Belotti: “Voglio essere perfetto come Shevcenko per raggiungere l’Europa”
Fonte: Elena Rossin
L’attaccante e capitano del Torino, Andrea Belotti, questa mattina è intervenuto all’evento con gli sponsor presenti sulla maglia, Joma, Suzuki, Beretta ed Edilizia Acrobatica, ed ha risposto alle domande dei giornalisti presenti che gli che gli hanno fatto domande sull’Europa League e sulla partita prossima partita con il Debreceni, sulla Nazionale e sul calendario della serie A svelato ieri. Ecco tutto ciò che ha detto il “Gallo”:
Dopodomani un'altra partita importante il ritorno con il Debreceni, come vi state preparando e lei quanto è carico?
"Innanzitutto volevo dire che sono molto onorato di essere qui in rappresentanza di tutti i miei compagni di squadra In occasione della presentazione della nuova maglia. Abbiamo rinnovato la nostra partnership con Beretta e Suzuki e c'è anche la new entry Edilizia Acrobatica, che è un'azienda di Genova. Mi sono informato su internet e ho visto alcuni video e se ne avete la possibilità vi invito ad andarli a vedere così capirete perché si chiamano così. Sono molto contento di questa presentazione che si tiene oggi a due giorni da una partita importante contro il Debreceni e sappiamo quanto oggi sia molto importante nel mondo del calcio non solo l'aspetto tecnico, ma anche quello commerciale e, infatti, essere qui fa si che la famiglia Torino sia sempre più compatta e unita e tutti gli avversari che incontreremo sapranno che avranno di fronte una squadra ben consolidata.
Rispondendo alla domanda, sarà una partita molto difficile e il mister l'ha preparata meglio di quanto avesse fatto per quella dell'andata e sapete tutti come perfezionista il nostro mister e, infatti, anche sul tre a zero non riesce a rilassarsi, ma è giusto che sia così perché negli ultimi anni il calcio ci ha dimostrato che ci sono state tante squadre che magari con un deficit di tre a zero hanno ribaltato la partita vincendo quattro a zero oppure ai rigori. Quindi per questo stiamo preparando tutti insieme la partita nel migliore dei modi facendo passare nella nostra testa il concetto che la gara d'andata sia finita zero a zero e di conseguenza che si deve andare là per vincere. Penso che questo sia lo spirito e l'atteggiamento giusto per diventare ancora di più una squadra perfetta”.
Ha usato la parola famiglia che aveva già usato Ansaldi nel post partita dell'andata con il Debreceni, questo è un vostro punto di forza? Sembra che nella famiglia si entrato completamente anche Zaza, è così?
"Ho sempre pensato che per l'atmosfera che c'è quando siamo al campo sia al Filadelfia sia allo stadio non sia quella di una squadra di calcio, ma di una famiglia e non a caso spesso ci si incontra e si fanno delle cene per essere sempre più uniti ed è per questo che ho usato il termine famiglia.
Per quel che riguarda Zaza, l'ho sempre considerato un grandissimo giocatore, un grandissimo attaccante. È vero che l'anno scorso ha trovato qualche difficoltà, ma forse dipendeva dal fatto che arrivava dalla Spagna dove si gioca un calcio diverso e, quindi, si doveva riadattare un po' ai ritmi del calcio italiano e questo ha fatto sì che non esprimesse appieno le sue potenzialità. Quest'anno è partito con il piede giusto e posso dire in tutta sincerità, e anche il direttore Comi lo può confermare, che adesso sta dimostrando veramente tutto il suo valore e non solo nella partita con il Debreceni in quei minuti in cui ho giocato, ma anche negli allenamenti cerca di dare sempre il massimo ed è quasi un esempio per tutti i giovani".
Nella scala delle sue soddisfazioni personali che posto ha il debutto in Europa con il Torino?
"Sicuramente ha un posto molto alto perché se dovessimo arrivare ai gironi sarebbe la mia prima competizione per club a livello internazionale, quindi, penso che la soddisfazione di poterci arrivare sia una cosa veramente speciale poiché ci misureremo con squadre molto forti e questo è qualcosa di unico. Per me sicuramente un sogno raggiungere l'Europa, ma è anche il sogno di tanti miei compagni perché non tutti sono arrivati a disputare partite a livello internazionale. Non a caso mi sono ridotto le vacanze per arrivare a questo più pronto possibile. Questo è un sogno e vi dico vi posso confessare che è il sogno un po' di tutti arrivare in Europa”.
