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Basterà metterci l'anima?

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

Al presidente Cairo girano le scatole per l’ennesimo errore arbitrale, e ne ha tutte le ragioni, anzi forse anche qualcuna in più, perché, statistiche alla mano, mai nessuna squadra ha dovuto pagare dazio così pesante a sviste, più o meno clamorose, da parte dei collaboratori dell’arbitro.


Per ben sette volte, e sempre quando la palla era ormai rotolata in porta, quindi sull’episodio più rilevante per una partita di calcio, si è deciso sulla validità o meno di un gol, sfavorendo nella decisione incredibilmente sempre i granata.
Siamo sfortunati con i segnalinee, purtroppo a noi capita un po’ troppo spesso; e Cairo è il primo ad avvedersene, sperando che sia stato l’ultimo contro.


L’obiettivo è quello di raggiungere al più presto quota quaranta punti, che canonicamente significa salvezza, con tutto quello che ne segue; per ripartire poi per una nuova stagione, avendo fatto tesoro dell’esperienza accumulata, almeno si spera. A dire il vero, è anche ipotizzabile che bastino meno punti, con il rischio però di trovarsi invischiati in classifiche avulse, scontri diretti e spareggi salvezza, tutte cose “belle ed emozionanti” da evitare assolutamente, anche perché questo Toro ha le carte in regola per salvarsi prima, e deve farlo.


Le armi sono quelle di sempre, quelle in pratica che caratterizzano il Toro istituzionalmente, grinta, carattere, cuore e quel pizzico di anima che convince e persuade anche i più scettici. Chiaro che metterci l’anima aiuta sempre, ma non basta e non può bastare, altrimenti il calcio si trasformerebbe in scienza, senza imprevisti o quei gesti tecnici meravigliosi che poi sono la bellezza di questo gioco; ma cuore, passione, anima sono sicuramente un buon inizio. Il Toro deve risolvere, e non solo per una giornata, la questione ormai endemica del gol, giacché cambiando i protagonisti, e ne sono cambiati tanti in tre anni di serie A, il risultato rimane sempre quello, vale a dire, una sterilità offensiva preoccupante e per certi versi inspiegabile. Discutere se sia il modulo o gli attori principali la causa di questo male, è un po’ come discutere del tempo, c’è sempre qualcuno che sa qualcosa in più, salvo poi essere smentito dalla prima brezza mattutina, con l’unico risultato di aver creato solo tanta confusione.


Di fatto, con GDB si creava tanto e si realizzava anche meno, con il Wan si crea meno e si realizza percentualmente molto di più, questo per soffermarci al reparto offensivo, mentre è indubbio il progresso fatto dalla squadra nel gioco difensivo, tra le quali non va dimenticato l’ottimo Sereni di queste ultime uscite, e non solo. Insomma, sempre la solita storiaccia della coperta, troppo lunga o troppo corda a seconda della bisogna, cosa che, purtroppo, si accentua notevolmente se non hai l’attaccante in stato di grazia, quello che in quell’anno ti porta a casa quindici/venti gol.


Non parlo sia chiaro di fenomeni assoluti, quelli costano e sono merce molto pregiata, chi ne ha uno se lo tiene ben stretto, ma di degnissimi giocatori, e nel Toro ci sono, che per una ragione e per un’altra trovano la porta, e quindi la via del gol, con regolarità, quelli che venivano chiamati una volta, giocatori di categoria. Quindi i giocatori ci sono, aspettiamo che arrivino anche il gol.


E se Novellino sorprende spesso Cairo con le sue scelte, speriamo questa volta siano gli attaccanti a sorprendere il WAN e lo stesso presidente, e perché no, anche noi tifosi. Cosa aspettarci quindi dalla trasferta di Bergamo? I tre punti sarebbero il massimo, o il minimo dipende dai punti di vista.


Certo che le finali diventano sempre di meno, e lo spazio per recuperare eventuali capitomboli ridotto quasi all’osso. Di buono, possiamo annotare che, neanche le altre stanno facendo meraviglie, e dunque il campionato rimane aperto fino alla fine.


Chiudo con una frase del presidente, che potrebbe diventare un battuta arguta, o anche profetica, da qui alla fine del campionato. Chi non dà tutto, dà nulla. Ma vale veramente per tutti, nessuno si senta escluso.

 


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