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TuttoSport, Sbriglio: "Cairo, un'occasione sprecata"

di Giulia Borletto

Giuseppe Sbriglio, 37 anni, avvocato civilista, ma soprattutto tifoso granata. E' diventato as­sessore allo Sport della città di Torino nello scorso luglio, dopo aver ricoperto il ruolo di consi­gliere comunale fin dal 2001. Questa mattina sul Tuttosport si legge un'intervista che ha come focus la notizia degli ultimi giorni, ovvero la decisione di vendere la società da parte di Cairo. La gestione dell'imprenditore alessandrino non ha convinto neanche lui e la definisce una vera occasione sprecata. "Poten­zialità enormi gettate nel ce­stino" continua Sbriglio. "Nel 2005 eravamo tutti entusiasti per il suo arrivo. Ora il cuore piange. Spera sempre, ma piange. I risultati sportivi parlano da soli: una curva discendente, fino a tocca­re il punto più basso della sto­ria. Ma non è solo il campo a tormentare. Non sono state po­ste basi sufficienti, non esiste una società all’altezza. In 5 an­ni Cairo non ha mai cercato di creare un vero rapporto con la realtà di Torino. Realtà sociale, economica, culturale, politica, sportiva. Un’assenza marcata e dannosa, controproducente per Cairo stesso. Tanti suoi at­teggiamenti sono fin incomprensibili. Il Toro, per storia e Dna, dovrebbe essere radicato in ogni angolo della città e del Piemonte. Lo è se pensiamo ai tifosi, alla loro passione e orgo­glio. Non lo è se pensiamo al Toro inteso come società. E questo si riflette negativamen­te anche sulla squadra".

Come detto prima ora tiene banco non solo l'argomento "stagione incerta", ma soprattutto la decisione di mettere in vendita le fatiche di 5 anni, ovvero il Toro. "Se il prezzo è esagerato, farà scappare qualsiasi candidato. La verità è che Cairo da Mila­no ha sempre fatto tutto di te­sta sua, senza delegare, senza ascoltare persone sagge e real­mente granata come Zaccarel­li, agendo con scarsissima umiltà, ragionando con una mentalità che ha ben poco da spartire con le caratteristiche più tipiche dei torinesi. Il Toro è assente da Torino: è vera­mente assurdo. E a mio pare­re Cairo non ha deciso di vendere il club solo l’altro giorno, lo meditava già da tempo. Se ora l’ha comunicato pubblicamen­te, è perché gli serve anche per tentare di calmare le acque, gli animi. Ma durerà poco, credo. Specie se dovesse comparire un acquirente serio e Cairo continuasse a chiedere troppo. Per il bene del Toro, della città e di Cairo stesso mi auguro che spunti un imprenditore all’al­tezza. Noi tifosi ci sentiamo umiliati. Difatti ci immedesi­miamo, ci riconosciamo sem­pre meno in questo Torino. E non era mai successo tutto ciò in oltre 100 anni di storia".