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Al Torino serve una mentalità vincente anche in trasferta per diventare big

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Uno dei due punti deboli del Torino della passata stagione era che lontano dal Grande Torino Olimpico la squadra raccoglieva pochi punti, l’altro che subiva troppi gol. Uno degli obiettivi di questa stagione, per raggiungere il traguardo di tornare a disputare le coppe internazionali, è acquisire la capacità di conquistare punti anche in trasferta oltre, ovviamente, blindare la porta.

Nel campionato scorso il Torino vinse lontano da casa solo quattro partite Palermo, Crotone, Cagliari e Chievo, ne pareggiò sei, Pescara, Udinese, Sassuolo, Empoli, Fiorentina e Juventus, e ne perse nove, Milan, Atalanta, Inter, Sampdoria, Napoli, Bologna, Roma, Lazio e Genoa. Nell’attuale stagione, appena iniziata, ha pareggiato con il Bologna e quell’uno a uno ha lasciato qualche rammarico perché d’occasioni per trasformarlo in una vittoria i granata ne hanno avute tre con Belotti (3’), Ljajic (50’) e Falque (58’) esattamente come il Bologna con Destro (19’) e Di Francesco (71’ e 79’), ma in complesso il gioco prodotto poteva essere di qualità superiore e anche più concreto poiché di fronte c’era un avversario che non era più forte.

Una mentalità vincente anche in trasferta che non è solo la voglia di conquistare i tre punti, ma la capacità di farlo è quello che serve alla squadra di Mihajlovic. Domenica il Torino andrà a Benevento e affronterà gli uomini di Baroni che per la prima volta nella loro storia disputano il campionato di serie A. Dopo due gare con Sampdoria in trasferta e Bologna in casa e altrettante sconfitte, due a uno e zero a uno, i giallo-rossi, pur avendo ricevuto complimenti per il gioco espresso, si ritrovano con zero punti in classifica. Ecco è con squadre che sono meno forti e hanno la necessità di fare punti che il Torino deve dimostrate di aver acquisito quella mentalità che non solo lo porti a imporre il proprio gioco, ma che si concreta con la conquista dei tre punti a prescindere che l’avversario lo lasci giocare oppure che erga una barriera davanti al proprio portiere per difendere lo zero a zero e quindi il punticino. Ovviamente vanno anche bandite le amnesie in fase difensiva che fanno subire gol evitabilissimi, altrimenti si può avere un attacco di prim’ordine come quello formato da Falque, Ljajic, Niang e Belotti, ma si finisce per lasciare per strada i punti necessari per andare in Europa.


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