In questo momento per lei quanto incide anche il sogno Nazionale visto che la prossima estate si giocherà l'Europeo? Quanto il granata può portare all'azzurro?
"Sicuramente il Torino può portare tanto all'azzurro. Io ho sempre pensato che per raggiungere la Nazionale si passa sempre dalle prestazioni con il club. Devo dimostrare sempre il mio valore, tutte le mie qualità e tutto ciò che sono in grado di fare in campo. Sappiamo tutti che la Nazionale per ogni giocatore è rappresentare una nazione intera e questo è un qualcosa di unico. A fine stagione ci sarà la possibilità di disputare l'Europeo e credo che abbia ancora più valore che in passato poiché, purtroppo per il calcio italiano, non abbiamo partecipato all'ultimo Mondiale e questo può definirsi una cosa drammatica per tutti. Il fatto che si possa subito conquistare la partecipazione all'Europeo fa sì che passi nella testa di ognuno di noi che l'Italia merita di stare sempre in ogni Europeo in ogni mondiale e in qualsiasi altra competizione internazionale. Bisogna sempre essere pronti e prepararsi, ma tutto passa dalla squadra del club solo così si può dimostrare di essere da Nazionale".
La fascia da capitano quanto la carica e la responsabilizza ulteriormente? Da bambino che cosa voleva dire essere capitano?
“Posso dire che la fascia di capitano adesso per me è un orgoglio portarla perché è il simbolo della fiducia e del rispetto che i miei compagni portano nei miei confronti. Questo per me è un valore molto importante perché è un valore umano e il fatto che i miei compagni me l'abbiano data mi responsabilizza di più e fa sì che quando scendo in campo, anche in altre occasioni come quella di oggi, io rappresenti tutti i miei compagni, come se fossi il loro simbolo, come se fossi il loro punto di riferimento. Questo fa sì che io debba dimostrare in campo e fuori di essere sempre lo stesso. Credo che da bambini non si dia così tanta importanza alla fascia di capitano perché quando si è più piccoli si pensa di più a divertirsi, a giocare, a sorridere, a essere felici. Mi è capitato da piccolino qualche volta di indossare la fascia di capitano,pero, non aveva quel peso, quell'importanza che ha adesso”.
Ieri quando è stato sorteggiato il calendario della Serie A scoprendo di giocare la prima con il Sassuolo che cosa vi siete detti?
“Le squadre alla fine bisogna incontrarle tutte, quindi, incontrarne una prima o dopo è indifferente. Bisogna essere sempre pronti, prepararsi sempre al meglio anche perché quest'anno tutto andrà bene accederemo ai gironi di Europa League e di conseguenza sarà una stagione molto lunga. Per questo dico che sarà importante prepararsi bene e dovremo recuperare le energie visto che giocheremo ogni 3-4 giorni e ci sarà bisogno dell'aiuto di tutti i compagni. Si può parlare delle singole squadre, l'anno scorso con il Sassuolo abbiamo fatto fatica ma abbiamo vinto 3 a 2, l'Atalanta l'anno scorso è arrivata terza e sono tutte squadre che nel corso degli anni si sono consolidate sempre di più e sono migliorate sempre di più sotto tutti i punti di vista. Qualsiasi squadra si debba incontrare la partita va preparata come se fosse una finale”.
Quanto le fa piacere sentirsi dire che per generosità e atteggiamento è un giocatore europeo?
“Le parole di Mazzarri mi hanno fatto molto piacere, però, bisogna sempre dimostrare le cose perché con le parole si può solo dare un'idea ma alla fine a parlare sempre è il campo. Adesso ho la possibilità di dimostrare il mio valore in campo è solo facendolo posso far sì che la gente dica: questo è veramente un giocatore europeo. A parole tutti sono bravi, ma quello che resta, quello che conta sono i fatti. Sono qui e ho questa possibilità con i miei compagni di giocare i gironi dell'Europa League e lo stesso vale per la Nazionale e quando viene data la possibilità bisogna sempre dimostrare sul campo di poter dire che si è un giocatore europeo”.
