Cairo e le scelte da fare in questo periodo della stagione
Fonte: Elena Rossin
Ieri nella presentazione del nuovo direttore sportivo il presidente del Torino <b>Urbano Cairo</b> spiegando perché ha deciso di passare da <b>Massimo Bava</b> a <b>Davide Vagnati</b> a stagione non ancora conclusa ha detto che: “E’ in questo periodo della stagione che si devono fare delle scelte, così avrà tempo per capire l’ambiente”. Ragionamento ineccepibile e assolutamente condivisibile perché nel calcio, come nella vita, c’è un tempo ben preciso per fare le cose e quello di impostare il futuro di una squadra di calcio è ora, nonostante la stagione abbia subito una sospensione a causa della pandemia da Covid-19 e non si sappia neppure se il campionato effettivamente riprenderà come sembrerebbe e se si concluderà regolarmente o se si dovrà ricorrere a play-off e play-out, soluzione invisa al presidente del Torino.
E su questo c’è da aprire una parentesi. Cairo dice che play-off e play-out rappresenterebbero un cambio di regole in corsa e farlo non sarebbe giusto. Assolutamente vero, com’è vero che se non si possono portare a termine le partite rimanenti come si potrebbero giocare play-off e play-out in sicurezza? Però, e qui si entra nel campo del pensar male che costituisce un peccato ma che spesso porta alla verità, il Torino a tredici partite dalla fine del campionato ha due punti di vantaggio sulle terz’ultime Genoa e Lecce e nel corso della stagione ha dimostrato in molte occasioni di essere squadra fragile caratterialmente e che prima della sospensione del campionato non aveva reagito neppure al cambio di allenatore, infatti, dopo l’uscita di scena di <b>Mazzarri</b> e l’arrivo di <b>Longo</b> in tre partite ci sono state altrettante sconfitte. Non è quindi campato in aria il rischio retrocessione, è vero che potrebbe avvenire anche se si portasse a termine la stagione disputando tutte le partite rimanenti, ma giocare i play-out con scontri diretti aumenterebbe ancora di più il pericolo: ecco che quindi Cairo vorrebbe evitare, non per nulla preferirebbe che la stagione terminasse senza che si riprendesse a giocare con l’attuale classifica congelata poiché così evidentemente il Torino sarebbe salvo. Chiusa parentesi.
Tornando a ragionare sull’impostazione della stagione prossima e sulla tempistica nel farlo è adesso il momento delle scelte e dopo quella sul nuovo direttore sportivo urge farne delle altre tanto più che il prossimo <b>calciomercato</b> estivo si preannuncia oltremodo difficile poiché la crisi economica mondiale porta nel calcio a spendere meno per cui saranno privilegiati gli scambi e il Torino ha la necessità di rinnovare abbastanza la rosa proprio in virtù di un’annata negativa. Ovviamente è difficile fare mercato se non si sa se la squadra resterà in Serie A, ma bisogna comunque impostare le trattative altrimenti si rischia di rimanere con il cerino in mano. Prima di tutto va stabilito se Longo sarà ancora l’allenatore granata e se non dovesse più essere lui allora va scelto il prossimo mister, con piano B in caso di retrocessione, e poi sulla linea della scelta dell’allenatore vanno trattati o meno i rinnovi dei contratti dei giocatori in scadenza, <b>Ansaldi</b>, <b>De Silvestri</b> e <b>Ujkani</b>. Bisogna anche decidere se blindare <b>Belotti</b> e <b>Sirigu</b>, che ovviamente resterebbero solo con il Torino in Serie A. E al contempo sapere quali giocatori vogliono andare via in modo da individuare i sostituti.
Attendere l’eventuale fine del campionato significherebbe ripetere l’andazzo delle passate stagioni con giocatori presi all’ultimo e che spesso si sono rivelati non all’altezza delle aspettative spendendo per giunta parecchi soldi e ritrovandosi anche con una rosa incompleta in alcuni ruoli o con giocatori non del tutto funzionali all’impianto di gioco dell’allenatore. Questo evidenzia al di là di ogni ragionevole dubbio o confutazione che la tempistica è fondamentale per cui tutte queste scelte vanno fatte ora e poi appena si avranno certezze su Serie A oppure no le trattative intavolate andranno subito concluse altrimenti non sarà servito a nulla cambiare direttore sportivo. Adesso tutto dipende da Cairo.