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Che brutto Toro

di Marina Beccuti

Flavio Bacile

 

Un tonfo vero e proprio, un passo indietro clamoroso, non si può descrivere altrimenti la brutta prova del Toro contro un onesto Pescara. Gioco nullo, attacco inesistente, difesa da brivido. Esattamente l’opposto di quello che si poteva pensare e sperare. Si è creato poco e concretizzato ancora meno, si è regalato campo e possesso palla ad una squadra che per tutta la prima frazione sembrava aver impostato la partita sul puro contenimento. L’atteggiamento degli uomini di Lerda è stato quello sbagliato per tutti i novanta minuti, molli, troppo molli per tutto il primo tempo, giocando spesso al piccolo trotto contro un Pescara che non faceva altro che difendersi con ordine, inesistente nella seconda frazione seppur in svantaggio di due gol. Preoccupa, e non poco, la totale assenza di reazione al primo gol di Soddimo al 2’ s.t., così come al secondo di Cascione al 11’ s.t., con i granata incapaci di imbastire un’azione, uno spunto, un tiro in porta, neanche il sussulto d’orgoglio che ti aspetti. Una partita che ricorda per certi versi quella ancora più brutta di Trieste della passata stagione, il che significa un ritorno al passato preoccupante. Insomma, senza la necessaria cattiveria agonistica, senza quella determinazione che ti fa arrivare prima sul pallone, questo Toro, come qualsiasi altra squadra, farà pochissima strada, e di strada il Toro ne deve fare tanta, per recuperare non solo il gap di punti che lo separa dalle prime della classe, ma, anche la coesione, lo spirito di squadra, la voglia di vincere e di sacrificio che le altre, Novara in primis, stanno dimostrando di avere.


Tante le cose da rivedere, che non possono però in alcun modo giustificare una prestazione simile. Bianchi per tutta la prima frazione ha girato sempre lontano dall’area di rigore, per favorire l’inserimento dei compagni di reparto. Di per se, la cosa, potrebbe essere anche positiva, se non fosse che Bianchi, non ha giocato un solo pallone dei suoi, cioè, di quelli che lasciano il segno, e lui è l’uomo che ha maggiore dimestichezza con il gol di questa rosa. Sgrigna, ma anche la sua posizione in campo, rischia di essere il tormentone di quest’annata. Sicuramente, il giocatore, esprime il meglio delle sue caratteristiche negli ultimi 40 metri, meglio ancora se ha la possibilità di vedere la porta. Oggi come oggi, vuoi anche per demeriti propri, sembra un elemento estraneo alla manovra, che si accende e si spegne da solo. I due centrocampisti, per caratteristiche proprie, appoggiano pochissimo la fase offensiva, non tirano in porta, non si inseriscono sia con o senza palla, non si propongono come alternativa al gioco offensivo, ma, giocano unicamente la propria partita sulla mediana. L’unico che ha queste caratteristiche è Obodo, evidentemente non è al top. Garofalo e D’Ambrosio, con il secondo che è sembrato “spento”, non riescono a garantire quella qualità, che appartiene ad entrambi, in fase offensiva, limitando di molto le proprie sortite offensive. Ultima, ma non ultima in ordine d’importanza, i troppi errori, ripartiti “giustamente” in tutte le zone del campo, errori talvolta banali, di posizione, pagati con due gol subiti su palla ferma, di palleggio, con una miriade di palloni regalati all’avversario, di tecnica pura, vedasi calci d’angolo battuti malissimo, ma anche di posizionamento, con due o più uomini pronti ad occupare lo stesso spazio di campo.


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