Nel suo immaginario ha una partita o un giocatore modello in Europa?
“Il mio punto di riferimento, il mio idolo è sempre stato Sevcenko. Non l'ho mai negato e l'ho sempre detto. Lui, però, ha giocato la Champions League e ha fatto forse 50 milioni di gol in più di me. Per me oltre a vederlo in campionato era importante vederlo anche in Champions League perché si sa e in quelle sfide europee ci si gioca tutto in 180 minuti e, quindi, bisogna essere perfetti. E vedere Sevcenko che era perfetto nell'arco delle due partite era uno stimolo per me e mi spronava a pensare che ci dovevo arrivare anch'io. È un pensiero che avrò sempre in testa, è un punto di riferimento che mi porto dentro e cerco di trasmetterlo un po' anche ai miei compagni in modo che anche loro nella loro testa pensino così perché anch'io voglio essere perfetto per raggiungere l'Europa”.
Quant'è importante che ci siano tutti i compagni dell'anno scorso in una stagione che si preannuncia lunga?
“Secondo me, la cosa importante è che tutta la squadra sia presente adesso perché, come ho detto, il fatto di poterci giocare l'Europa League è un qualcosa cantina ragazzi non hanno affrontato mai prima. Non a caso in molti abbiamo fatto vacanze ridotte per una giusta causa e questo dà un segnale di com'è unito questo gruppo, di com'è unità questa squadra che è veramente responsabile, consapevole, di ciò che si può affrontare”.
Il presidente Cairo nei giorni scorsi ha detto molti no a chi gli chiedeva i giocatori, anche lei ha detto dei no per rimanere al Torino?
“Del mercato dovete parlare con il presidente visto che è stato lui a dire di aver detto tanti no. Io avevo solo pensato che se avessi avuto la fortuna di raggiungere l'Europa mi sarei ridotto le vacanze e così è stato. Questo è stato il mio unico pensiero. Come ho detto del mercato sarà il presidente a darvi ulteriori informazioni".
Questo è il suo quinto anno il Torino, per quello che ha fatto sta diventando un'icona granata ne è consapevole?
“Sono consapevole, sto iniziando il mio quinto anno ed ho ancora un contratto lungo, quindi, il tempo c'è. Cerco di dimostrare ogni giorno ai miei compagni perché, come ho detto prima, per me l'importanza di essere il capitano fa sì che io sia appunto anche un'icona di questa squadra per cui devo essere sempre responsabile e un punto di riferimento per tutti i miei compagni. Giorno dopo giorno, finché ci sarà la possibilità, devo essere sempre un'icona per tutti i miei compagni ed essere perfetto nei confronti di tutti”.
È vero che da ragazzino era tremendo e correva dappertutto oppure la voglia di farsi in quattro le è venuta da quando indossa la fascia di capitano del Torino?
Interviene il direttore generale Comi: "Posso confermare che era un grande attaccante anche da giovane perché essendo stato il responsabile del settore giovanile lo conoscevo poiché lo incontravamo da avversario e già quando aveva 13-14 anni correva su e giù per il campo”.
La risposta di Belotti: “Da piccolino ero la peste di famiglia perché avevo già il pallone in testa e correvo ovunque e giocavo a calcio in casa nonostante le urla di mia madre e l'unico modo per farmi smettere era nascondermi il pallone. Sono sempre stato uno che correva dietro a un pallone e questa cosa negli anni me la sono sempre portata dietro, crescendo non l'ho mai persa, anche perché si tratta di una cosa che contraddistingue. Da piccolino ho giocato in tanti ruoli: centrocampista, esterno facendo avanti indietro e correndo sempre. Anche se non c'era da correre io riuscivo a correre, è sempre stata una mia caratteristica anche prima di avere la fascia da capitano".
Il sogno più grande per lei è giocare la Champions?
“E' il sogno di tutti, però, pensiamo al presente perché abbiamo una cosa importante da giocarci tutti insieme. Vogliamo prenderci una grossissima soddisfazione, poi, in un futuro vedremo tutti insieme. Pensiamo all'oggi che fra due giorni avremo una sfida difficile e pensiamo a prepararlo al meglio”.