.

Cairo: “Manca un tassello alla rosa. Non vedo motivazioni per un ritorno di Cerci”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Il presidente del Torino Cairo, dopo aver assistito all’amichevole della squadra con il Savona, in conferenza stampa ha parlato a lungo del mercato da Belotti a Glik passando per Maksimovic e Cerci, degli obiettivi stagionali e delle strategie.

E’ la prima volta che vede la squadra giocare dall’inizio del ritiro, che impressione le ha fatto?

“Direi bene, non è stato un test attendibile, è una partita di fine luglio, estiva che vale quello che vale, ma ho visto alcuno cose positive. I giocatori hanno lavorato moltissimo in settimana e anche questa mattina e questo ha un peso. Però ho visto alcune belle giocate, qualità, ma è sempre il campo, non quello di luglio o agosto, ma quello delle partite ufficiali che dirà, comunque da ciò che ho visto oggi pomeriggio ci sono delle buonissime evidenze, abbiamo giocatori di livello sia quelli che c’erano già l’anno scorso sia tra i nuovi, quindi direi bene. Mi ha fatto piacere notare una squadra che ha voglia e che ho visto in palla. Mi è stato detto che abbiamo segnato ventotto gol senza subirne in queste prime uscite, ma non abbiamo giocato contro il Barcellona o il Real Madrid, quindi non dobbiamo tenere il conto con il pallottoliere, però oggi il tasso dell’avversario si è alzato. Il Savona milita in Lega Pro, ed è una squadra organizzata che ce l’ha messa tutta disputando un primo tempo molto in palla e facendo di tutto per non farci fare le giocate, ma il Torino l’ho visto bene”.

Glik, Maksimovic e Peres sono in ritiro e si allenano, ma il mercato chiude il trentuno agosto. Ha ricevuto offerte per loro e i giocatori le hanno chiesto di essere ceduti?

“Di offerte ovviamente ne sono arrivate, senza stare a dure per chi. La nostra intenzione è quella di non cedere altri giocatori a meno di cose pazzesche, ma non si tratta neppure di un discorso economico, piuttosto di richieste da parte del giocatore che non avesse più voglia di restare al Toro, ma non mi sembra che ce ne sia qualcuno in questa situazione, tutti sono felici di rimanere al Torino, quindi non credo che nessuno mi verrà a fare richieste di questo genere. Peso che rimarremmo quelli che siamo, semmai, forse, un innesto in più credo che ci stia e magari qualche calciatore verrà mandato a giocare altrove.
Darmian è stato un caso a parte perché io l’anno scorso gli promisi, quando mi chiese di poter cogliere un’opportunità, che lo avrei fatto quest’anno visto che avevo già ceduto Immobile e che Cerci probabilmente sarebbe andato via anche lui, come poi accadde. Chiesi a Darmian di soprassedere un anno e qualora quest’estate fosse pervenuta un’offerta molto importante per lui lo avrei accontentato, posto che la cosa avesse soddisfatto anche noi. L’offerta è arrivata dal Manchester United ed era difficile poter dire di no, in particolare perché per il giocatore era una grande opportunità. A parte questo, non vedo altre situazioni simili. Noi vogliamo tenere tutti i nostri giocatori perché è una bella rosa che può darci soddisfazioni”.

Con questa rosa gli obiettivi sono cresciuti o continuerete a dire “si vedrà di partita in partita”?

“L’atteggiamento del passato ha portato fortuna e va mantenuto. Abbiamo, sicuramente, buoni giocatori di qualità, collaudati e che hanno emozioni calcistiche importanti per questo credo che non dobbiamo metterci con l’idea di dire che puntiamo qui, là, su giu. Dobbiamo sapere dentro di noi che la squadra ha delle buone risorse e qualità e poi verificare sul campo, partita dopo partita, le possibilità che abbiamo e strada facendo magari darci degli obiettivi. Oggi l’importante è fare passo passo senza avere particolari pressioni, però puntando a fare sempre bene e se la somma ci darà tanti punti raggiungeremo qualche cosa di buono. Non diamoci obiettivi roboanti, facciamo le cose una alla volta con umiltà e serenità senza fare voli pindarici, proclami o altro. Credo che vada fatto tutto con molta umiltà da parte di tutti e poi se le cose sono fatte bene vengono. Si dice lavoro e voglio diventare ricco. No, si lavora e si deve fare bene e con professionalità e se si agisce così poi automaticamente si otterranno premi economici, ma sono successivi. La cosa importante, lo ripeto, è fare bene, imparare da parte dei giocatori tutte le nozioni calcistiche che il mister e il suo staff sta insegnando a tutti i calciatori, anche a quelli nuovi, e poi tutto questo porterà certamente a ottenere buone cose”.

Si può dire che questa sia la rosa più forte della gestione Ventura?

