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Ziliani e la disamina sul futuro granata. Il Toro merita prestigio internazionale

di Marina Beccuti

Con un lungo post su X il giornalista Paolo Ziliani ha fatto il punto sulla possibile trattativa tra il Torino Fc e la Red Bull. Facendo un sunto di quella che è stata la presidenza Cairo fin qui.

Questo il testo.

Il sogno ad occhi aperti dei tifosi granata: Red Bull vuole comprare il Torino. Da "Cairo ti taglia le ali" a "Red Bull ti mette le ali" fa tutta la differenza del mondo. O no? Il colosso austriaco è nel calcio da vent'anni anni, proprio come Cairo al Torino, e a Salisburgo e a Lipsia ha fatto cose grandiose portando i due club a una dimensione internazionale ormai consolidata. Col Toro partirebbe già dall'alto e per il club granata, che da due decenni si trascina nella mediocrità e nell'insignificanza più assolute, potrebbe essere l'inizio della rinascita a lungo attesa. Urge organizzare novene e rosari alla Madonna Domanda n. 1: avete presente il logo di Red Bull? Se la risposta è no, ve lo mostro subito (vedi sotto). Domanda n. 2: avete presente lo slogan “Red Bull ti mette le ali”? Beh, potrebbe diventare presto “Red Bull ti mette le ali, il centravanti, il regista e il centrale di difesa”. Ad augurarselo, accendendo ceri alla Madonna affinchè il miracolo avvenga, sono i tifosi del Toro (a proposito del marchio Red Bull) che da diciannove anni, da quando il club è finito nelle mani di Urbano Cairo che il 2 settembre 2005 acquistò il club sull’orlo del fallimento per la simbolica cifra di 10 mila euro, vivono nella più totale disperazione per lo stato miserevole in cui langue il glorioso club dei leggendari eroi di Superga da quando lui, Urbano Cairo, ne è diventato appunto proprietario e presidente. Per chi non lo sapesse: la notizia (o meglio, l’indiscrezione) è che il colosso austriaco Red Bull, che da vent’anni opera nel calcio dopo aver acquisito - per limitarci ai club più importanti - l’Austria Salisburgo (divenuto RB Salisburgo) nel 2005, il New Jersey Matrostar (divenuto New York Red Bull) nel 2006, il Markrandstadt (divenuto RB Lipsia) nel 2009 e il Bragantino (divenuto RB Bragantino) nel 2019, sarebbe intenzionato ad arricchire il suo bouquet acquistando appunto il Torino di Urbano Cairo. Che essendo il presidente più tirchio della storia del calcio e avendo acquistato il club granata, come detto, per 10 mila euro una vita fa gestendolo poi col metodo del braccino (giocatori venduti a 10 sostituiti da giocatori comprati a 2), potrebbe essere tentato dall’irripetibile occasione. Secondo uno studio di Repubblica, il Torino può valere oggi, come base di trattativa, 200 milioni. Una cifra allettante per Cairo che nell’ultimo mercato si è messo avanti col lavoro vendendo Buongiorno al Napoli per 35 milioni e Bellanova all’Atalanta per 25 (l’anno prima era toccato a Bremer alla Juventus per 49) scatenando una furibonda contestazione dei tifosi che ad oggi non accenna a placarsi. Ancora, il 30 giugno prossimo scadrà la concessione comunale per l’affitto dello stadio Grande Torino: si andrà verso un robusto aumento del canone che, dicono, stia già facendo venire le palpitazioni al presidente Cairo. Che di acquistare lo stadio non ha la minima intenzione: cosa che potrebbe invece fare Red Bull, che ritiene anzi lo stadio di proprietà un punto fermo di una sua saggia e illuminata politica calcistica. La notizia del possibile acquisto del club granata da parte di Red Bull, toro che chiama toro, è stata data nei giorni scorsi da La Stampa, il quotidiano di Torino generalmente bene informato su tutto quel che avviene sotto la Mole. Cairo per il momento ha smentito, forse pensando di tranquillizzare