Alla fine il Torino ha ottenuto tre punti in più ma lo stesso 10° posto della passata stagione, però ci sono le basi per alzare l'asticella: VOTO 6
Fonte: Elena Rossin
Il Torino ha lottato fino all’ultima partita per l’8° posto, ma proprio in quella gara non è riuscito a battere l’Inter, squadra nettamente superiore per qualità di tutta la rosa, riserve comprese, e che ha utilizzato i granata per fare un allenamento intenso in vista della finale di Champions League con il Manchester City. In più i giocatori del Toro sono scesi in campo contratti senza quella ferocia agonistica che serve in partite di questo tipo. Forse sentivano il peso di dover vincere a tutti i costi poiché la Fiorentina, che al termine della penultima giornata aveva i loro stessi punti e nell’anticipo della sera precedente aveva battuto il Sassuolo, era davanti e quindi solo la vittoria poteva metterli nella condizione di arrivare ottavi grazie alla classifica avulsa, che li avrebbe visti in vantaggio perché negli scontri diretti avevano conquistato quattro punti su sei.
In un certo senso la partita con l’Inter ha riassunto un po’ tutta la stagione del Torino: manca qualche cosa per fare quel passo in avanti che permette di raggiungere l’obiettivo. La rosa è giovane, l’età media per partita è stata di 25 anni e solo il Lecce con 24,5 l’ha avuta inferiore in questa Serie A, e non c’è nessun leder vero e proprio nello spogliatoio. Alcuni giocatori sono cresciuti e possono farlo ancora, Buongiorno, Schuurs e Ricci su tutti come anche Ilic, ma altri pur avendo qualità hanno troppi alti e bassi, Vlasic in particolare da dopo il Mondiale, complice anche in seguito un infortunio, non è stato più lo stesso calciatore che era diventato indispensabile prima. Si era ripreso un po’ ed era tornato persino al gol nella gara con il Verona e a fornire assist, uno con Lazio e Monza e due con lo Spezia, ma poi contro l’Inter non ha saputo fare la differenza in una partita cruciale, probabilmente pure per questo motivo nel West Ham non era tra i titolari fissi. Anche Miranchuk, seppure avesse il dito mignolo del piede destro rotto, avrebbe dovuto e potuto fare di più perché è quello che più di tutti sa illuminare il gioco offensivo e ha colpi di pregio per servire i compagni oppure per andare lui stesso al tiro in porta, però è un po’ discontinuo prova ne è che con Gasperini all’Atalanta non ha mai del tutto ingranato. Seck, ha solo 22 anni, ma che è progredito meno di quanto si pensasse e a parte la grande partita con la Fiorentina all’andata per il resto è riuscito a incidere poco e di conseguenza è anche stato utilizzato poco.
Non sono mancate le note liete come Karamoh: era arrivato dal Parma fra lo scetticismo e con l’impegno in allenamento è riuscito a ritagliarsi spazio e a diventare utile sia per supportare Sanabria sia perché segna, 4 i gol in campionato più uno in Coppa Italia non sono male per uno che ha giocato per un totale di 749’ e parecchie volte da subentrante.
Gli infortuni hanno sottratto giocatori Radonjic e Lazaro e in precedenza molti altri in particolare Pellegri, che sta imparando a gestire il suo fisico e che per la sua giovane età, 22 anni, l’avere le doti tecniche, il fiuto per il gol e la stazza da vero centravanti può essere una risorsa molto importante per il futuro. Radonjic è proprio mancato nell’ultima parte della stagione e ironia della sorte dopo che aveva toccato il punto più basso (nel derby di ritorno era stato mandato in campo e sostituito poco dopo perché non stava facendo quello che voleva Juric) e poi si era ripreso e stava facendo quello che gli riesce meglio: saltare l’uomo, creare superiorità numerica, scompiglio nelle difese avversarie e dare buoni palloni ai compagni. Lazaro era l’uomo di fascia migliore e con un rendimento costante, ma subito dopo la ripresa del campionato a gennaio la lesione di alto grado del legamento collaterale mediale del ginocchio destro lo ha messo ko a lungo e quando è tornato a inizio aprile non è più riuscito a ritornare sui livelli pre infortunio e poi una lesione tra il primo e secondo grado del muscolo grande adduttore della coscia destra lo hanno di nuovo reso indisponibile per le due ultime giornate.
Sanabria, che tra i 26 e i 27 anni, ha disputato la miglior stagione della sua carriera in termini di gol arrivando a quota dodici però con l’Inter non è riuscito a segnare, una volta per una grande parata di Cordaz e un’altra per non aver lui tirato bene. Pensare che nell’ultimo periodo dal derby in poi era andato a rete una partita si e una no, ma si è proprio interrotto sul più bello. Vanja Milinkovic-Savic, che fa parte di chi si è migliorato, ha però commesso un errore che è costato in termini di punti, troppo lento quindi in ritardo nell’intervenire in occasione del gol di Brozovic e non è la prima volta che subiva gol così. Per ambire a piazzarsi fra le prime sei-sette serve un portiere che con le sue parate faccia la differenza quando gli avversari eludono la difesa e inquadrano la porta risultando altrettanto importante come l’attaccante che segna con regolarità. Per quanto sia bravo con i piedi nel fare i lanci lunghi, gli manca di tanto in tanto la lettura delle situazioni, il tempismo nell’intervenire e non sempre sceglie la soluzione più idonea, anche se alle volte, grazie anche ai suoi 202 centimetri, riesce a impedire che la palla s’insacchi.
