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C’è grande voglia di Toro, ma non di Cairo: applausi e cori pro Belotti e Juric e contro il presidente

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin
Curva Maratona

Il roboante quattro a zero contro la Salernitana non fa più di tanto teso dal punto di vista tecnico perché la squadra di Castori non sembra qualitativamente attrezzata per la Serie A, ma questo passa in secondo piano al cospetto della gioia dei tifosi del Toro per la prima vittoria in campionato con annessi tre punti e sorpasso sulla Juventus ferma a uno. Ieri per la prima volta, da quando il Covid ha stravolto l’esistenza di tutti a livello mondiale, al Grande Torino si è vista un affluenza di pubblico che dava l’impressione di essere tornati alla normalità, pur con la capienza ancora ridotta. In Coppa Italia con la Cremonese e nella prima di campionato con l’Atalanta a causa di un mercato allora ancora molto deficitario pochi tifosi si erano recati a vedere la partita. Era infatti da Torino-Sampdoria del 9 febbraio 2020 che lo stadio non si colorava di granata e questa volta lo è stato in tutti i settori, complice anche il fatto che la Salernitana cromaticamente ha colori molto simili a quelli del Torino, e che non riecheggiavano applausi e cori che rendevano l’atmosfera da stadio.

Il pubblico aveva voglia di scoprire il Toro di Juric e di vedere all’opera i nuovi arrivati e non è stato deluso perché la mano del mister sulla squadra in parte si vede già e in campo hanno fatto il loro debutto Zima, dal primo minuto e autore del passaggio che ha portato al terzo gol, e nella ripresa anche Pobega, che ha anche segnato, e Praet. C’era anche Pjaca, ma aveva già giocato in precedenza. Per la verità il Torino nel primo tempo pur gestendo il gioco ha faticato un po’ per imprecisioni sotto porta a sbloccare il risultato riuscendoci solo al 45esimo con Sanabria, ma poi nella ripresa è stato più determinato e concreto chiudendo prima la partita con Bremer e poi dilagando nel finale con Pobega e Lukic .

I tifosi del Toro hanno apprezzato e lo hanno dimostrato con applausi e canti. Significativi sono stati i cori all’indirizzo di capitan Belotti, di Juric e anche quelli di contestazione al presidente Cairo. Il “Gallo” ha assistito alla partita da un box vicino alla Curva Maratona a causa dell’infortunio al perone e i tifosi vedendolo gli hanno dedicato più cori. L’intento era chiaro: spingere Belotti, che in questi anni ha incarnato i colori e lo spirito granata onorandone sempre la maglia, a firmare il rinnovo del contratto in scadenza il prossimo 30 giugno. I tifosi sanno benissimo che se il capitano non ha ancora firmato è perché vorrebbe poter giocare in una squadra che ambisce non di certo a salvarsi all’ultimo com’è accaduto nelle ultime due stagioni e neanche a disputare al più campionati anonimi con piazzamenti nella parte centrale della classifica, ma che lottasse per un posto in Europa e che magari riuscisse ad andare oltre i quarti di finale in Coppa Italia. Anche l’apprezzamento nei confronti di mister Juric va in questa direzione: gli è riconosciuta l’ambizione, la capacità di plasmare le squadre che allena a sua immagine e somiglianza senza farsi problemi nel relegare in panchina giocatori che non danno quanto potrebbero e il fatto che scontento del mercato si è pubblicamente lamentato e ha ottenuto qualche giocatore di qualità. Confidano quindi in Juric per rivedere una squadra che lotti sempre e riesca a regalarsi e regalare loro qualche soddisfazione. Allo stesso tempo i tifosi però continuano nella contestazione al presidente Cairo reo di non aver mantenuto le promesse di quando ha preso il Torino nel settembre 2005 dicendo che avrebbe riportato il Toro dove gli competeva per blasone e storia prima con la qualificazione all’Europa League in pochi anni e in seguito con la qualificazione alla Champions. Ma reo anche di aver negli anni non strutturato adeguatamente la società, di aver fatto campagne acquisti riducendosi all’ultimo giorno di mercato e consegnando agli allenatori squadre incomplete e magari spendendo pure male i soldi per giocatori che hanno reso molto sotto le aspettative, cedendo i migliori calciatori per fare cassa senza poi reinvestire e soprattutto di aver “sgranatizzato” il Toro senza rispettarne i valori e i tifosi.