Buon 2016 con l’augurio che il Torino sia sempre Toro
Fonte: Elena Rossin per Torinogranata.it
Il 2016 può essere un anno molto importante per il Torino e ci sono le premesse che effettivamente sia così. Nella stagione precedente la squadra è tornata a giocare in Europa e in campionato si è tolta qualche sfizio, come battere la Juventus e vincere con Inter e Napoli. In rosa ci sono sempre più giocatori di proprietà, solo Prcic in questo momento non lo è. La cessione oculata dei calciatori migliori, il solo Darmian in estate, e il trattenerli il più possibile, come sta avvenendo con Maksimovic, Glik e Peres. C’è un progetto tecnico che è portato avanti e si basa su giocatori esperti e giovani di prospettiva. I conti della società sono in ordine. E nel novero delle cose belle, la posa della prima pietra del Filadelfia e la vittoria dello scudetto e della Supercoppa italiana della Primavera di Moreno Longo. Per essere obiettivi ci sono stati anche aspetti decisamente meno positivi. Approcci ad alcune partite sbagliati. Gare dove nel finale la distrazione o il calo di tensione ha portato a perdere punti. Un ritmo di gioco non sempre adeguatamente sostenuto. Un atteggiamento in campo che a tratti è parso non abbastanza determinato e che ha portato a creare situazioni offensive, ma non a concretizzarle. Un po’ di mancanza di umiltà quando dirigenti, allenatore e giocatori non hanno riconosciuto gli errori commessi, come nell’ultimo derby di Coppa Italia e nell’insistere che la piazza è un po’ troppo esigente ed eccede nelle critiche. Ma nell’anno appena concluso c’è stata anche la tristezza per la scomparsa di Don Aldo Rabino e di altri, tifosi e non solo, molto legati alla maglia granata.
Si diceva dell’importanza dell’anno che è appena iniziato, con le premesse che si sono fatte e la volontà di superare gli aspetti meno positivi il salto di qualità, che è alla portata del Torino ma che non si è ancora concretizzato, può essere realizzato. Se lo aspettano tutti, tifosi e addetti ai lavori. Il Torino non è squadra che può stare nel tranquillo limbo di togliersi qualche soddisfazione ogni tanto. Sul sito della società il 2015 è stato definito “Una cavalcata di 38 partite impreziosite da 59 punti: praticamente un campionato, tra coppe e serie A, con un dato statistico che certifica la costante crescita del club granata”. Nessuno nega che il 2015 sia stato nel complesso positivo e che la direzione intrapresa sia quella della crescita, infatti, i dati oggettivi lo comprovano, ma tutto questo non basta per far diventare il Torino competitivo in modo duraturo.
Il 2015 ha portato ad assestare la squadra a metà classifica, il 2016 deve farle fare un balzo in avanti. Prima di tutto il Torino deve acquisite la mentalità vincente che porta i giocatori in campo a “mordere” le caviglie degli avversari, a non sentirsi mai appagati, anche se sono in vantaggio e di conseguenza a voler fare ancora un gol. Il gioco deve essere veramente votato all’attacco, attendere e ripartite può pagare alcune volte, ma alla lunga rischia di diventare prevedibile e persino controproducente. Prendere calciatori tatticamente disciplinati e ligi agli schemi studiati e ristudiati in allenamento è utile, ma il calcio è anche imprevedibilità, guizzo del singolo che inventa la giocata. Questo al Torino si vede poco, ma fa parte di quel quid in più che hanno tutte le squadre competitive.
Chi fa parte del club, a qualunque livello, deve sentire la maglia granata come parte della propria pelle e non solo indossarla con il dovuto rispetto, quindi l’augurio per il 2016 è che il Torino sia sempre Toro.