i tifosi: e però sbagliandosi. I tifosi del Torino infatti non lo possono vedere neanche in fotografia e stanno facendo novene e sgranando rosari affinchè si decida dopo quattro lustri di campionati da encefalogramma piatto a raccogliere le sue cose e a sparire dalla circolazione. Al suo posto sarebbero contenti di vedere arrivare chiunque: figuriamoci Red Bull che entrando sulla scena calcistica nell’ultimo ventennio ha trasformato, solo limitandoci ai club europei, due brutti anatroccoli come Salisburgo (Austria) e Lipsia (Germania) in splendidi cigni. In breve, per non annoiare: il Salisburgo venne acquistato da Red Bull nel 2005. Fino a quel momento, con la denominazione Austria Salisburgo, vantava nel suo palmares 3 titoli nazionali vinti: oggi, con la denominazione Red Bull Salisburgo, ne vanta 17. Il che significa che dal 2006-07 a oggi ha vinto 14 dei 18 campionati disputati. Per meglio rendere l’idea: il Salisburgo (che nel 2019 lanciò in campo internazionale Haaland che segnò 8 gol in 6 partite di Champions per poi essere ceduto a gennaio 2020 al Dortmund) è uno dei 12 club europei che prenderà parte - sempre che il torneo si giochi - al primo Mondiale per Club annunciato dalla FIFA per l’estate prossima. Ma il vero capolavoro Red Bull l’ha compiuto con il Lipsia. Che nel 2009, quando il colosso austriaco lo acquistò, si chiamava SSV Markrandstadt ed era uno sconosciuto club che militava anonimo nella 5^ serie di Germania, la nostra Eccellenza. Ebbene: ribattezzato Red Bull Lipsia, il club ottenne 4 promozioni in 7 anni e nel 2016 sotto la guida di Rangnick (lo ricordate? Fu a un passo dal sostituire Pioli al Milan nel 2020), che più avanti avrebbe assunto il ruolo di supervisore lasciando la panchina prima a Hasenhüttl e poi al giovane Nagelsmann, venne promosso in Bundesliga, la Serie A tedesca. Dove arrivò 2° alle spalle del Bayern nell’anno del debutto (miglior risultato di sempre di una neopromossa) qualificandosi così per la Champions League: torneo di cui il Lipsia è ormai presenza fissa e nel quale nel 2020 giunse addirittura in semifinale eliminata dal PSG di Neymar e Mbappé. Tornando a bomba: io non so se Red Bull acquisterà il Torino oppure no. Quello di cui sono certo è che se ciò accadesse per i tifosi granata sarebbe manna dal cielo. Innanzitutto perchè si libererebbero del peggior presidente della storia di un club che è stato il più grande al mondo ai tempi di Valentino Mazzola, Loik e Gabetto e poi qualcosa di grande ai tempi di Claudio Sala, Pulici e Graziani; un club che Urbano Cairo ha portato alla più totale insignificanza, che ha reso “la metà di niente” - per dirla con Catherine Dunne -, relegandolo a entità anonima, insulsa, insapore. E in secondo luogo perchè l’impronta Red Bull darebbe nuovo slancio alla vita, e quindi alla storia, del club granata. Se il Lipsia e il Salisburgo, partendo il primo dal niente e il secondo da una situazione paragonabile a quella del Torino di oggi, sono diventati in poco tempo club di caratura non solo nazionale ma internazionale, il Torino - che ha una storia che gronda gloria da ogni dove - potrebbe finalmente dopo un ventennio di oscurità e di oblio tornare a far risplendere il proprio blasone. Tornare a essere quel che sempre è stato: qualcosa di grande. Perchè del Grande Torino è impossibile, ma di un grande Torino il calcio italiano ha ancora un grande e disperato bisogno. E siccome Urbano Cairo non ha mai capito in quale casa si è ritrovato ad abitare, è giunto il momento di dirgli di togliere il disturbo. Dopo vent’anni di “Cairo ti taglia le ali”, ci vuole qualcuno che al Toro le rimetta. Come si dice in questi casi: grazie di niente.


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