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Belotti, da apocalittico a integrato. In armonia con squadra e modulo

di Claudio Colla

Al di là della rete siglata in extremis, la centesima - lo si è detto e ripetuto - per lui in Serie A, la gara vinta contro la Samp ha dato ad Andrea Belotti la possibilità di mettere in evidenza un rinnovato livello di integrazione e organicità rispetto al modulo e agli schemi del Toro targato Ivan Juric. Apparso, se non proprio avulso dalla manovra, non del tutto a proprio agio con l'attuale assetto, per larghe parti della sua presenza in campo finora, Il Gallo, coccolato dalle parole del tecnico tra i tanti rumours relativi a un suo status da elemento ormai estraneo al progetto, ha dato la sensazione di essere nuovamente un pesce nell'acqua.

Movimenti collettivi, folate offensive, ripiegaementi difensivi, Belotti, citazione di Umberto Eco a parte, si è visto integrato, da meccanismo al servizio della squadra. Per larga parte dell'ultimo biennio, il capitano e bomber granata era pressoché l'unico terminale offensivo; troppo spesso, tuttavia, si era ritrovato costretto a cantarsela e suonarsela da solo o quasi, ostaggio di un collettivo incapace di supportarlo a dovere. Ora le dinamiche di squadra ci sono, eccome: Belotti può permettersi di condividere la responsabilità della finalizzazione, e può mettersi a servizio dell'impostazione di gioco, tra scambi rapidi e opportunità di allargarsi per poi concludere, con maggior serenità.


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