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Basta liti, si pensi a lavorare

di Elena Rossin

La rabbia che serpeggia in casa Toro deve essere convogliata sul campo durante le partite per vincerle; questa è l’unica strada per centrare l’obiettivo di inizio stagione: tornare in serie A. Già da oggi, alla ripresa degli allenamenti, le divergenze di opinione devono essere lasciate fuori dal cancello della Sisport. Ognuno, ovviamente, è libero di continuare a pensarla come meglio crede su allenatore, compagni e società, ma una sola cosa deve essere ben chiara: tutti sono dei professionisti e come tali devono agire. Dispetti, ripicche e rancori non possono prevalere sull’interesse comune: allenarsi al meglio per scendere in campo e dare il massimo, sia a livello individuale sia a livello collettivo, per vincere quante più partite possibili di qui a fine campionato.
 

La società nella persona del suo presidente ha mandato un segnale forte e chiaro: Bianchi sarà multato per la reazione, avuta dopo il gol, nei confronti dell’allenatore. In un primo momento Cairo aveva minimizzato, poi, dopo aver rivisto le immagini televisive, ha cambiato idea e ha deciso di punire il capitano perché esige che tutti tengano un comportamento adeguato e rispettoso. Ineccepibile la scelta societaria che fa chiaramente capire che tutti devono solo pensare e agire per il bene comune e non per il proprio esclusivo interesse, a prescindere da chi abbia in quel momento maggior ragione.
 

I giocatori continuano a ripetere che lo spogliatoio non è spaccato e che vogliono solo il bene del Toro. Perfetto, vogliamo credere nelle loro parole. Già sabato con il Portogruaro avranno l’occasione di passare dai proclami ai fatti. Con tutto il rispetto per i prossimi avversari il tasso tecnico dei granata è decisamente superiore e quindi l’unico risultato possibile è la vittoria. Vittoria doppiamente obbligata, perché nell’ultimo turno di campionato la dea bendata ha voluto concedere un’ulteriore possibilità al Torino per rimanere in piena corsa per un posto nei playoff e quindi sprecare un regalo di questo valore sarebbe imperdonabile. La responsabilità cadrebbe solo ed esclusivamente sui calciatori che sono poi quelli che scendono in campo e che con il loro gioco, singolo e collettivo, determinano il risultato.
 


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