Nel complesso la stagione del Torino è stata positiva, anche alla luce dell’essere iniziata con un gruppo incompleto dopo gli addii, alcuni per fine contratto e altri per mancato riscatto, di Belotti, poi seguito da Bremer, Ansaldi, Pobega, Mandragora, Brekalo, Praet e Pjaca, per giocatori che non rientravano più nel progetto tecnico, Izzo, Verdi e Zaza, rimpolpato in ritiro da ragazzi della Primavera altrimenti non sarebbe stato possibile allenarsi e con solo Bayeye e Radonjic come volti nuovi. Poi sono arrivati Lazaro, Ilkhan, Miranchuk, Vlasic, Schuurs e Karamoh e a gennaio, a fronte della partenza di Lukic, Ilic più Vieira in sostituzione di Ilkhan e Gravillon dopo l’infortunio di Zima. Un buon numero dei nuovi sono da annoverarsi fra i giocatori in cerca di rilancio o giovani in rampa di lancio quindi l’aver conquistato tre punti in più della passata stagione è un passetto in avanti come non aver avuto contraccolpi in difesa con l’addio di Bremer, con 41 reti incassate i granata sono quinti in Serie A (stessi numeri della passata stagione), davanti solo Napoli, con 28 che ha vinto lo scudetto, Lazio, con 30 è arrivata seconda, Juventus, con 33 è giunta settima con 10 punti di penalizzazione, e Roma, con 38 si è piazzata sesta, mentre dietro ci sono l’Inter, con 42 ha chiuso al terzo posto, il Milan e la Fiorentina, con 43 sono arrivate rispettivamente quarto e ottava, e l’Atalanta e il Bologna, con 48 hanno chiuso al quinto e al nono posto. L’impatto positivo di Schuurs con la Serie A e la sua crescita come quella di Buongiorno, meno per Zima a causa dell’infortunio, e le conferme arrivate da Rodriguez e Djidji hanno anche compensato qualche errore di Vanja.
Resta il fatto però che il 10° posto finale è lo stesso dello scorso campionato, anche perché i gol fatti sono stati 42 e questo colloca il Torino al quattordicesimo posto e rispetto a un anno fa le reti sono inferiori anche se di poco, quattro, ed è di conseguenza lievemente peggiorato anche il piazzamento, era tredicesimo.
C’è di sicuro da rammaricarsi per punti lasciati per strada con squadre alla portata e che sono anche retrocesse o che disputeranno lo spareggio per non finire in B. I pareggi con Empoli (2), Verona, Salernitana (2) e Cremonese, Sassuolo, e le sconfitte con Sassuolo, Bologna e Spezia hanno fatto mancare 23. Non conquistarne qualcuno quando si potrebbe ci sta, ma non di certo così tanti.
La differenza fra il rendimento in trasferta, decisamente positivo, e quello in casa, deficitario, sono stati un problema. In trasferta 9 vittorie, 4 pareggi e 6 sconfitte con 31 punti su 53 conquistati, 27 gol fatti su 42 e 22 subiti su 41 collocano il Torino al 4° posto con un rendimento da Champions. In casa 5 vittorie, 7 pareggi e 7 sconfitte con 22 punti ottenuti, 15 gol realizzati e 19 incassati pongono i granata al 15° posto quindi poco sopra la zona retrocessione. Non sono mancati anche i tori arbitrali, i più clamorosi e recenti quelli con il Monza con due rigori negati.
Il centrocampo con Ricci, Linetty e prima Lukic e poi Ilic ha nel compresso retto in entrambe le fasi, ma non è arrivato apporto sufficiente dalle fasce e infatti è stato più volte utilizzato Rodriguez sul lato sinistro. Il diciottenne Ilkhan è risultato ancora acerbo, forse il prestito alla Sampdoria a metà stagione non è stato la scelta migliore a causa dei problemi in cui versavano i blucerchiati, ma ha dimostrando di avere qualità sulle quali si può lavorare e volontà di applicarsi. Adopo è stato un altro giovane interessante, come non ricordare il suo gol al Milan in Coppa Italia che ha permesso di battere i rossoneri e di avanzare ai quarti, ma il non voler rinnovare il contratto e mettendosi nella condizione di andare via a parametro zero forse lo ha un po’ penalizzato nell’ultimo periodo. Gineitis dalla Primavera è stato promosso in prima squadra incrementando la schiera dei giovani di prospettiva. Vieira è stato poco utilizzato, anche quando mancava qualche compagno di reparto e questo può voler dire che non fosse l’elemento che aveva le caratteristiche che richiedeva Juric, in fin dei conti il mister non ha fatto mai mistero che non voleva la cessione di Lukic a gennaio e che gli mancavano giocatori come Pobega e Mandragora. La nota dolente delle fasce: Vojvoda ha fatto meno bene che nella passata stagione. Aina e Singo come al solito sono stati discontinui, hanno gamba ma poi faticano nel crossare in modo proficuo e di tanto in tanto perdono palla ingenuamente. Per Bayeye il passaggio dalla serie C alla A è stato un salto troppo grande. E Lazaro, come si è detto, è stato condizionato dagli infortuni.
Juric, che per fortuna resterà, ha incrementato il valore della rosa che adesso vale quasi 80 milioni di euro in più, per la precisione 77,6, rispetto allo scorso anno e ha quindi fatto con il suo staff un grande lavoro sui giocatori ponendo basi solide per arrivare ad alzare l’asticella ed è anche riuscito a ottenere migliorie al Filadelfia. Per tutto questo la stagione del Torino merita come VOTO 6.