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Ventura il costruttore

di Marina Beccuti

Il mister granata non si limita a fare l'allenatore, è qualcosa di più, un manager, uno psicologo, chiamiamolo un agitatore di nuove intenzioni e ormai lo si è visto in azione. Ha preso a cuore le sorti del Torino, non solo la serie A, ma ricostruire un ambiente che in sei anni di era Cairo è rinato e poi tornato a vivere vecchi fantasmi. Il suo pensiero Ventura l'ha esteso al Tuttosport, senza facili entusiasmi: "Lavoro per conquistare la promozione, lavoro perché la squadra abbia concrete prospettive anche in quella serie A che tutti sognano, lavoro per cambiare tutta una certa mentalità, lavoro pure per riempire lo stadio", un bell'appello ai tifosi che l'hanno capito e stanno andando nuovamente in massa all'Olimpico. "Noi non siamo la Juve. Passo dopo passo dobbiamo tornare a essere il Toro e il Toro non può prescindere dalla sua gente", continua nel suo pensiero "ricostituente" Ventura. "Dobbiamo capire i tifosi sempre più, sempre meglio. E dobbiamo dare loro ciò che vogliono. E’ molto semplice il mio ragionamento. Semplice e rispettoso. Qui c’era tutto un entusiasmo da ricostruire da zero. Al primo giorno di ritrovo alla Sisport, metà luglio, ci fu subito una mezza contestazione. Contro tutto e tutti o quasi. Anche contro i giocatori nuovi. Io i tifosi li ho capiti, arrivavano... arrivano da anni di delusione". Ora la situazione è in mano a lui, a mister libidine, ha voglia di divertirsi, come tutti, ma prima va riformata una certa mentalità. Ma è il caso di estendere l'appello anche ai tifosi, a chi ha sempre da criticare, credete nel mister, lasciatelo lavorare in pace restando vicini a lui e alla squadra. Una nuova avVentura sta per cominciare.


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