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Al Torino serve il grimaldello per scardinare la personalità della Roma

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Difesa alta, pressing asfissiante, sovrapposizioni sugli esterni e possesso palla finalizzato alle verticalizzazioni queste sono state le armi utilizzate dalla Roma per passare dall’essere con il Chelsea sotto di due gol, firmati da Davis Luiz e Hazard, a pareggiare tre a tre, grazie alle prodezze di Kolarov e alla doppietta di Dzeko, e se non fosse arrivato il secondo gol di Hazard i giallorossi sarebbero usciti in trionfo dallo Stamford Bridge. Tutto ciò, però, non sarebbe potuto accadere se la Roma non avesse sfoderato una grande personalità che finora in campionato non si era vista se non a tratti. Per il Torino, che proprio alla voce personalità difetta, sarà dura se la squadra di Di Francesco ripeterà una prova gagliarda come quella sfoderata in Champions. Ai giallorossi le motivazioni non mancheranno perché se vogliono mantenersi in una posizione utile per garantirsi di disputare anche nella prossima stagione la Champions League devono risalire un po’ la classifica e non fare più di tanto affidamento ai potenziali, ma non certi, tre punti che potrebbero arrivare dal recupero, il prossimo tredici dicembre, della partita con la Sampdoria, non disputata alla terza giornata a causa dell’allerta maltempo a Genova.

Il Torino dal canto suo deve mettersi alle spalle la sconfitta con la Juventus e i pareggi con Verona e Crotone che hanno significato scivolare dal quinto posto della quinta giornata, che garantiva l’accesso all’Europa League, all’ottavo attuale che lascerebbe i granata fuori dalle coppe internazionali. Alla squadra di Mihajlovic servirà usare cervello e cuore che uniti al supporto dei propri tifosi utili per trovare il grimaldello giusto atto a scardinare la personalità della Roma, che senza questa indispensabile qualità diventa un avversario decisamente meno forte perché se Dzeko e Kolarov hanno le doti per inventarsi il gol della domenica in qualsiasi momento altrettanto possono fare Ljajic, Falque e perché no Niang o anche Sadiq. Non è cosa da poco riuscire a fermare le incursioni di Nainggolan, non proprio brillante in Champions, e di Strootman. E se Juan Jesus e Bruno Peres sono in giornata possono diventare una dolorosa spina nel fianco per il Torino. Senza dimenticare che con il Chelsea sono stati tenuti in panchina De Rossi e Florenzi, quest’ultimo entrato solo all’ottantatreesimo, perché non sono al top della condizione, ma che hanno qualità per fare la differenza quando sono in campo.

Dall’arrivo di Mihajlovic sulla panchina del Torino i granata hanno disputato le partite migliori quando hanno giocato in velocità, verticalizzando la manovra senza perdere tempo con passaggi in orizzontale o all’indietro e sfruttando l’inventiva di Ljajic che ballando fra le linee può andare in prima persona al tiro in porta oppure servire deliziosi assist ai compagni. Facendo attenzione alla fase difensiva, decisamente il tallone d’Achille del Torino, e pressando il portatore di palla avversario unitamente all’ingaggiare e vincere i duelli uno contro uno i granata possono mettere in difficoltà la Roma impedendole di imporre il proprio gioco. Con una squadra corta e dal baricentro alto e con i tutti i giocatori che seguono sempre l’azione, per andare in supporto al compagno in difficoltà o per garantire una soluzione alternativa in fase offensiva, il Torino a prescindere dagli infortunati, Belotti su tutti, ha le carte in regola per non disputare una partita sottotono, ma gagliarda come fece lo scorso anno quando batté al Grande Torino la Roma per tre a uno.


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