C’è voglia di fiducia ma dal mercato non arriva ancora il conforto
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
La fine dell’anno è il momento dei bilanci e per il Torino il 2014 è stato un anno molto positivo fino al termine dello scorso campionato, perché il settimo posto e l’accesso all’Europa League, grazie alle disgrazie del Parma, sono stati due traguardi assolutamente superiori alle aspettative. Poi con l’arrivo dell’estate e della nuova stagione calcistica sono iniziati o ritornati i dolori con le cessioni di Immobile e Cerci e con l’arrivo di ben dodici nuovi giocatori che se da una parte destavano curiosità in prospettiva futura dall’altra rappresentavano un’incognita, perché più d’uno non aveva mai giocato in Italia e altri erano giocatori dal curriculum importante, ma, soprattutto per questioni anagrafiche, già nella seconda parte della carriera. Il risultato è stato che in molti non sono riusciti ad integrarsi e hanno finito per entrare in rotta di collisione, lavorativamente parlando, con l’allenatore. In Europa il Torino è riuscito a mantenere un passo positivo, grazie anche alla benevolenza dei sorteggi che lo hanno messo a confronto con club non più forti di lui, in qualche caso decisamente più deboli, in campionato invece si sono palesate le lacune dell’organico e le scelte non azzeccate di troppi nuovi giocatori, così la squadra anziché stazionare nella parte sinistra della classifica sta in quella destra e non riesce ad allontanarsi dalla linea di galleggiamento perché segna poco. Sarebbe sbagliato e ingiusto puntare il dito solo contro gli attaccanti e farne il capro espiatorio perché i problemi sono nel gioco collettivo della squadra che regge in fase difensiva, ma fa acqua in quella offensiva. Solo il mercato di gennaio potrà risolvere, in parte o quasi del tutto i problemi, a patto però che s’intervenga prendendo rinforzi adeguati e non solo cambiando alcuni giocatori con altri che possono rendere più o meno nello stesso modo di quelli che non rientrano più nel progetto tecnico.
Il presidente ha promesso due-tre nuovi giocatori da consegnare a Ventura entro i primi dieci giorni di gennaio, oggi la sensazione è che o Cairo è disposto a spendere non meno di cinque o sei milioni di euro e aggiudicarsi quei calciatori che sono considerati idonei, sperando poi che si rivelino tali, oppure dal mercato arriveranno solo seconde o terze scelte e sarà quindi molto difficile che poi Ventura riesca a far cambiare rotta alla squadra, che rischia di vivacchiare fino al termine della stagione senza ottenere risultati in linea con le aspettative. Se ciò si verificasse sarebbe un vero peccato perché non solo si vanificherebbe quanto fatto di buono nella scorsa stagione, ma si incrinerebbe nuovamente il rapporto con i tifosi che si sentirebbero illusi e traditi perché l’aver ritrovato l’Europa dopo vent’anni era stato motivo d’orgoglio e aveva allontanato i tempi bui che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Ventura dal suo arrivo sulla panchina granata ha fatto ciò che altri non erano riusciti, da non confondersi con un’impresa, riportando il Torino in serie A e facendolo rimanere nella massima divisione e con un po’ di fortuna - ad esempio l’esplosione di Immobile e al contempo la crisi di altre squadre che hanno reso al di sotto delle aspettative - il campionato passato è riuscito ad ottenere il massimo risultato in carriera, portando i granata a quota cinquantasette punti che ha voluto dire settimo posto in coabitazione con il Milan, formazione che di solito occupa posizioni decisamente superiori. In questo campionato però l’allenatore finora non è riuscito a ripetersi poiché fatica ad amalgamare la squadra e forse in estate ha accettato giocatori che o conosceva molto poco o che non avevano le esatte caratteristiche tecniche che lui pretende e di conseguenza la squadra sta incontrando più problemi del previsto e non riesce ad andare oltre la linea di galleggiamento.
Ilicic, Kurtic, o i sogni Zapata e Destro senza dover sacrificare subito Darmian, ma anche i vari Bergessio, Denis, Lodi, Ledesma, Kuzmanovic, Defrel, Marchionni e altri potrebbero anche rimettere in corsa il Torino e fare meglio di chi si vorrebbe tagliare, Nocerino, Quagliarella, Sanchez Miño, Perez, Larrondo e Barreto, ma quest’ultimo sembra essersi riavvicinato a Ventura che dovrebbe dargli un’ultima possibilità. La questione sta proprio nel potrebbero, perché se il mister riuscirà molto in fretta a dare un equilibrio alla squadra e disegnare la manovra offensiva su misura per centrocampisti e attaccanti miglioramenti ce ne saranno, ma se tutto ciò non avverrà è difficile che la squadra torni anche solo ad assomigliare a quella dello scorso campionato e soprattutto ad ottenere gli stessi risultati. Tutto è nelle mani di Cairo che deve spendere e soprattutto valutare caratterialmente i calciatori che prenderà per trovare quelli che possono entrare in sintonia con Ventura, oltre che capire se l’allenatore ha ancora la forza e gli stimoli giusti per ricostruire in corso d’opera la squadra, altrimenti anche spendere un congruo gruzzoletto non basterà. C’è una linea sottilissima fra svoltare o rimanere dove si è, l’occasione non va sprecata perché il Toro e i suoi tifosi lo meritano.