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Al Torino ormai è allarme arancione, ma la situazione che si è creata ha dell’incredibile

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Quattordici punti in tredici partite è un andamento se non proprio da retrocessione quasi e il quasi dipende dal fatto che ci sono da disputare venticinque partite prima della fine del campionato, quindi, c’è il tempo per cambiare rotta e anche che in classifica alle spalle dei granata, a prescindere dai risultati di Lecce, Spal e Genoa che giocheranno tra oggi pomeriggio (Lecce-Cagliari ore 15) e questa sera (Spal-Genoa ore 20,45),  ci sono sette squadre, seppur il Sassuolo, che ha solo un punto in meno, deve recuperare la partita con il Brescia e lo farà il 18 dicembre. Chi vede nero potrebbe dire che la situazione del Torino anziché migliorare potrebbe anche peggiorare, ma al momento i pensieri negativi è meglio tenerli chiusi in un cassetto e concentrarsi sul presente.

Presente che oggettivamente è tutt’altro che roseo, infatti, è da allarme arancione e solo una repentina inversione di tendenza lo potrà far rientrare. Ed è questo il grande punto interrogativo perché i segnali che si erano visti nel derby e che erano stati confermati dalla gara con il Brescia, seppur le rondinelle erano e sono in crisi nera, prima della sosta per gli impegni della Nazionale non si sono più rivisti sabato sera con l’Inter. Il Torino con i nerazzurri non ha approcciato neanche male alla partita, ma ha commesso nel corso del match tanti errori individuali sia in fase difensiva, prova ne sono i tre gol subiti più le sei occasioni da gol create dalla squadra di Conte, sia in quella offensiva, due tiri in porta uno di De Silvestri (45’+3’) e uno di Verdi su punizione (66’) e una sola altra occasione da gol creata quella di Izzo (48’) e sfumata per una deviazione della difesa interista. Troppo poco anche se al cospetto della seconda forza del campionato.

La questione è che questo Torino è del tutto simile a quello dello scorso anno poiché sono stati tenuti tutti i giocatori e sono stati aggiunti Verdi e Laxalt, come dice sempre il presidente Cairo, e l’allenatore è lo stesso. Una squadra che era arrivata settima e che nel girone di ritorno aveva conquistato 36 punti risultando nella seconda parte del campionato la quarta forza della Serie A dietro a Milan e Juventus che fecero 37 punti e all’Atalanta 41. Che complessivamente aveva perso 7 partite, pareggiate 15 e vinte 16 incassando 37 gol e facendone 52, per la precisione due sono stati autogol. Mentre quest’anno in tredici giornate ha già perso 7 partite tante quante quelle di tutto il campionato passato, ne ha pareggiate 2 e vinte 4 e realizzato 15 gol, quattro dei quali in una sola gara quella con il Brescia, e incamerati 20, uno è stato un autogol. Al netto della preparazione iniziata prima e dei preliminari d’Europa League e, soprattutto, dei tanti infortuni (finora per tempi più o meno lunghi in infermeria sono passati Aina, Ansaldi, Baselli, Berenguer, Bonifazi, Djidji, Edera, Falque, Izzo, Lukic, Laxalt, Lyanco, Millico, Parigini e Zaza e si vedrà se dovrà andarci anche Belotti post contusione al fianco che lo ha costretto a uscire dopo dieci minuti nella gara con l’Inter) è incredibile l’involuzione che ha avuto la squadra.

Da una parte, quindi, c’è la speranza, che va affievolendosi per la verità, che la squadra possa riprendersi, però, dall’altra c’è anche il timore che continui su questi livelli e disputi un campionato galleggiando tra posizioni appena sopra la zona rossa e il centro classifica e di fatto rimanendo com’è adesso per posizione all’undicesimo posto, in coabitazione con Udinese e Milan vale a dire nella parte alta della seconda colonna della graduatoria, e per punti nell’attuale zona arancione. Oggi, infatti, il Torino è a più cinque dal Genoa terz’ultimo (che giocherà questa sera) e a meno sei dal settimo posto (l’ultimo che può essere utile per i preliminari d’Europa League) occupato dal Napoli e a meno dieci dal Cagliari (anche i sardi giocheranno oggi, nel pomeriggio) che è quinto (posizione che garantisce l’accesso alla fase a gironi dell’Europa League). Sveglia! Al Torino servono senso del dovere, buona volontà e unità d’intenti.