per cercare di comprendere al meglio il suo Torino.
Fa tenerezza, il Camola, tornato sulla panchina che gli diede fama, popolarità ma soprattutto il raggiungimento di un sogno: allenare il suo Toro.

Fa tenerezza, dicevamo, l'atteggiamento operoso, concentrato, quasi affannato di Giancarlo Camolese. Il tempo, certo, non depone a suo favore.
Manca il tempo. Quello per trovare tutti i difetti, le magagne, i sotterfugi che affliggono la squadra granata per poi tentare di superarli, di petto.

E dunque avanti con le 18 ore di lavoro giornaliere, doppie sedute di allenamento, pranzi di lavoro e dvd fino a tarda notte cercando il baco, il virus che questo Toro conserva dietro una parvenza di nomi discreti, "curricula" interessanti ma risultati poco edificanti.

L'allenatore di San Mauro proverà a dare una scossa. Una frustata generale non soltanto sul piano prettamente morale e psicologico ma pure tecnico-tattico.
Molto probabilmente al Renzo Barbera di Palermo schiererà la difesa a tre (o a cinque, dipende dai punti di vista), una sorta di 3-5-2 che rappresenta il suo marchio di fabbrica.

Sarà la mossa della disperazione ma l'unica ancora rimasta. Perché questa squadra, di tentativi tattici, ne ha provati e cambiati già molti.

Partito con un 4-3-3 di estiva concezione de biasiana, il Toro si è poi accartocciato in un 4-3-2-1 o 4-2-3-1 fino al più classico 4-4-2 in linea. Poi, con Novellino, si è provato pure a sostenere il rombo a centrocampo, con esiti comunque scadenti.

Ora si riparte, provando a dare maggior linfa nel reparto di mezzo, tentando di sfruttare e massimizzare le caratteristiche di alcuni singoli. Come Saumel, ad esempio, più a suo agio al fianco di altri due centrali in mediana e più libero di provare ad avanzare per tentare la conclusione da fuori. Come Abate, per citarne un altro, forse addirittura più devastante con più campo davanti e più incisivo se "costretto" a solcare tutta la fascia nei novanta minuti.
E analogo discorso lo si potrebbe serbare anche per Rubin, motorino instancabile sulla linea mancina. Staremo a vedere.

Come già detto, in estate la squadra era stata costruita sulla base di un 4-3-3 e, onestamente, le migliori partite sono state disputate giocando in quel modo. Ma i risultati non sono arrivati.

Provare a cambiare appare, in definitiva, come l'ultima speranza per trovare finalmente equilibrio dietro e pericolosità in avanti, cercando di sistemare una "coperta" rivelatasi sempre troppo corta.

Ma attenzione. Moduli o non moduli, l'aspetto più importante sarà uno solo: che il Toro ricominci a credere in se stesso e nella propria forza.

Una delle critiche peggiori attribuite a Rosina e compagni, infatti, è stata proprio la mancanza di carattere. Ed i tifosi del Toro tutto possono tollerare, tranne l'assenza di certi attributi in coloro che, teoricamente, dovrebbero essere i loro beniamini… .
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