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D’Ambrosio è la cartina al tornasole per testare i piani del Torino

di Elena Rossin
Fonte: Elena Rossin per TorinoGranata.it

Botta, Bardi, Mudingayi, Benassi, Duncan, Birsa, Nico Lopez, Torosidis e chi più ne ha più ne metta, in prestito secco oppure oneroso, in comproprietà con o senza diritto di riscatto fissato oppure no e possibilità di contro riscatto o a titolo definitivo ed eventualmente anche l’aggiunta di un po’, abbastanza pochi, contanti: sono tutte proposte fatte direttamente o indirettamente al Torino da chi vuole aggiudicarsi le prestazioni sportive di Danilo D’Ambrosio. Ma tra tutte le offerte forse solo Botta, Birsa e Torosidis interessano oggi il club granata e magari Bardi in prospettiva futura, tutti gli altri convincono poco o nulla la dirigenza e molto probabilmente ancor meno Ventura. Che il caso D’Ambrosio sia intrigato e che non bisognasse arrivare a rischiare di perderlo a parametro zero è stra-scontato, ma orami il latte è versato e non si può più tornare indietro.

 

Il Torino, inteso come società, deve uscire da questo empasse il più possibile a testa alta, e la squadra non va indebolita perché senza D’Ambrosio perde un giocatore che ricopre garantendo qualità ben quattro ruoli, terzino ed esterno sia destro sia sinistro. Accettare una o più contropartite che convincono poco dimostrerebbe che la società granata è terra di conquista per le altre. Sperare di strappare tanti soldi dalla cessione è pura utopia quando un giocatore è in scadenza di contratto. Provare a far cambiare idea al giocatore e al suo entourage sul rinnovo potrebbe essere una mossa a primo acchito di debolezza da parte della dirigenza, ma a medio termine rivelarsi una strategia sottile e vantaggiosa. Lasciare le cose come stanno e quindi mandare a naturale scadenza a giugno il contratto senza ricavarne un centesimo dalla cessione del giocatore sarebbe come perdere una battaglia, però può in futuro rivelarsi non così deleterio come a quasi tutti oggi sembra perché il Torino utilizzerebbe per tutto il girone di ritorno il giocatore e non si ritroverebbe con calciatori-scommessa, che se si rivelano inutili sono poi difficili da piazzare altrove o non portano nelle casse societarie i soldi sperati, poiché quest’estate o anche più avanti varranno meno di quanto sono valutati in questo momento.

 

L’obiettivo nel prossimo futuro del Torino è preparare il terreno per frequentare assiduamente la parte sinistra della classifica in modo da arrivare a disputare l’Europa League e per centrarlo occorre potenziare la squadra e l’organigramma societario. Arrivare a disputare per gran parte della stagione tre partite a settimana correndo su tre fronti, campionato, Coppa Italia e Europa League, comporta avere una rosa ben nutrita e qualitativamente di buon livello, dove anche le riserve garantiscono di essere in grado di sostituire i titolari senza compromettere il gioco e riuscendo a ottenere lo stesso andamento per quel che riguarda i risultati. Avere uno staff tecnico e medico che sa programmare il lavoro quotidiano finalizzato a impegni ufficiali ravvicinati. Fruire di un settore giovanile in grado di fornire calciatori alla prima squadra e di osservatori e intermediari che segnalino e permettano l’acquisto di giocatori utili al sistema di gioco e caratterialmente idonei al gruppo. Ed è scontato che la proprietà senza assolutamente svenarsi investa capitali maggiori degli attuali per finanziare una squadra che competa a livello internazionale. Tutte queste componenti sono fondamentali e se anche solo una di queste manca o non è all’altezza magari a disputare i preliminari di Europa League si arriva, però se ne pagano le conseguenze in campionato e si finisce per ritrovarsi nella dimensione delle società medio-piccole e a lottare per traguardi che non vanno oltre la salvezza. Riuscire a gestire, contenendo i danni, situazioni come quella che si è creata con D’Ambrosio è il primo passo che deve compiere la società in prospettiva futura.


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