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Al via le indiscrezioni di mercato ma per un Torino in Europa non servono scommesse

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Questo è il periodo in cui le società di calcio pianificano la prossima stagione, ormai un’idea sul valore delle rose allenatori e dirigenti se la sono fatta e quindi sanno benissimo quali sono i giocatori da cedere e quelli che servono per migliorare il gruppo. Iniziano, quindi, contati più o meno diretti, con i club che hanno i giocatori che interessano, anche perché i veri affari si fanno adesso e non quando la concorrenza si fa più fitta o le esigenze rendono i compratori quasi con l’acqua alla gola e i venditori pronti a innalzare i prezzi per guadagnarci di più.

Al Torino da tempo si è capito chi per caratteristiche tecniche e caratteriali, ma anche per reiterati infortuni, non può essere incluso nel progetto di Mihajlovic neppure fra le riserve e chi, invece, dovrà essere il fulcro della squadra di domani. Il vero nodo, però, sono gli obiettivi di classifica che vuole raggiungere la società perché un conto è accontentarsi di piazzarsi a metà graduatoria tutto un altro raggiungere il quinto posto che garantisce l’accesso all’Europa League.

Se il traguardo da raggiungere è il primo, vivacchiare senza correre rischi non serve avere un allenatore come Mihajlovic, un portiere come Hart o un attaccante come Belotti, ma neppure un esterno offensivo come il discontinuo Ljajic e forse è persino un lusso un altro esterno d’attacco come Falque. Se, invece, è l’Europa il punto d’arrivo, allora i migliori vanno tutti tenuti e serve inserire non giocatori scommessa in quanto giovani di prospettiva provenienti da campionati stranieri o calciatori da rigenerare perché da tempo ai margini di altre squadre, ma giocatori affermati e dalle comprovate qualità tecniche e caratteriali.

I soldi al Torino non mancano per allestire una rosa valida per conquistare l’accesso all’Europa League, infatti, arriveranno i pagamenti delle rate per Glik, Maksimovic, Peres, Jansson e Martinez, mal contati decisamente non meno di trentacinque milioni di euro, sempre che alcuni pagamenti non siano stati dilazionati più a lungo, ma comunque anche gli acquisti si fanno a rate e quindi non mancherebbe la liquidità per gli investimenti mirati a rinforzare la squadra. In questi giorni sono circolati i nomi di Lyanco, Sotiriou, tanto per citarne due, giovani di prospettiva che non conoscono per niente il calcio italiano, provenienti da campionati dal tasso qualitativo ben inferiore al nostro e non costano neppure poco nove milioni il difensore del San Paolo e 3,5 l’attaccante dell’Apoel Nicosia. Di giovani il Torino ne ha già Barreca, Lukic, Gustafson, Boyé più altri che sono a farsi le ossa altrove su tutti Milinkovic-Savic, Bonifazi, Pargini e tanti altri. Non serve allungare la lista, anche perché poi non ci saprebbe spazio per tutti e tenerli in panchina o doverli mandare a metà stagione via per farli giocare non ha un grande senso. Molto meglio tenerne uno per ogni reparto, il più bravo e pronto per affrontare la serie A e semmai ottemperare alla regola che ci vogliono quattro ragazzi Under 21 cresciuti nel vivaio per almeno tre stagioni in modo da poter tesserare venticinque giocatori con più di ventuno anni.

Cairo dovrebbe, quindi, dare a Petrachi il via libera e soldi per trattare giocatori di qualità, funzionali al gioco di Mihajlovic, esperti, con una fisicità adeguata e un carattere forte. Il mercato riapre a luglio, tifosi e critica attendono speranzosi che non siano solo annunciate altre cessioni eccellenti con relative maxi plusvalenze e poi acquisti di giovani di prospettiva o giocatori da rigenerare nella speranza di alimentare il filone che porterà tanti altri soldi nelle casse societarie, ma terrà la squadra fuori dall’Europa League.


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