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Belotti-Milan, per i rossoneri è corsa all'oro granata

di Claudio Colla

Con Zlatan Ibrahimovic vicino a stipulare il rinnovo annuale, e a compiere quarant'anni, il prossimo 3 ottobre, in maglia Milan, suo prossimo principale partner d'attacco potrebbe essere niente meno che Andrea Belotti. Già, perché tra i corridoi rossoneri, questo dicono i sussurri provenienti dai tanti Lord Varys del calciomercato italiano, il capitano e bomber granata sta acquisendo un crescente livello di gradimento, nella prospettiva di un colpo estivo che consenta ai meneghini di mantenersi quanto meno ai livelli recuperati quest'anno, dopo anni di sofferenze e profonde umiliazioni sportive. A partire da una Champions League ritrovata, per la quale l'accesso sarà, dopo tanto tempo, dalla porta principale, e dalle semideluse e deluse della stagione in corso, a partire dalla Juve, pronta suo malgrado a perdere il titolo in carica dopo nove campionati, passando per Napoli e Roma, in procinto di potenziare ognuna il proprio arsenale.

Cairo, esattamente una settimana fa, è stato chiaro: è pronto a scendere in campo per convincere Il Gallo a rinnovare (https://www.torinogranata.it/primo-piano/cairo-a-i-radio-anch-io-i-certamente-votero-gravina-belotti-vogliamo-rinnovare-118224). Anche solo a scopo di pretattica, magari; magari con la consapevolezza che, anche se l'auspicata salvezza arrivasse con un minimo di tranquillità, consentendo a Belotti di prepararsi a ritmi un po' più distesi alla kermesse continentale di giugno e luglio, per il capitano giunga l'ineluttabile momento di compiere un passo avanti in carriera, verso palcoscenici di maggior prestigio, sposando la causa di una squadra, dopo sei anni a grandi livelli (dal punto di vista individuale) sotto la Mole, in grado di consentirgli l'immediato accesso ai quartieri alti del calcio nazionale ed europeo.

I circa trenta milioni di euro che il Milan appare disposto a mettere sul piatto, per il neo-papà Belotti, appare una cifra plausibile, e piuttosto realistica, considerati pro e contro dell'affare, per tutti gli eventuali contraenti. Il Toro non lo ha ceduto quando avrebbe potuto spuntare quasi il doppio (al di là degli utopistici cento milioni di clausola), certo, ma se lo è goduto per tanti anni in più, facendone una bandiera, e dandogli modo di giocare pressoché ininterrottamente, per una media-gol complessiva vicina al fatidico "0,5 reti a partita", pietra angolare del centravanti di successo. Soldi sufficienti a effettuare un buon colpo per reparto, certo, a scapito della presenza di un leader di nome e di fatto. Che, dal canto suo, a ventisette anni vede alla finestra la chance, forse irripetibile, per incidere il proprio nome nella storia del calcio italiano: non più solo da primus inter pares di una, suo (e nostro) malgrado, "piccola", ma da elemento di primo piano sulla scena internazionale.


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