Cerci se segna è meglio ma non gli si facciano pressioni
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it
Era il minuto sessantatré della partita con la Roma quando per l’ultima volta Alessio Cerci esultò per aver segnato, era il tre novembre e ed era l’ottava volta dall’inizio del campionato che il giocatore violava la porta di un avversario, in precedenza era toccato al Livorno (su rigore), alla Sampdoria (altro rigore), una doppietta al Verona (il primo gol sempre su rigore), al Bologna (ancora un rigore), al Milan e al Sassuolo. Da allora la vena realizzativa di Cerci si è interrotta, sono passati quarantasette giorni nei quali il Torino ha disputato cinque partite con Cagliari, Catania, Genoa, Lazio e Udinese e il giocatore è sempre sceso in campo per tutta la durata della gara, tranne che nell’ultima quando è stato sostituito all’ottantatreesimo. Di occasioni per segnare in queste cinque partite Cerci ne ha avute e alcune le ha sprecate anche in modo abbastanza clamoroso, però tutto sommato il Torino non ne ha risentito più di tanto perché, a parte la sconfitta a Cagliari, sono arrivate tre vittorie e un pareggio con il Genoa.
Cerci non è una punta quindi non gli si può chiedere e tanto meno pretendere che segni una caterva di gol, otto centri in sedici partite sono un buon bottino e se mantenesse questa media fino al termine del campionato chiuderebbe a quota diciannove che per un esterno è una cifra niente niente male, visto poi che fra i suoi compiti c’è quello di far segnare. Ventura in tempi non sospetti disse che Cerci nell’arco di questa stagione avrebbe potuto realizzare quindici reti e l’obiettivo può essere ampiamente raggiunto, infatti, ne mancherebbero sette e Alessio ha a disposizione ventidue partite per farli.
Ovviamente a partire dallo stesso Cerci tutti, allenatore, compagni, dirigenti e tifosi, vorrebbero che il giocatore segnasse sempre, ma mettergli pressione, seppur in modo bonario e per troppo affetto, rischia di essere controproducente. C’è il rischio che Alessio si faccia prendere dall’ansia che spesso si traduce in un boomerang che fa perdere lucidità e precisione al momento del tiro in porta o che anche solo inconsciamente lo porti a non passare la palla quando è nei pressi dell’area avversaria e magari finisca involontariamente per danneggiare la squadra, poiché non ha servito un compagno meglio piazzato di lui e con maggiori probabilità di segnare. Anche in ottica Nazionale e Mondiale in Brasile Cerci deve assicurarsi un posto nella lista dei ventitre ed è molto più probabile che ci riesca con giocate di alto livello piuttosto che tentando a tutti i costi di fare gol, a Prandelli le punte di ruolo non mancano e servono molto di più esterni che saltino l’uomo e realizzino assist vincenti, se poi Cerci arricchisce le sue prestazioni con dei gol ben vengano e tanto meglio per tutti.