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Con Ljajic può fare cassa ma il Torino rischia di essere “ostaggio” di Niang e anche Belotti

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin

Finito il campionato irrompe il calciomercato, in sordina adesso, ma pronto a deflagrare in qualsiasi istante fino al diciotto agosto quando chiuderà, quest’anno c’è la novità che fermerà i battenti prima dell’inizio del campionato. Mazzarri è stato chiarissimo sul fatto che vuole una rosa snella in modo che i giocatori non si adagino poiché non trovando spazio in campo si devono accomodare in panchina. Non solo il mister granata ha già da un po’ di tempo fatto sapere che a lui servono quattro attaccanti, quindi degli attuali sei Belotti, Berenguer, Edera, Falque, Ljajic e Niang due sono in eccesso ipotizzando che gli altro quattro restino, ma questo non é affatto scontato.

Ljajic e Niang parteciperanno al Mondiale e se Adem per le qualità che ha, a prescindere dalla discontinuità e dal caratterino, è indispensabile se si vuole costruire una squadra che punti a un posto utile per l’Europa League, il francese naturalizzato senegalese, che è costato tra prestito oneroso e obbligo di riscatto quattordici milioni mai nessuno prima di lui era stato pagato così tanto da Cairo, non ha convinto e nelle ultime due partite di campionato Mazzarri non lo ha mandato in campo neppure per un secondo. I due avranno la possibilità di mettersi in mostra nel Mondiale e se faranno bene le luci dei riflettori si accenderanno su di loro e qualche club stranero o italiano potrebbe volerli. Il Torino sarebbe ben felice se qualcuno bussasse alla sua porta richiedendo Niang poi, però, la trattativa sarebbe impegnativa poiché il club granata vuole recuperare se non l’intera somma sborsata per averlo, almeno gran parte in modo da ridurre al minimo la minusvalenza. Per Ljajic, invece, si potrebbe azzardare di mettere la mano sul fuoco con altra probabilità di non bruciarsi affermando che: se l’offerta per il suo cartellino fosse ritenuta soddisfacente, diciamo non meno di sedici milioni ma più tendente ai venti o anche qualche cosa in più, il serbo sarebbe ceduto.

Per quel che riguarda gli altri attaccanti Falque, che tra campionato e Coppa Italia è risultato il più prolifico in questa stagione, è quello che ha le più alte possibilità di restare, anche perché è un professionista serissimo e una persona per bene che non crea problemi né dentro né fuori lo spogliatoio.
Berenguer, al suo primo anno in Italia, non ha convinto del tutto, quindi, potrebbe anche essere prestato altrove o ceduto sempre che chi fosse interessato a lui sborsasse una cifra non inferiore a quella pagata dal Torino all’Osasuna per esserselo aggiudicato, 5,5 milioni più uno di bonus.
Edera è un ragazzo cresciuto nel vivaio granata che ha saputo sfruttare le, anche se poche, occasioni che ha avuto per dimostrare di essere un giovane calciatore che ha qualità che, se saranno confermate, lo faranno diventare un buon giocatore, ma con il gioco che vorrà fare Mazzarri con due sole punte rischia di trovare poco spazio in granata. Per Simone la permanenza al Torino dipenderà tanto dalla volontà dell’allenatore di volerlo in rosa veramente e da quanti altri attaccanti e quali andranno via.

Infine Belotti. La questione in questo caso è più complessa. Ha la famosa clausola cosiddetta rescissoria da cento milioni valida solo per l’estero, ma di fatto almeno fino alla scorsa estate anche per l’Italia. E’ incappato in una stagione complicata perché all’inizio il “Gallo” aveva patito le voci di mercato che lo riguardavano rimanendone frastornato e facendogli iniziare il campionato sottotono, poi ha avuto l’infortunio con conseguente recupero veloce per essere a disposizione della Nazionale che cercava di evitare di essere esclusa dal Mondiale, cosa non riuscita agli Azzurri e questo ha provocato grande delusione in Belotti con conseguenze anche sul suo rendimento nel Torino e, se non bastasse, un secondo infortunio identico al primo e altro stop che ha comportato, dopo la definitiva guarigione, un ritorno all’attività agonistica non ai massimi livelli quasi ritrovato del tutto solo nelle ultimissime giornate di campionato. Tutte queste traversie hanno fatto si che il valore del cartellino di Belotti diminuisse molto. Mazzarri lo vorrebbe avere in ottima forma e motivatissimo. Belotti al termine della partita con la Spal ai microfoni di Sky aveva dichiarato: “Io sto bene al Toro e ho un contratto con il club, quest’anno dovevamo andare in Europa, potevamo farlo. Lavoreremo per rifarci. Il mio futuro? Ripeto, io sono qui, poi se Cairo decide diversamente … dipende da lui e da cosa vuole fare”. Il presidente Cairo in più occasioni ha affermato di non volerlo dare via. Il direttore sportivo Petrachi intervenendo a Radio Sportiva ha sottolineato che: “Belotti è un giocatore del Torino che il Torino si tiene stretto. Lui resta un punto fermo. Però c’è il mercato. Dovesse andare via, dovrebbe arrivare un’offerta importante. Se vale ancora la clausola da cento milioni? L’ultima parola spetta a Cairo, non posso dire oggi una cifra perché alla fine potrei essere smentito. Non voglio fare figure ...”.

La sensazione è che sugli attaccanti il Torino rischia di essere “ostaggio” di Niang e Belotti. Ostaggio di Niang se non ci fossero club interessati a lui e disposti o a prenderlo in prestito per rilanciarlo oppure ad acquistarne il cartellino per una cifra ritenuta accettabile dal Torino. Dovesse rimanere alla dipendenze di Mazzarri e non rendesse per quanto sperato occuperebbe un posto dei quattro riservati al mister per gli attaccanti o costringerebbe l’allenatore ad averne cinque giocatori per quel ruolo. Ostaggio di Belotti che si trova bene al Torino però non afferma categoricamente di volerci restare e passa la palla alla dirigenza che a sua volta dice di volerlo tenere, ma che se arrivasse qualcuno ad offrire i famosi cento milioni o comunque un’offerta importante non sarebbe esclusa una sua cessione. Per essere precisi nel caso del “Gallo” il Torino rischia di esser ostaggio del giocatore, però, anche il giocatore rischia di essere ostaggio del Torino, ed entrambe le parti avendo accettato le reciproche condizioni al momento del prolungamento del contratto nel dicembre del 2016 si sono infilate volontariamente in questo ginepraio.
I tifosi del Toro e Mazzarri possono solo sperare che chi resta lo faccia perché realmente convinto e non solo perché non ha trovato niente di meglio e che la società pensi ad allestire una squadra che possa essere competitiva e non solo a far quadrare i bilanci.


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