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Comentale: “Da cuore Toro essere con la prima squadra è il top”

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Il giovane ex Primavera si è raccontato sia dal punto di vista umano sia da quello professionale. L’obiettivo di Alessandro è quello d’imparare molto, ma in particolare la fase offensiva per provare a diventare un calciatore completo e importante.  Da tifoso del Toro spera un giorno di essere titolare in prima squadra.

 

Al termine del ritiro di Bormio era in procinto d’andare via. Pensa di avere qualche possibilità di rimanere al Torino?

“Se dovessi rimanere sarei felicissimo, ma se dovessi andare altrove lo sarei ugualmente perché giocando con continuità mi farei le ossa e professionalmente crescerei ancora di più. E’ chiaro però che se rimanessi crescerei comunque stando a contatto con giocatori importanti come Vives e Nocerino che m’insegnano a diventare un calciatore. D’altra parte giocare con continuità vuol dire accumulare minuti in campo ed esperienza, per questo dico che in entrambi i casi va bene lo stesso”.

 

Qualche giorno fa aveva detto che era contento del suo primo ritiro con i “grandi”, conferma la prima impressione?

“Sì, questo è il mio primo ritiro fra i professionisti e provo una bella sensazione perché si vive lo spogliatoio e gli intensi allenamenti che si fanno, non che in Primavera non si lavorasse, però sono diversi i ritmi e la qualità, cambia completamente tutto. Per questo dico che è una bella esperienza perché fa crescere molto come ragazzo e permette di capire che cosa si deve fare durante l’allenamento per diventare un giocatore importante in futuro”.

 

Abbiamo visto sia Ventura sia Nocerino spiegarle in campo alcune cose. Ha usufruito di consigli personalizzati?

“Sì, è vero. Sono tutti fantastici. Nocerino nonostante abbia giocato in Champions League e in Nazionale, quindi è un giocatore importante, è molto umile sia come calciatore sia come persona, ma lo sono anche tutti gli altri. Spiegano i movimenti che servono a crescere come ha fatto qualche giorni fa Nocerino così come lo stesso mister. Per un giovane che fa parte della rosa, ma che ovviamente non è titolare, essere trattato come gli altri che lo sono è importante e il fatto che dedichino del tempo per spiegare e dare consigli che servono per la professione e la carriera è molto utile e serve a migliorare”.

 

Nocerino le stava dando consigli su come proteggere la palla, vero?

“Sì, mi diceva che quando l’uomo ti attacca bisogna girarsi in determinati modi, sono piccole astuzie che chi ha esperienza sa e che noi giovani non conosciamo ancora. In Primavera quando il giocatore ti va via è molto difficile che faccia gol, in dieci occasioni va al tiro cinque volte e le altre cinque viene fermato dai difensori, mentre in prima squadra e a livello della serie A su dieci volte che l’avversario sfugge otto finisce per segnare e le altre due comunque tira in porta. I compagni esperti insegnano a non sbagliare mai, altrimenti quando ti scappa un giocatore c’è rischio che faccia gol”.

 

Ritiene di dover migliorare più nel gioco offensivo o difensivo?

“In entrambe le modalità, da piccolo ho anche giocato da trequartista, ma a questi livelli è totalmente diverso, per quel che riguarda la parte difensiva in Primavera mister Longo mi ha insegnato tanto, quindi se proprio devo scegliere devo migliorare nel gioco offensivo. Come dicevo, da trequartista ho giocato da piccolo nella squadra del mio paese e i ritmi erano completamente diversi. L’anno scorso in Primavera con mister Longo abbiamo giocato sempre con il 4-3-3 ed io ho fatto sempre il centrale di centrocampo raddoppiando e facendo schermo davanti alla difesa e non mi alzavo quasi mai, tranne che in alcune situazioni, quindi per questo devo migliorare molti nella fase offensiva”.

 

Ventura non la utilizza molto da centrale di centrocampo, ma in altre posizioni. Dove si trova meglio?

“Giustamente il mister mi posiziona dove servo in base alle esigenze e alla mancanza di qualcuno ed io mi adatto, non ho problemi. Nelle due scorse amichevoli ho giocato sul centro destra, poiché al centro c’erano Ruben Perez e Vives, ma in questo contesto stare nel centro destra significa fare praticamente il trequartista, bisogna inserirsi molte volte e devo dire che mi trovo molto bene”.

 

In Primavera ha giocato nel ruolo di Vives che durante gli allenamenti della passata stagione le ha fatto un po’ da “chioccia”. Che cosa ha imparato da lui?

“Con Vives ho un buon rapporto, è una grande persona e mi ha spiegato tante cose. L’anno scorso, quando mi allenavo con la prima squadra, gli chiedevo quali movimenti dovevo eseguire quando l’avversario attaccava e lui me li spiegava. Questi consigli mi hanno aiutato molto quando ero aggregato ai grandi. Al di fuori del campo con Vives scherzo sempre, mi trovo bene con lui”.

 

Lei è tifoso del Toro e lo è anche suo padre, aveva mai immaginato di arrivare a indossare la maglia granata e magari lo farà anche da protagonista in futuro?

“Fino a tre anni fa andavo sempre in Maratona a vedere le partite, poi continuando a giocare nelle squadre del settore giovanile mi sono trovato a scegliere se fare soli il tifoso o diventare anche un calciatore e ho optato per la seconda possibilità. Ho ancora tanta strada da percorrere prima di diventare un giocatore, però è una grande emozione per me ritrovarmi in campo con la maglia e i giocatori del Toro. Mi ricordo del Toro in B c’erano Glik, Darmian, Vives e Bianchi in attacco che ha fatto tanti gol”.

 

E’ passato dall’applaudire i suoi idoli a firmare gli autografi da giocatore del Toro, un bel salto in avanti?

“Sì, prima facevo il raccattapalle e già restituire la palla ai giocatori era una grande emozione, adesso che sto con loro è tanto di più”.

 

Adesso è arrivato Fabio Quagliarella che è cresciuto nel vivaio granata, ha esordito in prima squadra poi è andato via a causa del fallimento e ora è tornato, vuole seguire le sue orme?

“Sono tifoso del Toro e spero di riuscire a indossare questa maglia da titolare in prima squadra. Con Quagliarella abbiamo un amico in comune Franco Semioli, che è del mio paese, e quando Fabio è arrivato abbiamo parlato un po’ di Franco, loro hanno giocato insieme nel settore giovanile e anche in prima squadra. Non conosco Quagliarella, ma mi sembra una bravissima persona e ho notato che è molto umile, anche se ha giocato in Champions League e ad alti livelli non se la tira per niente”.

 

Spera di giocare in A con la maglia del Toro?

“Eh sì, lo spero proprio. E’ il mio sogno, da quando ero piccolo. Sono arrivato al Toro all’epoca dei Giovanissimi Nazionali e anno dopo anno sono passato, sempre giocando, alle squadre più grandi e la scorsa stagione sono stato convocato in prima squadra per la prima volta in occasione dell’ultima partita di campionato con la Fiorentina. Se oggi sono qui in ritiro è perché ho disputato una buona stagione con la Primavera dimostrando qualche cosa. Credo che andrò da qualche parte per completare il percorso di crescita, ma mi auguro entro quattro anni di tornare per restare fisso al Toro”.

 

Quando il Torino ha giocato in Coppa Uefa lei non era ancora nato, ora potrebbe ritrovarsi da giocatore a vivere quest’esperienza.
“E’ vero non ero ancora nato. Forza Toro!”.


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