Bianchi, la necessità di tornare bomber
Quello che passa nella testa di Rolandinho lo sa solo lui, che non sia del tutto felice lo si intuisce dalla sua espressione, che da tempo ormai ha un velo di tristezza mista ad uno sguardo perso nell'orizzonte. Bianchi è un professionista serio, che fa le cose anche con il cuore e adesso si trova ad un bivio: rimanere a remare per onorare il suo contratto e per continuare a sentirsi gratificato dall'amore che la gente granata prova per lui, o svoltare decisamente per trovare nuove soddisfazioni? Bianchi era rimasto in estate per tentare un'altra scalata verso la serie A, ma adesso la situazione sembra compromessa e manca un certo entusiasmo, soprattutto in se stesso.
Può capitare un momento di stanchezza, quando si pensa che ogni sforzo sia vano per andare oltre l'ostacolo, forse per questo Rolandinho sembra addirittura isolato in campo, colpa anche, si fa per dire, del duo Sgrigna e Iunco che sembrano dialogare bene tra di loro e sono meno generosi nel passare palla al bomber cult del Torino. Eppure Bianchi è il capitano e si è sempre caricato la squadra sulle spalle, in un momento di difficoltà sono i compagni adesso a doverlo aiutare, visto che lui si è sempre dannato per il gruppo.
Non vorremmo mai che dentro di lui si sia rotto qualcosa, nell'impotenza di poter cambiare le cose. Quello di Grosseto non era il vero Bianchi, ma questa sera siamo certi che ritroverà l'entusiasmo, con l'unica arma che hanno gli attaccanti per tornare a sognare e far sognare: gonfiare la rete avversaria. Questo capitano piacerebbe a quello storico che si è commemorato ieri a 34 anni dalla sua scomparsa. Quando Ferrini lasciò questo mondo Bianchi non era ancora nato, ma nella vita del Toro gli anni si fermano nella storia e nella nostalgia. Una voce dentro oggi darà la carica giusta a Bianchi, per onorare una fascia anche a nome di Giorgio, con quella voglia di lottare che viene fuori anche quando si vorrebbe mandare tutti a quel paese.