“Non lo so, non voglio dire nulla, sono molto scaramantico. Preferisco non fare dichiarazioni di questo genere. Secondo me è una squadra sicuramente ottima, con giocatori giovani di qualità e giocatori esperti sempre di qualità. I voti dovrà darli il campo, non tocca a me dare giudizi o voti. In genere quando i voti non sono tanto alti a fine agosto o a gennaio è quasi meglio, quindi vi invito a non eccedere, non lasciatevi andare: siate critici!”.

Parlava di un innesto e i tifosi si aspettano Belotti, com’è la situazione?

“Non c’è trattativa. Belotti è un buon giocatore come altri che ci interessano, ma non lo abbiamo trattato o lo stiamo trattando”.

Avete fatto almeno un sondaggio per Belotti?

“Un sondaggio? Forse, ma indipendentemente da questo preferisco non dire quali sono i giocatori che trattiamo perché non è rispettoso per le società che ne detengono il cartellino e magari non vogliono neppure venderli. Dire che si tratta l’uno o l’altro non sta bene. Io preferisco prima vedere se c’è una possibilità, c’è più di un giocatore su cui stiamo ragionando e vedremo se alla fine riusciremo a concludere per l’uno o per l’altro. Non facciamo troppi nomi, perché alle volte non diventano neanche obiettivi reali o non si trattano poiché diventano irraggiungibili. Preferisco non fare nomi”.

Ci dica almeno il numero dei giocatori sui quali state ragionando.

“Tre-quattro, quattro”.

Diciamo tre in Italia e uno all’estero?

“Sì, diciamo tre-quattro giocatori. Potrebbero essere anche due e due”.

In Coppa Italia c’è la possibilità di affrontare la Juventus, sarebbe una bella sfida?

“Vediamo, sicuramente la Coppa Italia è la competizione che disputiamo oltre al campionato quindi ci teniamo, poi c’è questa possibilità. Intanto arriviamoci facendo bene nei turni precedenti e poi se ci sarà la Juventus l’affronteremo”.

Avete tutti giocatori di proprietà, questo che cosa significa?

“Quando s’intraprende un certo tipo di percorso e le cose iniziano a funzionare, individui certi giocatori e riesci a raggiungerli, li porti in squadra e li sviluppi bene, si ha la possibilità di attivare ad altri e così via alla fine le cose avvengono. Rispetto a quello che facevamo una volta con giocatori in prestito con diritto di riscatto o in comproprietà, che non esiste più, adesso i prestiti li abbiamo fatti diventare di proprietà e diciamo che quest0anno abbiamo investito completamente tutto quello che abbiamo incassato per Darmian, anzi, aggiungendo qualche cosa in più, quello che lo scorso anno rimase in cassa dalla vendita di Cerci e Immobile e con gli interessi: Darmian ci ha generato 18 milioni e ne abbiamo investirti 22-23, quindi cinque in più, che significa i due milioni che tenemmo dallo scorso anno e un’aggiunta perché ritenevamo che fosse giusto a fronte delle opportunità che si sono presentate, da Zappacosta a Baselli, ad Avelar, piuttosto che Obi, la comproprietà di Benassi, al quale tenevamo tantissimo e che abbiamo voluto aggiudicarci non lesinando, e Acquah e Ichazo. Sei giocatori acquistati e la metà di Benassi a fronte di un giocatore che abbiamo ceduto”.

Glik parlando con la carta stampata ha detto che avrebbe avuto piacere di confrontarsi con lei, vi siete parlati o lo farete questa sera?

“Noi con Glik non abbiamo problemi in merito a quando parlarci, il rapporto è sempre aperto ed eccellente e se non sarà oggi lo faremo quando si riprenderà l’attività normale”.

Vi renderete un caffè, come suggeriva il capitano?

“Anche due, poi però si rischia di diventare nervosi. Un caffè certamente con Glik, ci mancherebbe è il nostro capitano, è un ragazzo che timo tantissimo, è una persona perbene, serissimo, che ha fatto passi avanti giganteschi. Non a caso quando a un certo punto realizzò molte reti, pur non avendo un premio-gol glielo detti io quando arrivò a cinque e un altro quando segnò il settimo. Figuriamoci quindi se non parlo con lui o non prendiamo insieme un caffè”.

E con Maksimovic?

“E’ un altro giocatore importante. Ci siamo già parlati, abbiamo ragionato con lui e con chi lo rappresenta, c’è un rapporto aperto. A lui teniamo molto ed è importante che rimanga”.

Avete quattro attaccanti di cui tre d’esperienza, per il quinto la discriminante sarà l’età?

“Per nostra politica tendiamo a scegliere giocatori giovani, ma non abbiamo disdegnato mai di prendere anche giocatori esperti com’è accaduto con Quagliarella, che ha fatto benissimo, pur avendo più di trent’anni, così come in precedenza aver inserto nel gruppo Moretti, Bovo o anche Gazzi e Vives. Abbiamo l’indicazione e la voglia di cercare prevalentemente giocatori giovani di prospettiva, ma non dimentichiamo che è importante in una squadra avere quattro-cinque elementi d’esperienza, temperamento ed equilibrio che sono molto utili. In una rosa è giusto avere giocatori giovani di prospettiva, ma che riescono a maturare meglio se hanno qualche “chioccia” che si occupa di loro, consigliandoli e dando loro il giusto equilibrio”.

Com’è nata la tratti viva per Zappacosta e Baselli?

“Abbiamo lavorato insieme tutti quanti, io e Petrachi, che ha fatto un lavoro eccellente e io sono personalmente amico di Antonio e Luca Percassi, con i quali siamo stati socie in passato e abbiamo un rapporto collaudato. Petrachi per parte sua ha trattato con i procuratori e anche con i professionisti dell’Atalanta e io con il presidente e il figlio e tutti insieme ci siamo mossi per bene e abbiamo conseguito l’obiettivo che è anche un po’ lievitato dal punto di vista dei costi, ma devo dire che la famiglia Percassi si è comportata veramente bene e con loro una stretta di mani è bastata. Dal momento in cui ci siamo stretti la mano loro non hanno più cambiato idea e seguito la strada che avevamo tracciato insieme e per questo motivo avevamo chiuso l’accordo con loro anche prima di averlo firmato. Mi fa piacere sottolineare che nel calcio ci sono persone come i Percassi che sono serie e perbene e che danno valore a una stretta di mano”.

La strategia del Torino è palese, mentre in piazze anche più rinomate si fatica a individuarla. Dopo la Juventus c’è il Torino da questo punto di vista?

“Non esageriamo, sicuramente noi abbiamo il vantaggio di avere una continuità per quel che riguarda lo staff tecnico che sicuramente aiuta. E’ una cosa che ho sempre cercato di fare in tutte le mie aziende e quindi anche nel calcio: ho rapporti di lunghissimo periodo con tantissimi manager e direttori di miei giornali. Quando ho finalmente trovato un direttore sportivo come Petrachi e un allenatore come Ventura il sodalizio si è cementato e siamo arrivati al quinto anno con il mister e stiamo per entrare nel settimo con il direttore  e questo indubbiamente c dà dei vantaggi, mentre i altri casi le strategie vanni messe a punto strada facendo e quando ci si conosce meno inizialmente questo può essere un handicap. Tra di noi c’è grande unità d’intenti e collaborazione anche con tutto lo staff di osservatori e questo è molto utile per avere strategie precise che si seguono anche con grande velocità”.

Di solito in passato quando veniva in ritiro la sera parlava a lungo con Ventura e Petrachi, sarà diverso oggi?

“Non ci sono tante strategie da mettere in atto ed è anche bello e positivo. Lo abbiamo fatto prima, ci siamo incontrati durante l’anno, alla fine del campionato e poi Ventura mi ha raggiunto a Milano. Le idee erano chiare pur dovendo fare molto per il centrocampo, dove c’è stato un grande ricambio. Ma direi che il tutto è stato fatto in maniera molto rapida. C’è grande affinità, intesa e sintonia, lavorando insieme da tanto tempo e dà dei vantaggi, come dicevo. L’intesa è assoluta e abbiamo affinato una serie di cose e arrivare al ritiro con la squadra praticamente fatta è una cosa che in passato non era neanche all’ordine del giorno e poi si è capito quanto sia molto più importante di uno sconto che si ottiene aspettando un giocatore in modo da dare al mister e al suo staff un calciatore per tempo  e permettere che possa così lavorare bene perché il lavoro che si svolge in ritiro è in assoluto il più importante durante la stagione. La preparazione è fondamentale dal punto di vista fisico-atletico e da quello dell’organizzazione del gioco e della tattica. Abbiamo chiaro questo tema che è molto caro al nostro mister e ho capito che era fondamentale accontentarlo, questo è avvenuto da subito perché negli anni passati non eravamo arrivati ad avere il 98 per cento della squadra formata per il ritiro”.

Radiomercato continua a parlare di un ritorno di Cerci al Torino, magari negli ultimi giorni di mercato, è un’eventualità o sono solo chiacchiere?

“Sapete quanto tutti noi siamo affezionati a Cerci a partire dal mister che lo conosce bene e l’ha avuto in due occasioni e gli ha fatto fare dei passi avanti importanti, così come Petrachi e io stesso. Però un suo ritorno non lo vedo come cosa possibile perché Cerci quando è arrivato da noi due anni fa con l’idea di spiccare da Torino il volo, di avere un trampolino di lancio. E così per lui è stato. Oggi venire qui per lui sarebbe una cosa diversa. Le motivazioni sono fondamentali e non vedo le stesse motivazioni, per questo non lo ritengo possibile”.


Altre notizie
PUBBLICITÀ